Convivio cosmico

Con quanta esattezza conosciamo le misure del cosmo?
E inoltre, si chiede il musicista, l'approssimazione del nostro calcolo può essere comparabile a quella del calcolo che prelude la previsione della pioggia
o del bel tempo?

Sulle misure del "corpo" di Dio esiste lo splendido trattato ebraico "Sefer ha-Temunah", il "Libro della figura", composto probabilmente intorno al XIII sec. in Catalogna o Provenza da autore che volle restare ignoto. In quel libro un "corpo" costituito di lettere dell'alfabeto attraversa sette cicli cosmici che scandiscono il movimento della ruota dell'alfabeto, e tra ogni ciclo un'interruzione, anzi una sospensione del tempo: un Sabato... Per un compositore di musica è l' inquietante incontro con una partitura muta, dove vibra e freme la persistente sensazione che vi sia nascosta la musica universale.

Ai musicisti del passato è capitato molte volte di non riuscire a staccare gli occhi da simili visioni cariche di suoni in potenza; a mo' di esempio, Angelo Berardi, il celebre contrappuntista e teorico del Seicento, all'oziosa domanda: «Mi dica, se fra le Sfere si trova veramente l'armonia» rispondeva così: «Non vi è da dubitare, poiché questo gran volume di cieli altro non è, che una Muta di Musica, disse un bell'ingegno, ma non già muta, poiché COELI ENARRANT GLORIA DEI.» (Angelo Berardi, «Ragionamenti musicali», Bologna, 1681, pag. 29.)

Lascia allora che io ti proponga, qui, una brevissima antologia a mo’ di “contrappuntistico convivio” di menti barocche sul tema della divina e della musicale armonia: immagina un dialogo tra amici, più o meno eruditi, dopo cena e accanto al caminetto, in una piacevole casa di montagna:

Sette note e sette cicli cosmici,
più un’attesa.

 

Scena: interno di un piacevole chalet montano; il caminetto è acceso e sette amici assai eruditi chiacchierano dopo cena, col bicchiere di vino in mano e qualche sigaretta, o lunga pipa ben accesa.

Marino
 “…Ma io ti dico che questo è un ordine vitale, nascosto in tutti gli organismi della natura, ed è proprio quello che i platonici antichi chiamavano Anima del Mondo. Infatti, loro il mondo se lo immaginavano come un immenso corpo, le cui membra erano intimamente collegate da perfette combinazioni armoniche, ossia relazioni matematiche riscontrabili tanto nell’aspetto visibile delle forme quanto in quello invisibile della loro struttura molecolare. Mentre osservavano il mondo cercare questi ordini, intuivano come qualcosa, che da quelli dipendeva, era presente pure in quegli equilibri che la natura sa ritrovare continuamente, anche dopo esser stata violentata da qualche avvenimento catastrofico…”

Ercole
“Vabbé, però dovremmo stare più attenti a quel che si fa e si pensa: i nostri interventi negli ordini naturali continuano a svilupparsi conformandosi a dei princìpi sempre più lontani dalla natura, come ci fossimo scordati d'appartenere anche noi a un mondo biologico… Le nostre scelte sono dominate da leggi stabilite quasi unicamente dal profitto finanziario e dal controllo della rete dei nostri commerci… il messaggio che comunichiamo con i nostri progetti tecnologici resta muto per il mondo, ed è incomprensibile: è inconcepibile tanto dal cervello di un saggio, se n'è rimasto qualcuno, quanto da quello di un cane o di una pecora…”

Ludovico
“Già, per l'appunto! Se vogliamo sopravvivere a noi stessi, sarà bene ricominciare a tendere l’orecchio a madre natura, visto che anche noi siamo fatti di sostanza biologica e non solo di numeri di carte di credito, codici fiscali e compagnia bella!...”

