HOMEPAGE China Webpage Life in Changzhou Changzhou Chronicle Travel in China Photo Albums E-Mail

 

 

Changzhou Chronicle Pt. 7

Speciale Xinjiang

7 Luglio 2003

 

Lo so, vi eravate abituati a una uscita ogni mese e mezzo…. ma questa volta intasero’ la vostra casella di posta elettronica con un po’ di anticipo (e in due ondate)!!

Sono infatti tornata dallo Xinjiang e ho tante cose da raccontare.

Mi rendo conto che questo diario di viaggio superi qualsiasi lunghezza ammissibile, quindi lasciatelo leggere ai miei genitori e voialtri guardatevi le foto!

 

Lo Xinjiang e’ la regione piu’ a ovest della Cina, sopra il Tibet, al confine con 8 paesi,tra cui il Pakistan, l’Afghanistan, il Kyrgystan e il Kazakhstan. Il mare dista piu’ di 3000 km in qualsiasi direzione.

E’ una regione piu’ grande dell’Europa occidentale, per lo piu’ desertica e.... totalmente diversa dalla Cina che conoscevo!

Qui si fanno test nucleari e si scava per il petrolio. Il controllo di Pechino non si percepisce quasi: a Kashgar, dove l’80% della popolazione e’ Uigur, la gente e’ musulmana, si parla una lingua simile al turco e gli occhi a mandorla sono rari.

 

Venerdi’: Shanghai-Urumqi

Dopo piu’ di 5 ore di volo scendi dall’aereo e sei ancora nello stesso paese. Incredibile.

Urumqi e’ una citta’ moderna e anonima come mille altre grandi citta’ cinesi.

La gente, pero’, e’ diversa: lineamenti arabi, occhi tondi, barba, carnagione scura. Le insegne sono scritte in cinese e in arabo. Gli uomini quando si incontrano per la strada si stringono la mano (alquanto inusuale, nel resto della Cina).

Nonostante l’orario ufficiale sia quello di Pechino, siamo a 3000 km a ovest della capitale, e gli orologi sono puntati 2 ore in ritardo, per evitare di andare a letto con la luce.

Sabato: Tian Chi – Urumqi – (Kashgar) – Urumqi

Gita a Tian Chi, un lago sulle montagne a 2 ore da Urumqi. Il paesaggio ricorda le Alpi. Sulla strada si incontrano gli yurt delle popolazioni nomadi (per lo piu’ Kazaki) che passano l’estate su queste montagne.

La sera, aereo per Kashgar (1000 km a ovest di Urumqi, al confine con il Tajikistan).

Dopo 90 minuti di paesaggio mozzafiato, viene annunciato l’atterraggio. L’ aereo inizia a scendere e poi.... accelera e riprende quota. Mi trovo nella zona con la minore piovosita’ della Cina (in questa stagione, 18mm), ma apparentemente al momento del nostro atterraggio sta diluviando. Hanno deciso di non atterrare e stiamo tornando a Urumqi.

Comincio a sudare freddo: domani a Kashgar c’e’ uno dei motivi del mio viaggio: il Sunday Market. L’idea di perdermelo e’ deprimente.

 

Domenica: Urumqi-Kashgar (finalmente!)

Per fortuna ci mettono su un aereo la mattina presto.

Kashgar e’ uno dei maggiori Centri sulla via della Seta e per molti secoli ha giocato un ruolo chiave nel commercio di questa zona.

Il Sunday Market e’ davvero incredibile: soprattutto al mercato del bestiame sembra di essere precipitati in un altro secolo. Tutte le etnie dei paraggi convergono qui la domenica, creando ingorghi di carri con asinelli (il pricipale mezzo di trasporto), carichi di pecore belanti, mucche e galline.

 

Barbieri Freelance               Donna con Baffo

Nelle strade secondarie di Kashgar si intravvedono stralci di architettura medio-orientale, con le suggestive case da the’. Altoparlanti agli angoli delle strade diffondono la radio locale e le preghiere.

Un bimbo Uighur mi segue per salutarmi e mi ritrovo a mangiare in casa di una famiglia che non parla una parola di inglese o di cinese. Sono in 6 (per le minoranze la legge del figlio unico non vale) e dormono tutti in una stanza, per terra.

La sera il bazaar si sposta vicino alla moschea, le strade si popolano e l’ aria si riempie del fumo dei kebab.

Davvero sono in Cina??

 

Lunedi’: Karakoram Highway – Lago Karakul

Mi sveglio nella casa uigur dove ho pernottato con l’incubo di dovere iniziare la giornata alla toilette di quartiere.

  Bagno di Quartiere

Mi lavo nel cortile con una bottiglia di acqua minerale, visto che anche le prossime due notti saro’ senza acqua corrente, e prendo l’autobus per Tashkurgan, ultima stazione prima del Pakistan.

La strada e’ la famosa Karakoram Highway, leggendaria per i paesaggi.

In effetti, il panorama cambia ogni 10 km e ogni volta si rimane senza fiato.

Piu’ che di highway, pero’, si tratta di una mulattiera: permanentemente in costruzione, i tratti asfaltati si riducono a poco piu’ di un terzo dei 200 km da Kashgar a Karakul.

