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L’abuso e il maltrattamento dell’umanità

di Claudio Bosetto

 

Un giorno, probabilmente, gli uomini vedranno con piena consapevolezza e responsabilità nell’abuso e nel grave maltrattamento all’infanzia ciò che in effetti esso rappresenta: un delitto contro l’umanità.

Un delitto contro l’umanità delle piccole vittime. Perché non c’è altro modo di definire ciò che l’abuso comporta: un attentato alla crescita e all’integrità del Sé, a ciò che ci definisce e ci contraddistingue come esseri umani.

Un delitto contro l’umanità delle future generazioni. Perché la violenza non si esaurisce nella sofferenza o disgregazione della piccola vittima, ma può generare un adulto violento o perverso che a sua volta agirà il suo odio inesprimibile nell’abuso di nuovi bambini.

Un delitto contro l’umanità intera. Perché il bambino abusato e maltrattato potrà diventare, in particolari congiunture storiche, economiche, politiche, il futuro genocida, il dittatore guerrafondaio1, il freddo esecutore di ordini disumani, il passivo o accondiscendente spettatore di violenze o stermini.

In questo senso l’abuso e il maltrattamento all’infanzia possono ben essere definiti “la madre (e il padre…) di tutte le guerre”, ciò che, al di sotto delle pur fondamentali determinazioni economiche e politiche, è a base dell’odio e della violenza. Ogni dittatore definisce la propria battaglia “madre di tutte le guerre” ignorando di rappresentare sullo scenario del mondo un conflitto interno che ha già avuto come vincitore la rimozione della sofferenza infantile e come vinto il vero Sé di un bambino maltrattato e deprivato. Quello slogan delirante, reso celebre dai discorsi di Saddam Hussein,  acquisterebbe nuovo ed autentico significato se diventasse “mia madre (o mio padre) è la madre di tutte le mie guerre”. Ma se ciò fosse pensabile forse anche le guerre potrebbero essere solo pensate.

Molti degli articoli di questo numero sono stati scritti o ideati durante l’ultima guerra nell’ex Jugoslavia; nello stesso periodo l’Associazione Rompere il Silenzio organizzava ed iniziava la sua seconda campagna nazionale di sensibilizzazione sul tema “L’ascolto del disagio del bambino”. Una campagna che ci ha portato, tra settembre e novembre 1999, in città grandi e piccole di tutta Italia, con oltre cinquanta dibattiti, conferenze, seminari, convegni. E’ stata un’iniziativa che ha coinvolto in quasi tutte le regioni italiane centinaia e centinaia di persone, genitori, operatori dell’area scolastica, sociale, sanitaria, psicologica e giudiziaria.  E adulti di buona volontà come ce ne sono tanti. Non solo disponibili, ma anche bisognosi di mettersi in discussione e di imparare ad ascoltare meglio i bambini e gli adolescenti.

In questo ambito abbiamo presentato una “Dichiarazione dei principi e degli impegni degli insegnanti e dei dirigenti scolastici di fronte al disagio e al maltrattamento degli allievi”, documento nato dalla collaborazione della nostra Associazione con il Centro Studi Hänsel e Gretel e con l’Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastico (Andis) e che ha coinvolto operatori e professionalità diverse sul tema della prevenzione del disagio e della crescita delle capacità di ascolto nella scuola (il documento può essere richiesto alla Segreteria dell’Associazione).

Contemporaneamente, in coincidenza con la crescita dell’attenzione sociale sul tema dell’immigrazione, anche il Centro Studi Hänsel e Gretel era impegnato in un difficile progetto di prevenzione su basi territoriale sull’ascolto della diversità (“Alle radici degli atteggiamenti di intolleranza e di razzismo”), a cui diamo ampio spazio in questo numero. Dunque il tema dell’ascolto veniva proposto in un periodo di grandi conflitti; non c’è stato un intenzionale collegamento tra l’elaborazione dei nostri progetti e la guerra del Kosovo, ma non è certamente stato un caso che il tema dell’ascolto abbia suscitato vastissimi consensi e profondo interesse tra tutte le persone che abbiamo incontrato.

L’ascolto come antidoto alla violenza, come efficace arma per contrapporsi ai germi della violenza e dell’odio seminati dall’abuso e del maltrattamento: la capacità di ascolto dell’adulto come presupposto della capacità ad impegnarsi per una nuova cultura dell’infanzia che non rimanga vuota dichiarazione di principi.

 Se abuso e maltrattamento sono un crimine contro l’umanità, l’ascolto, nella sua “semplicità” empatica, è un atto di umanità e di servizio che ci riguarda tutti, senza distinzioni di ruoli o professioni.

L’ascolto “madre (e padre) di tutte le riappacificazioni”.

 

1 Alice Miller ha documentato, in numerosi saggi, come un bambino maltrattato possa diventare un adulto violento; di particolare interesse gli studi sulla infanzia di A.Hitler e di N. Ceausescu contenuti in: A. Miller, La persecuzione del bambino, Boringhieri, Torino, 1987; e A. Miller, La fiducia tradita, Garzanti, Milano, 1991.