Domenico
“Sì, santo iddio!… numeri e codici! Saremo pure diventati stupidi, sordi e ciechi, ma quel minimo di intelligenza che ci è rimasta la dovremmo usare per diventare un po' più saggi, visto che con tutta l'immoralità e l'incoscienza con la quale abbiamo gestito le cose del pianeta, se non altro siamo riusciti a rendere possibile a un po' più di gente l’accesso all’informazione scientifica! In televisione ci possiamo guardare un imbecille che si comporta da scimmia ammaestrata, ma, ogni tanto, anche un genio che ci avverte dei pericoli che stiamo correndo! Quindi chiediamoci il perché la gente segue l’imbecille e non il sapiente, e cerchiamo di responsabilizzarci! Ma scusa, Angelo, non credi che gli scienziati, posto che abbiano la coscienza pulita, possano essere ascoltati da tutti e non parlarsi solo tra loro?”

Angelo
“Ma certo che lo credo! Solo che devono sforzarsi un po’ più di tutti gli altri per trovare un linguaggio comprensibile che non tradisca la verità. Gli farebbe comodo spiegarsi in metafore, ma generalmente hanno studiato scienze e non letteratura… Insomma, sono come tutti: troppo specializzati nel loro campo per poter approfittare di eventuali talenti in altri ambiti... Einstein, per esempio, suonava il violino e amava la musica… In fondo, tutte le cose dell’universo sono disposte secondo degli ordini e princìpi che somigliano a quelli della musica; insomma, una sorta di grande partitura musicale per grande orchestra. Se provi a immaginare tutte quelle note sui pentagrammi come una muta di cani guidata dal pastore, ti accorgi che hai in mano una bella metafora: il gregge di pecore, che devi figurarti come il risultato sonoro della partitura eseguita da un insieme di strumentisti, resta ordinato e pacifico sotto il controllo della muta dei cani che il pastore dirige, proprio come fa il direttore d’orchestra. Le pecore, i cani e i pastori, ognuno a suo modo e nei suoi limiti, vivono in reciproca armonia anche in assenza di un linguaggio complesso e condiviso, col quale scambiarsi informazioni e intuizioni: il “linguaggio” delle pecore è “muto” per il cane, quello del cane per il pastore e viceversa, ma in realtà nessuno è veramente muto, perché il tutto ci mostra, il tutto “racconta” le leggi fondamentali dell’universo e della vita… Non datemi del reazionario se non riesco a credere in una pecora che possa guidare un cane, e se arrivo a constatare che troppi uomini sono uguali ai cani e, altri, troppo uguali a pecore…”

Andrea
“Temo di non poterti dar torto, Angelo… nei calcoli dell’economia si finisce col fare proprio i conti con quel che tu dici… è come dire: etica ed estetica sono sorelle, quindi la gente finisce col fare e credere giusto tutto quello che vien fuori dall’una o dall’altra, in misura della predilezione individuale per le cose intellettuali oppure per quelle che soddisfano i sensi corporei. Data però la predominanza delle cose materiali su quelle spirituali, il problema è di non poter giungere a un equilibrio neppure accettabile… gli uomini scelgono per forza ciò che sembra meglio ai loro sensi e non quello che, in una lontananza tanto temporale quanto percettiva, sarebbe di fatto la cosa sia giusta che bella da fare…”

Marino
“Però dovreste anche notare che un’intelligenza speculativa, capace di accorgersi delle cose più nascoste, non produce soltanto una singola e indipendente coscienza della realtà in cui tutti vivono e che tutti condividono. E affermo questo  perché sono sicuro che in qualche modo una coscienza si comunica alle altre coscienze. Un po’ come quando ascoltiamo della bella musica e ci sembra di averne colto un messaggio: non possiamo tradurlo in parole tutti nello stesso modo, ognuno lo dirà a modo suo, ma in fondo in fondo ci sarà un messaggio intraducibile che tutti avranno raccolto, compreso e condiviso… Io credo che se tutte le cose sono legate tra loro, come sembra agli occhi di un vero scienziato universale, allora sarà davvero possibile immaginare un “antropomorfismo” della natura che permetta a qualsiasi intelligenza umana di coglierne, nelle somiglianze col sé, i più intimi messaggi, se non altro di fronte a un pericolo estremo…
Dopotutto nell’ordine delle cose, così come nella musica tutta l’armonia si guida dal basso, anche nella vita dell’uomo ci sarà pure quella sua parte bassa, animale, che lo condiziona nei suoi desideri e bisogni, non soltanto per farlo agire contro natura, ma forse anche per salvarlo, quando si accorge che la sua sopravvivenza è messa in gioco…”