  Bus to Karakul

Rimbalzando da una buca all’altra e attraversando in piu’ punti il fiume con l’autobus, dopo 7 ore estenuanti ma splendide, scendo al lago Karakul.

Le uniche altre persone che scendono sono due svizzeri.

Fa freddo (siamo a 4000 metri) e l’unico alloggio sono degli yurt in riva al lago. Il panorama e’ fantastico, con le montagne innevate del Pamir e il Karakoram a specchiarsi nel lago. Le due vette piu’ alte raggiungono i 7500 metri.

  il mio Yurt sul Lago Karakul

 

Martedi’: Lago Karakul

Giro del lago. Sembra di essere alla fine del mondo.

2 rullini da 36 di soli paesaggi. Gli unici incontri sono alcuni locali (per lo piu’ nomadi Kyrgyz) e qualche cammello al pascolo. Ringrazio il panico da sars e la mancanza di interesse del turismo cinese per la natura remota.

   Bimbo Kyrgis

  Panorama da Sogno attorno al Lago

Alla fine della camminata, a meno di mezz’ora dal mio yurt, finisco clamorosamente in un torrente che stavo attraversando troppo disinvoltamente. Non importa, sono troppo felice.

La sera arriva un gruppo di austriaci che nelle prossime 3 settimane scalera’ il Muztagata.

 

Mercoledi’: Karakul – Kashgar – Urumqi

Che giornata!

Incomincia bene, con una vista limpida sul lago e sulle vette innevate. Vado sulla strada ad aspettare l’autobus.

Mi dicono che passa verso le 10. Per essere sicura di non perderlo, alle 9 sono gia’ in postazione.

9:10 - mi raggiunge un kyrgyz. Chiarisco subito che non mi interessa comprare nessuna delle pietruzze che porta nelle sue borse, ma si siede a tenermi compagnia.

9:20 - attorno a me si sono radunati 8-9 kyrgyz. Non chiedetemi come, ma riusciamo persino a fare un po’ di conversazione.

10:30 - sento arrivare l’autobus. Mi alzo e gli faccio segno di fermarsi, ma l’autista mi scambia per una kyrgyz e tira dritto.

10:40 – non mi sono ancora ripresa dallo shock. E adesso?

11:00 – non passa nessuno su questa dannata strada. Quando l’autobus non si e’ fermato i kyrgyz si sono messi a ridere e mi hanno detto di prenderlo domani. Ho spiegato loro che questa sera alle 19:30 ho l’aereo per Urumqi. Sono diventati seri.

11:30 – nell’ultima ora sono passate 2 macchine e nonostante tutti i miei nuovi amici abbiano provato a fermarle non c’e’ stato niente da fare.

12:00 – incomincio a sudare freddo: all’andata ci sono volute 7 ore da Urumqi: sto perdendo l’aereo. Arriva una macchina e mi metto in mezzo alla strada, costringendola a fermarsi. E’ una fuoristrada Pajero, a bordo c’e’ una famigliola Uigur. Contratto brevemente per il prezzo (in Cina l’autostop e’ a pagamento, in genere il prezzo dell’autobus) e salto a bordo.

12:30 – nonostante i 40 gradi della macchina, sto tirando un sospiro di sollievo: potrei farcela. I miei salvatori sembrano arabi. Lo schieramento e’ tipico: padre e figlio (8 anni, maglia del Milan) davanti, moglie e figlia rigorosamente dietro. Nessuno parla.

12:45 – il silenzio e’ stato rimpiazzato da musica araba a tutto volume.

13:00 – blocco stradale per lavori in corso. Incolonnato poco prima di noi c’e’ l’autobus bastardo: sorrido al pensiero che adesso arrivero’ prima di loro.

13:30 – non c’e’ niente da sorridere: qui la situazione pare non sbloccarsi e intanto il tempo scorre. Il padre sta ronfando.

14:00 – vado alla testa della fila di macchine e chiedo agli operai tra quanto sbloccheranno la strada. Mi dicono alle 16. Come??????????????? Panico. Spiego che ho l’aereo alle 19:30. Scuotono la testa. Li convinco a fare passare la mia macchina. Torno di corsa al Pajero.

14:10 – il padre non c’e’ piu’! Si e’ incamminato a piedi e nonostante il figlio lo chiami a squarciagola non si volta. Prendo le mie cose e cerco inutilmente un’altra macchina che mi possa portare.

14:30 – e’ tornato il padre, ma non crede che ci lascino passare. Lo convinco ad andare e ci fanno superare il primo blocco. 200 metri dopo, oltre una curva, la macchina per asfaltare e’ cosi’ larga da bloccare tutta la strada. Riprendo il mio zaino e mi incammino a piedi verso la fine del blocco.

Dall’altra parte non trovo nessuno che vada a Kashgar (ovvio!) e alla fine per pieta’ vengo caricata sulla macchina del capo cantiere.

15:00 – Mamat Eli, il capo cantiere, Uigur e sulla trentina, mi spiega che non mi puo’ portare a Kashgar ma mi aiutera’ a cercare qualcuno.

