Annibal D'Animo {G. Imbalzano}

:Diario LiricoII:

II - ESPERIENZE CELESTI.
<~(1°)~>

~2°~

 

La fine del Diluvio.
Or chiuse dell'abisso son le fonti,
tremendi i cavalieri nel suo seno,
finché l'ira di Dio di sella smonti,
ma l'acqua cerca invano terrapieno
e l'ara tu per cinque mesi implori
che rabbia del diluvio non divori;
tu Noè altrettanto certo attendi
nel giusto il pio disegno universale.
E uomo tu che ingegno ed opre vendi,
eterno di natura gran rivale,
accogli di natura ingegno ed opre
che l'animo divino immenso scopre:
trascorso del diluvio il giorno torvo,
l'alto Noè per una cima sperso
all'onda affidò soffice del corvo
missione di vagare al mondo perso
e quei per sette giorni tenne il volo
nel mentre la colomba venne al molo;
estrema sera il navigante attese
di cuccioli al promiscuo sacrificio,
infin che il volatore fido stese
d'olivo un verdegrigio beneficio:
in terra benedetta presto venne
quell'ala e l'uomo ancor che l'arca tenne...
 
 

Patriarcale Alleanza.
Il quarto giorno innanzi al terzo mese,
promesso di terrena legge al culto,
fecondo a cuore caldo il veglio attese
finché la sazietà del pio virgulto
ed ogni carne non di sangue appresa,
che contro l'uomo inver non fosse resa,
ne vennero all'acuto padre offerte;
se memori d'umana discendenza
inclina terra serbano l'esperte
umane arti, fosca la veemenza
dell'àer nebuloso non sagitta,
ma arca luminosa in cielo ritta,
all'iri curva gaia ammirerai...
ma ahimè la pace del coltivatore
da nudo vino in fiele offuscherai
se, figlio, il servo tu sarai minore
ledendo di Noè regno dei mill'anni,
che visse almen trecento e cinquant'anni.
 
 

Nozze Camite.
Fu lugubre di Cam regno affidato
al Nilo Tigri ed Indo, pingui ancora
del triplice diluvio scatenato
al mondo di sotterra, rea dimora
del Grande Re avverso al Patriarca:
sepolcro cupo allor divenne l'arca.
di sangue vano il soglio venne intriso,
di lacrime e tormenti musicali,
il bue mugghioso ed il capretto ucciso:
discese la regina alle fatali
fetide porte sue nel sonno eterno
rapita dallo sposo per l'inferno.
Così da gloria illusi i servitori
con spoglie e frutta seguono la sorte
di sacerdoti dame e lottatori
nel triste tempio in guerra con la morte
per un istante breve mentre i canti
si spengon con i lumi e, sotto ai manti,
l'inedia apparve ai plaustri pietosa...
sì l'oro della vita presto sparve
all'albero forgiato per la sposa
dal gran maestro e artista delle larve,
poi ch'Amarsin e Shusin per mill'anni
storiarono a quel Nimurta gli scranni.
 
 

Babilonia.
An Enki ed Enlil giunti all'onde assire
in Mezzaluna dai sepolcri immondi
sanguigno il lago vollero coprire
dall'Unico signor dei Quattro Mondi:
del lago il re con pietre e con bitume
a fuoco riteneva in cedro il lume
della giustizia conservasse pace;
al dio straniero porta fu parata
su l'insidioso fondo, via rapace:
i musici lungh'essa gradinata
sfilavano sul forte e levigato
pietrame che in linguaggio figurato
descrisse in ogni loco antico vate,
in quei sublimi scritti gran maestro
ed or racchiuso in celle incuneate.
Deluso dagli Assiri e dal capestro
del ferro ittita infra i Semiti erranti,
l'Alto signor dei popoli, avanti
Marianni portò all'orbite feroci,
cavalli per l'orrendi roghi e genti
scannate, finché volle l'alte foci
del Doppio amaro Fiume da sorgenti
del Male separar: sì fu a Babele
ciascuna lingua infissa sulla stele.
 
 

La visione di Abramo.
Abramo discendente dall'Urrita
di Sodoma e Gomorra vincitore,
lungi da ricche spoglie per la vita
serbò della divin ragione amore
struggente e la parola consegnata
per discendenza in ciel desiderata.
Il dolce verbo allor gli fu descritto
dall'onda del Pensier eterno in mente
sì peso di giovenca venne ascritto
di capra e di montone e quindi, spente
colomba e tortorella mai fugaci,
ai primi aperte l'interiori faci
tre volte in ancestrale sacramento
divino segno Abramo scongiurò;
in cerchio, l'avvoltoio al fosco vento
turbava l'orizzonte, e tramontò
spogliando il sole lamentose grida
di panico mortale, oscura sfida...
Ma in quattro umani volti fu promessa
progenie vincitrice sul nemico
amore del profano: nella stessa
nottata l'urna calda dell'antico
divino foco in via di sangue apparve
e tetro all'uomo l'universo sparve.
 
