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Il mondo,
saltellando su un piede solo.

«La forma e la tipologia dei labirinti è la più varia: possono essere naturali, artificiali e misti; a una o più vie; bi o tridimensionali; geometrici (a pianta rettangolare, quadrata, circolare, spiraliforme, ecc.) o irregolari; con uno o più centri o senza centri. Queste e altre distinzioni sono dipese dai "modelli" cosmogonici utilizzati con maggiore o minore fantasia, dagli estri e dalle mode artistiche e dalla partecipazione sociale compatta o scarsa, finalizzata alla realizzazione di monumenti o di un semplice fregio sul verso di una moneta. E tuttavia straordinaria la presenza di questo archetipo non solo nella cultura, nella civiltà e nella storia mediterranea ma anche nelle più antiche società indo-europee e in quelle dell'America precolombiana.
Si pensi che i mandala hanno spesso forma labirintica, ma se è vera l'ipotesi che fa risalire questi disegni geometrici a sfondo sacrale ai mudra, cioè ai gesti e ai movimenti (per esempio quelli delle cerimonie rituali), lo stesso ragionamento può essere valido per il labirinto e i suoi meandri da percorrere in processione nelle grandi feste stagionali (anche danzando imitando il passo delle gru) e nel riti di passaggio.
Fino a pochi anni fa era facile vedere ancora disegnati labirinti semplici nel cortili e nelle piazze di ogni paese per il gioco dei bambini chiamato "mondo" per il quale si usa una pietra piatta e un'andatura saltellante, su un piede solo.»

 

F.I., in Hiram, n. 5, maggio 1987 – Soc. Erasmo, Roma.

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