15:30 – sto accompagnando Mamat Eli nel suo giro di ispezioni. Non ho piu’ le energie per agitarmi. Non prendero’ mai quell’aereo, ma almeno sono in una macchina con l’aria condizionata.

16:00 – Mamat ha trovato qualcuno che mi puo’ accompagnare. Non riesco a capire di che tipo veicolo stiamo parlando (solo se vola, ce la potrei ancora fare), ma a questo punto va bene qualsiasi cosa. Mamat Eli insiste sullo scambiarci i numeri di telefono (per quale improbabile occasione, visto che non riusciamo a comunicare neanche dal vivo?) e sul piu’ bello cominciano ad arrivare le macchine: devono avere sbloccato la strada!

16:10 – Fermo la famigliola del Pajero e risalto a bordo. Non mi sembrano particolarmente felici.

16:15 – il padre e’ stranamente loquace: mi stara’ insultando in uigur perche’ grazie a me ora sono incolonnati dietro a 5 autocarri militari lentissimi.

16:45 – abbiamo superato l’ultimo autocarro. Siamo sigillati nell’abitacolo, la temperatura e’ al limite della sopravvivenza, ma il padre pare detenere il controllo dei finestrini e non mi azzardo ad abbassare il mio. Ovviamente sono seduta dalla parte del sole.

17:00 – la madre si toglie il copricapo musulmano e si asciuga la fronte. Viene abbassato un finestrino e riprendo a respirare.

17:05 – inizia un infinito tratto sterrato. Causa polvere, vengono di nuovo sigillati i finestrini.

17:20 – mentre saltiamo di buca in buca, ci sciogliamo inesorabilmente ai 50 gradi della macchina. Rido per non piangere e cerco di concentrarmi sul paesaggio.

18:00 – siamo di nuovo sull’asfalto e possiamo riprendere a respirare.

Lasciate le montagne, ricomincio a sperare. Realizzo che se fossi riuscita a prendere l’autobus questa mattina, ora sarei indietro di parecchi km e avrei matematicamente perso il volo.

18:30 – ringrazio la famigliola e sprofondo nel sedile del taxi per l’aeroporto.

 

Giovedi’: Urumqi-Turpan

Autobus per Turpan, la fornace della Cina, un’oasi a 80 m sotto il livello del mare.

Il mio vicino e’ un signore Uighur: mi chiede se sono pakistana. Mi chiede dov’e’ l’Italia, se sono musulmana, qual’e’ la moneta italiana e in che tagli viene, dov’e’ l’Iraq. Alla domanda successiva, che include la parola “Saddam”, la conversazione si interrompe: considerato lo scarso grado di comprensione reciproca, preferisco evitare malintesi!

Foriamo in mezzo al deserto, ovviamente a mezzogiorno. Due ore in sosta sotto al sole cocente. Arriviamo a Turpan tutti seduti sulla sinistra, su 5 ruote.

Affitto una bicicletta e vado a vedere le rovine di Jiaohe, antica citta’ distrutta da Genghis Khan. Fa un caldo incredibile. Grazie all’ efficientissimo sistema di irrigazione, ai lati delle strade scorre abbondante l’acqua. I bambini sono quasi tutti a mollo, ma fermarmi a fotografarli vorrebbe dire cominciare a liquefarmi, quindi li saluto dalla bicicletta.

Mentre passo vedo i letti sui tetti delle case: la notte si dorme li’, alla ricerca di un po’ di fresco.

   

Letti sui Tetti di Turpan        Le Rovine di Jiaohe

La sera prendo il treno per Dunhuang. Il mio biglietto comprato a Urumqi si scopre non essere valido (perche’ sorprendersi, vista la mia fortuna fino ad ora con i trasporti?).

Sono obbligata a prendere una cuccetta in prima classe e finisco nello scompartimento con due cinesi che mi offrono un succoso melone Hami, famoso in tutta la Cina.

 

Venerdi’ e Sabato: Dunhuang

Finalmente un po’ di respiro: nessun trasferimento nelle prossime 36 ore.

Non sono piu’ nello Xinjiang, ma nel Gansu. Sono decisamente tornata a una Cina piu’ familiare.

Visito le grotte di Mogao (un migliaio, affrescate e decorate dai buddisti a partire dal quarto secolo) e per la prima volta nella mia vita mi arrampico su vere dune di sabbia.

Il “dune gliding” (con una specie di slitta) e’ abbastanza deludente, ma e’ sicuramente il modo piu’ rapido per scendere.

 

Domenica: Turpan-Urumqi

Arrivo la mattina presto a Turpan, in tempo per vedere la citta’ risvegliarsi sui tetti della case. Sto qualche ora, poi torno a Urumqi.

Lunedi’: Urumqi-Shanghai-Changzhou

Dopo 13 ore, rimetto piede al Mingdu: distrutta ma soddisfatta!

 

Per altre foto dello Xinjiang cliccare qui.

 

  CC Part 6 CC Index CC Part 8  
         

 

Homepage China Life in Changzhou Changzhou Chronicle Travel in China Photo Albums Contact