 

Isacco.
Calvario per un giorno fu segnato
dai passi pronti e lievi dei due servi,
di Abramo e del figliolo profetato,
recando in trotto d'asino ai protervi
pendii d'una montagna dura legna
qual da Cirene per l'Egitto vegna
puledro vispo ad offerir frumento
e grano per placare il re supremo.
Alzò gli occhi Abramo al Firmamento,
nel terzo giorno giunto su l'estremo
lido, i passi suoi piangenti al core
che tenero immolava il solo amore...
i servi muti quella sera il foco
imposero alla mano che tremante
la legna al figlio accese, poco a poco,
che non bruciasse ancor, ma l'esitante
pugnale, ancor nascosto nella palma,
ardèa focoso. Mirato nella calma
lunare Isacco disse "Padre mio!"
ed ei rispose grave "Figlio mio..."
e proseguendo: "Ancor l'agnello pio
della notte dei tempi, come Iddio
provvide, ancor provvederà". Ed ora
al sacrificio pronto non implora
Isacco, perché il padre la sentenza
riveli: son però le mani giunte
da corda, le ginocchia la clemenza
dei legni, tante croci ancora smunte,
attendon di vedere consumare...
eppur vedesti Tu lama tremare
al padre in pianto, se il fulmine del Vero,
or più clemente d'ogni focolare
umano acceso, non fosse qual impero
all'uomo ripagato per l'amare,
se Amore fu che perdonò in Adamo
del pegno il Male. Sacerdote Abramo,
infra le selve appaiono le impronte
di un capro per le ossa vincolato
che reca, qual regnante, sulla fronte
spinosa corte: or quindi, destinato
Figlio di Re fra mare e ciel stellato,
Calvario per un giorno fu segnato.
 
 

Sogno di Giacobbe.
Giacobbe di Caràn vien per la via,
al sole già celata, fra due mari
e tristemente il cor al padre invia,
deserto intorno, a passi incerti e rari:
ignota donna oblata al Filisteo,
d'un figlio atteso è 'l nome in aramèo.
La stella, che guidava lo Sciamano,
pei mari conduceva e per le steppe
lucenti e sparse lacrime di Abramo
oltre il deserto d'Israele e seppe
come il pensoso capo di Giacobbe
su dura pietra si posò, tra gobbe
d'arena al cielo tra le palme chine...
ed or al cielo del viandante il lume
spazio invocò, sicché l'afflitto trine
delle pupille rispecchiò il barlume
d'eterna fede e, per quell'istante,
al Cielo schiuse un angelo le ante.
Del mar dell'infinito l'armonia,
nascosta al mal disperso in tempi oscuri,
perfetta si spandette e, dritta via,
apparver nella luce alti muri,
in scene parallele digradanti
dal Centro eterno infino ai voli santi...
attonita visione all'iniziato
in musica sovvenne e luminoso
un fertile messaggio fu inviato
in terra all'uomo fido: or, popoloso
il posto è nella storia e benedetto
il cippo, che serbò quel capo eretto.
 
 

Giuseppe.
Giuseppe grano scelto fra i covoni
l'inchino de' fratelli sogna inviso,
ma Giuda tu la lingua non deponi
allor che il sogno giunge in Paradiso!
Già tra le stelle il padre, fiero sole,
e al compagna intessono le stole
al prediletto che recò le forze
di passi suoi diritto a conoscenza;
fra campi verdombrosi, tra le scorze
dei rami sempreverdi, confidenza
con il fratello Primo tra le viti
la strada dell'Amor Giuseppe additi!
Ma allor che giunse quei a le Dimore,
primo dal triste Ruben profanato
di tunica fraterna fu 'l colore
or da sanguigno capo rattristato,
poi che l'argento vile tenne il posto
in Giuda del fratello quale costo...
così passò alla storia dell'Egitto
un popolo dall'Alto benedetto,
sì dall'Abisso (che agognò l'invitto
Pastore sul colle eterno eletto)
da arciere a morte dato e redivivo
di Vite il ramo giunse al Fonte vivo.
<~(3°)~>

INDICE
:Diario Lirico II:
Esperienze celesti

Ad Initium.
Il Settimo Giorno.
Il Serpente.
L'Uomo Sapiente.
I Patriarchi.
Noè.
Il Diluvio
La fine del Diluvio.
Patriarcale Alleanza.
Nozze Camite.
Babilonia.
La visione di Abramo.
Isacco.
Sogno di Giacobbe.
Giuseppe.


Dalla GENESI... all'ESODO.

Mosè.


Dall' ESODO... a GIOSUÈ.

Visione di Giosuè.


Da GIOSUÈ... ai GIUDICI.

Il giudizio di Iotam.


a ...w

La Samaritana.


Apocalisse.

La Vergine.
 
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