Allucinazioni.

-LXVIII-





Sì, ora tutto mi sembrava chiaro... eppure impossibile! Come potevo, tutt'ad un tratto, credere al demonio? Per me Dio o gli Angeli erano metafore, non avevo l'abitudine di pensarli o addirittura percepirli come entità reali... Per me la preghiera poteva essere solo l'esecuzione di un rito, non la richiesta appassionata di aiuto a qualcuno presente e ascoltante le mie suppliche!
Tutto era lì, di fronte a me, attaccato con gli spilli al muro davanti al mio letto... proprio come si fa con gli insetti, per studiarli... o torturarli... dormii, sognai: avevo male alle gambe, non riuscivo a girarle; le guardavo: erano lunghe pertiche nere, con grosse articolazioni lucide... il mio ventre! era un ampia piattaforma giallastra, ad anelli... io ero un insetto... un orribile insetto! Mio padre spalancava la porta, a un momento, e mi tirava addosso, con gesti tranquilli, ripetitivi, quasi sereni, delle piccole mele, che mi penetravano conficcandosi in quel ventre viscido... e sentivo il dolore di quelle penetrazioni! "Giulia! Aiuto!", gridavo. E lei mi parlava per telefono: «...non adesso, amore, ti richiamo io, fra cinque minuti, amore... amore... mi senti?... pronto! mi senti?» No! sono sordo! «come dici?» c'è un Charivari fantastico, qui! «...un che?» Un sacco di gente! È bellissimo, dovresti vedere! Ci sentiamo domani, ciao! «Sì, adesso c'è qui Gregor Samsa, ora ti devo lasciare, ciao! a domani!» Come? Anche tu qui, Hans? «Suono il tamburo, non vedi?» Sì, e lo suoni da dio, Hans! «Ah, amico, tu non sai quante volte...» Cosa si beve, oggi? «Latte, o mio buon Nasenstern!» Dal prurito dei miei pollici... direi che sei davvero luciferino, mio caro Hans, luciferino, oggi... «sì, sì, Nasenstern, ma adesso apri la porta; ci sono due stranieri che chiedono di entrare.» Aprire la porta? no... no... non andare così in fretta, caro Hans, non si può mai sapere...eh, no, non si può mai sapere, e io sono un uomo solo... io son proprio solo... «Ah, che il diavolo si prenda gli ebrei!» - Oooh... oy oy yoy!... Ein Jahrtausend schon und länger,/ Dulden wir uns brüderlich,/ Du, du duldest, daß ich atme,/ Daß du rasest, dulde Ich./ Manchmal nur, in dunkeln Zeiten,/ Ward dir wunderlich zu Mut,/ Und die liebefrommen Tätzchen/ Färbtest du mit meinem Blut./ Jetzt wird unsre Freundschaft fester,/ Und noch täglich nimmt sie zu;/ Denn ich selbst begann zu rasen,/ Und ich werde fast wie Du. - «Ma bravo! Ma benone! Gregor, ecco il tuo guiderone!» ...ooh, ma è troppo... ne darò un po' a Sophia. «No no no, Sophie si è già presa il mio tamburo grosso, quello d'un bell'azzurro, con la finestrella in alto» Chi ha parlato?! «Io; vede, lei dirà di avermi scoperto quel giorno, e di essersi vergognata terribilmente di quel suo segreto: essere una tossica. Voleva disintossicarsi prima, tornare da me rinnovata; ma non ce l'aveva fatta. Io, stupido, non la volevo cercare per non essere il debole, ma piuttosto il disinteressato, il dominatore. Sophia non vuole andare oltre la fine millennio: vuole essere qualcosa che rappresenta solo l'errore di questo, e non portarlo altrove; quindi si è ammalata di AIDS; in pratica si è suicidata.» Oh, ma mi creda: sono chiuso anch'io dietro il dipinto di una ghironda grottesca. È una specie di macchina, sa? Ci sono chiuso dentro: è fatta come un cilindro, di quelli che servono per conservare i libri a rotolo, i Rotoli della Legge; ha presente? Sa, quelli che si leggono solo ad alta voce, come i grandi in folio degli amanuensi, che si posavano su enormi leggii che dirigevano la voce un pochino verso l'alto, e poi si recitavano senza dare espressione alla voce, ma solo intonandola. «Ma com'è interessante! E lei è autosufficiente, lì