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Chiedono un tetto! Gli concedono una benedizione.

A due anni dal terribile sisma, che colpì duramente la Basilica di Assisi provocando la caduta della volta superiore e causando la morte di due frati e due tecnici della Soprintendenza, il miracolo si è finalmente compiuto. Domenica 28 novembre si è tenuta una messa per celebrare, con rito solenne, la riapertura della Basilica superiore di San Francesco.

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Anni di duro lavoro hanno così ricevuto un degno riconoscimento: "il restauro della Basilica di Assisi é per noi un modello per mettere azione civile, tecnologia, talento, risorse e lavoro al servizio di un paese che sta finalmente imparando ad amare il suo immenso patrimonio di arte e cultura.

Il nostro compito, da domani, é di fare del nostro paese un grande, unico, ‘cantiere dell'Utopia’". Queste le parole del Ministro per i Beni Culturali Giovanna Melandri che, dopo aver ricordato le quattro vittime del 26 settembre 1997, ha concluso dicendo: "la soddisfazione di oggi non può certo cancellare i disagi di tanta gente che soffre per le conseguenze di quel sisma. L’emergenza non é ancora finita. In questo momento ci sentiamo, prima di tutto, vicini a loro". Sfortunatamente le preghiere ed i ricordi che il mondo Vaticano insieme a quello Politico dedicano quotidianamente agli abitanti dei containers, non servono (e non serviranno mai!) a dare loro una casa ed un tetto che vadano oltre quell’incubo fatto di lamiera. La città di latta è stanca ed urla a gran voce implorando ciò che, da anni, gli viene promesso. Niente! Fiato sprecato. Così, mentre Papa Giovanni Paolo II regala ai frati del Santo Convento un meraviglioso altare coperto d’oro (di chissà quale valore) la città di latta si trova a dover fare i conti con l’inverno. Il terzo.
Nella tremenda routine, cadono i primi fiocchi di neve e le troupes televisive corrono a riprendere qualche povero vecchietto che fatica ad uscire dal guscio di latta perché bloccato dal ghiaccio. Oppure…esplodono i primi raggi di sole e gli omini armati di telecamera accorrono a filmare le donne del villaggio, che boccheggiano come bestie tra le roventi lamiere.

Nel frattempo i fraticelli tornano a pregare e le loro parole suonano come campane da morto: "i terremotati di Umbria e Marche saranno sempre i benvenuti nella Basilica di Assisi perché questa é anche casa loro".
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  Una violenta martellata che picchia, come madre natura vuole, sulle capocce infreddolite degli abitanti della città di latta e rimbomba tra le rovine dei paesi distrutti dal sisma. Macerie che giacciono ammutolite nella terra consacrata e si sgretolano, giorno dopo giorno, sotto una cruda indifferenza. Paradossalmente, frammenti di affreschi – unici rappresentanti della cultura tramandata dall’uomo - poggiano beati su soffici batuffoli di cotone tra le calde mura di un laboratorio di restauro. Forse l’uomo non è affare da Giubileo, forse l’uomo non è opera da restauro.

 

Michele Avola

 

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