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...tra i cedri del Libano


 

 

 

 

 

Il giusto fiorirà come palma,

crescerà come un cedro del Libano. (Sl  91)

 

 

         

           Durante la raccolta delle notizie  (non avendo riferimenti certi sull'aspetto fisico del Santo) mi ha colpito, tra le altre, la frase di un piccolo testo che citava: "... il giovane Luigi crebbe tra i cedri dei Libano...". Ho subito pensato che quello doveva essere il legno che meglio lo avrebbe rappresentato. Ne è stato circondato da giovane e, a quasi 120 anni dalla sua morte, il cedro del Libano vuole riconcretizzare questa grande figura di uomo, di sacerdote e di Santo.
Ho creduto che, per meglio raffigurarlo, il personaggio che rappresentavo doveva il più possibile assomigliare a se stesso e non essere più bello o più alto o più fisicamente presente e prestante.
Dalle vostre indicazioni, dal materiale che mi avete dato e dalle mie personali ricerche mi sono fatto un'idea di questo uomo forse non coincidente con le immagini di Lui finora prodotte. In realtà avrebbe dovuto avere un fisico asciutto e snello ma non gracile, essere con spalle pendenti ma non esile nei lineamenti, ed essere di statura media (circa 1 m e 65, forse anche medio-alta per quel tempo).
I caratteri del viso spiccavano per la presenza di zigomi forti e un naso importante che contrastava un po' con il mento breve ed affilato. Questa disarmonia nei tratti somatici accentuava un atteggiamento del volto non ilare ma anzi piuttosto severo pur se alla fine bonario...
Ma la determinazione (presunta) dei tratti fisici non era ancora sufficiente per rappresentare la "statura morale" di Don Scrosoppi.
Dovevo in qualche modo riuscire a coniugare fisicità e moralità, atteggiamenti e sentimenti, lineamenti e idealità per cercare di trasmettere quel messaggio che ha profuso in tutta la sua vita con la sua opera.
Ho scelto allora un pezzo di tronco di cedro del Libano, di circa 50 anni, proveniente dalla stessa area geografica che l'ha visto nascere e crescere.
Ho scolpito la figura di un uomo, a grandezza naturale, in atteggiamento pietoso, con il capo leggermente ripiegato ma con il corpo eretto, come chi accoglie ma non per questo è accondiscendente, come chi è sensibile ed affettuoso ma anche volitivo e tenace, che ama le persone e ne condivide i drammi della vita ma allo stesso tempo non transige sui principi morali, sulle grandi scelte, dando sempre e comunque la precedenza al raggiungimento dell'obbiettivo finale e dell'ideale prescelto.
Egli sosteneva che bisognava "...essere poveri per aiutare i poveri..." ed allora tutti i suoi tratti sono semplici, la sua corporeità "povera"; non appare nessun altro segno se non la sua misurata gestualità nei confronti delle "tre bambine" che, quasi per contrasto, manifestano invece una più spiccata vivacità e movimento: si alzano in punta di piedi, allungano le braccia e le mani, si aggrappano alla veste del loro benefattore.
Il clamore e la disperazione della richiesta si contrappongono al composto e benevolo atteggiamento del dare.
C'è un'ulteriore simbologia nelle tre bambine:
• quella che si aggrappa all’avambraccio sinistro vorrebbe rappresentare le ragazze della Casa delle Derelitte;
•  la bambina al centro che sembra avvicinare e sorreggere le altre due vorrebbe essere simbolo delle Suore della Provvidenza;
• la bambina con le braccia e le mani più protese verso l'alto e la testa accolta nella "grande" mano del Santo sarebbe immagine di tutte le persone bisognose...

                         Questo ho cercato e voluto esprimere.
                                                                        Con cordialità