Andrea
“Sì, è possibile… però gli antichi greci, credo l’avesse insegnato Platone, dicevano che la vera bellezza è la sapienza. E un paio di Millenni ci sono bastati per smentirli… oggi le cose comunemente considerate belle e desiderabili sono quanto di più lontano ci possa essere da ciò che sceglierebbe la sapienza degli antichi e dei moderni!
Quando nel Medioevo i sapienti si interrogavano sulle ragioni della bellezza, si appellavano a Pitagora e trovavano ragioni cercate nelle esatte corrispondenze con le cose della natura; ad esempio, ricordo di aver letto una citazione da un trattato di musica dell’XI secolo, che diceva: «Tutta la bellezza della melodia deriva dal Numero, il quale permette di misurare con esattezza le voci; tutto quel che nei ritmi è seducente è opera unicamente del Numero». Se lo rileggo e lo medito oggi, se da un lato mi commuove e mi convince ancora, pensando alla musica antica che a me piace più della moderna, dall’altro e più realistico, anche se cinico, il Numero di cui parla quel testo, quello che «permette di misurare le voci», mi sembra soltanto quello dell’indice degli ascolti, ragionato e commentato dall’imprenditore che valuta se gli conviene o meno trattare quel tal o quel tal'altro prodotto di bellezza…”

Giuseppe
“Cinismo per cinismo, cari amici, credo che ci basterebbe far ascoltare a un giovane rockettaro  un quartetto di Mozart registrato e poi distorto con l’amplificazione esasperata a volumi disumani, per vedere come anziché tapparsi le orecchie inorridito, se lo goda tutto contento… L’idea di bellezza è totalmente condizionata dal metro di giudizio adottato…”

Ludovico
“No, questo non lo accetto! I princìpi culturali che hanno formato il nostro senso estetico sono ancora vivi nella nostra memoria storica; se riusciamo a non perdere anche quella, la vera bellezza continuerà ad essere la sapienza, proprio come la intendevano gli antichi, quando dicevano che la vera bellezza è Dio stesso! E, almeno per quel che mi riguarda, Dio non è una metafora!”

Ercole
“Dico di più: può essere proprio in questo la prova scientifica dell’esistenza di Dio, che se noi guardiamo a questo mondo biologico come a un susseguirsi di alternanze tra vita e morte, così come tra il razionale e l'irrazionale, noi non potremo non accorgerci, ad ogni passo, di una perfetta geometria nelle relazioni tra queste cose; su quella geometria aleggia la sensazione che debba esserci un motivo, una legge universale, che non ci potrà essere svelata, e spesso crediamo che Dio sia semplicemente nascosto in quella. Ma non è così: Dio è quella “terza sostanza” che si percepisce coi sensi e con l’intelligenza, nelle “risonanze” della materia prima dell’universo. Proprio come nel fenomeno acustico, e poi musicale, in cui due suoni materialmente prodotti in sincronia e in relazione armonica di un certo numero di vibrazioni al secondo l’uno, e l’altro di un terzo di quello stesso numero, permetteranno l’ascolto di un terzo suono materialmente presente nello stesso ambiente, ma prodotto dalle vibrazioni dei primi due e non da altra materia prima, così realizzando l’accordo di tre note udibili che la teoria musicale chiama “la triade del modo maggiore”… Ma, scusate… capisco bene, purtroppo, che questi sono argomenti difficili per chi non ha studiato musica… D’accordo, passatemi un altro bicchiere di vino…”

Giuseppe
“Viva il vino spumeggiante!...”

Domenico
“…chi vuol esser lieto sia... come diceva qualcuno tempo fa:
benché alla debolezza del nostro udito non si permetta di sentire l'armonia delle sfere celesti, non si toglie però alla perspicacia del nostro intelletto il conoscerla, ed internarsi anco a ravvisarla, quando ella si trovi nell'Anime grandi...” Salute!

...Poiché così accadde altrove:

 

Gio. Battista Marino
«Et questo spirito agitante & nutritivo [il Prothomaestro creatore, dispositore, governatore], che vive per entro tutta la mole della Natura, fu da' Platonici Anima del Mondo nominato, percioché vivificando le membre di questo immenso corpo, & con armonico groppo insiememente legandole, il concento dello stromento mondano rende consonante.»

(Dicierie Sacre, Venezia 1643, pagg. 108/109)

 

Ercole Bottrigari
«Non si debba far giamai concerto alcuno di strumenti Musicali senza darli accompagnamento di voce humana, & quella ben conforme sempre alla materia della cantilena; & ciò per fuggire, che tale Armonia, & concento non possa da sapiuti & intelligenti esser detta muta.»

(Il Desiderio, Bologna, 1599, pag. 12)

 

Lodovico Casali
«Ma che più? di già habbiamo, che il Mondo non può conservarsi salvo, che col motto sonoro; e l'Homo d'armonia composto, armonicamente ancor conservarsi.»

(Generale invito alle Grandezze, e Maraviglie della Musica,
Modena, 1629)


Domenico Scarpione
«...benché alla debolezza del nostro udito non si permetta di sentire l'armonia delle sfere celesti, non si toglie però alla perspicacia del nostro intelletto il conoscerla, ed internarsi anco a ravvisarla, quando ella si trovi nell'Anime grandi»

(Mottetti... Libro secondo, Roma, 1675)

 

Angelo Berardi
«Mi dica, se fra le Sfere si trova veramente l'armonia. Non vi è da dubitare, poiché questo gran volume di cieli altro non è, che una Muta di Musica, disse un bell'ingegno, ma non già muta, poiché Coeli enarrant gloriam Dei

(Ragionamenti musicali, Bologna, 1681, pag. 29)

 

Andrea Matteo Acquaviva
«Anche nel calcolo astronomico ho applicato le proporzioni musicali. Son infatti affini tra loro, le une e le altre servendo sia all'intelletto sia al senso; e come gli occhi per l'astronomia, così le orecchie appaiono fabbricate per il moto armonico; perciò i Pitagorici ritengono, e Platone con loro, che queste scienze siano sorelle»

(Illustrium, et exquisitissimarum Disputationum,
libro IV, Helenopoli, 1609)

 

Gio. Battista Marino
«Non solo intellettuale armonia formano quelle sostanze spirituali, ma anche sovente volte con musico suono sensibilmente si lasciano intendere» «Poiché hebbe questo Eterno Maestro composta, & posta in luce la bellissima Musica dell'Universo; distribuite le parti, & assegnata a ciascuna la sua. La dove egli faceva il Soprano, l'Angiolo il Contralto, l'Huomo il Tenore & la turba de' gli altri animali il Basso.»

(Dicierie Sacre, Venezia, 1643, pag. 111 e 132)

 

«Tutta la bellezza della melodia deriva dal Numero, il quale permette di misurare con esattezza le voci; tutto quel che nei ritmi è seducente [...] è opera unicamente del Numero»

(Musica enchiriadis, XI sec.)

 

Giuseppe Tartini
«Sono certo, che rappresentato ad un Cannibale un oggetto nel costume il più tragico, non aborrirà, ma goderà dell'oggetto. Confacenza de' moti rispetto al metro.»

(“Trattato di Musica secondo la vera Scienza dell'Armonia”,
Padova 1754. Cap.V, pag.151)

 

«DEUS OPT. MAX. in sapientissima moderatione mundi, dum numero distinguit omnia, pondere solidat, mensura definit, quid alius nisi Harmostae omnibus numeris absoluti explet officium?»

(Athanasius Kircher, Musurgia Universalis, Roma 1650, Dedica)

 

«[...] Dico di più, che può esservi scienza dimostrativa di quel tale terzo suono,
che deve prodursi da due linee sonore, una delle quali sia razionale, e l'altra irrazionale,
ma geometricamente cognita.»

(Giuseppe Tartini, “Trattato…”)

 

 

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