dentro?» Totalmente: due aperture sulle spalle, un cerchio sulla testa, come un'aureola, i piedi riempiti di spine, i fianchi di tubi per nutrirmi e per farmi evacuare. Ma lei non mi ha detto chi è! «No no, non si preoccupi, glielo dico subito: non si faccia ingannare dalla "voce"... non sono mica un uomo! Sono solo quella che lei ha chiamato "vecchietta sdentata", quella che sta dentro alla ghironda... ha capito? Quella col triangolo!» Ah, lei!... Lei?!... «Sì, senta, io sono giovane, e ho dei grandi occhi rivolti in alto, verso il cielo... anche se non c'è, perché c'è solo un soffitto. Guardi che qui perde acqua... ho una macchia bella grossa e gialla, su tutto il soffitto del mio bagno.» Visto che lei è lì dentro, lei conosce Sophia? «...Beh, ma... io mi chiamo Sophia... ma io la conosco, a lei?» Sto al piano di sopra, la porta alla fine della scala... «Claudio, sono Hans; dille che la Torah lascia uscire una parola dal suo scrigno; essa appare un momento, e subito si nasconde. La parola si rivela solo a colui che l'ama. Diglielo, a quella stronza!» Hans, per favore, adesso taci! Sophia, mi ascolta? Mi dica del numero nove! «Senta, Jesod è la goccia che scaturisce dalla freccia per produrre l'albero e il frutto; è l'anima mundi, perché è il momento in cui la forza visibile, procreando, lega tra loro tutti gli strati dell'essere. Saper filare questo "Cingulum Veneris" significa riparare l'errore del demiurgo.» Sì, ma io a chi mi rivolgo? «In Malkhut è esiliata la saggezza, e la saggezza si scopre nuda proprio lì, come in bagno, ha presente? Era nuda davanti allo specchio, e scopre che il proprio mistero non sta nell'essere, ma nel non essere che un solo istante, che è l'ultimo.» Ma... così non mi ha risposto... «Claudio, ascolta, sono di nuovo Hans, Hans il tamburino lanzichenecco; Jesod -il fondamento- è il segno dell'alleanza dell'arco superiore che si tende per inviare frecce a Malkhut -la rivelazione- che è il suo bersaglio. Ha capito, adesso?» ...Hans!... Hans? Ripeta, sento malissimo... «Dunque: la Gheburah è luogo di tenebra e paura (cioè Dionisio, o Pan, se preferisce... non che sia lo stesso, ma... è lei a far confusione fra i due...) insomma, il luogo da cui non si esce, ma si rientra, poiché anch'essa emana da Dio. È il momento in cui la collera di Dio si fa sentire nel mondo. Moses Cordovero dice che il femminile è a sinistra, e tutte le sue direzione sono di Gheburah, a meno che il maschio non metta in opera queste buone tendenze per adornare la sua sposa, e intenerendola la faccia marciare verso il bene. Ogni desiderio deve trovare e restare nei propri limiti, altrimenti Gheburah diventa l'universo dei dèmoni. Le è chiaro, adesso, il concetto fondamentale di tutta questa faccenda?» Sì, credo... «Pronto? ...sì, sono Sophia. No, no, pago io la chiamata... lasci perdere... no, mi scusi... ah... sì... sì... sì, grazie. Pronto, Claudio?» Sì, guarda che ti sentivo benissimo anche prima. Da dove chiami? «India! Cazzo, è bellissima! Senti: Tiferet è la bellezza e armonia. Quindi è anche la speculazione illuminante, l'albero della vita, il piacere, l'apparenza porporina, l'accordo della regola con la libertà, l'illuminazione, il cuore del corpo sefirotico. Sai cosa diceva Moses Cordovero?: "chi si inorgoglisce a causa della sua Torah sull'ignorante, ovvero l'insieme del popolo di Dio, porta Tiferet ad inorgoglirsi su Malkhut, ovvero il regno di questa terra." Beh, è stupendo, no?» Io vorrei solo sapere se sto dormendo o se sto pensando! «Signorina, via! E poi, scusi, lei o è stupida o è in mala fede; al maestro interessava solo sapere di Jesod, la nona Sephirah! Le none devono risolvere come le settime di dominante: scendono al tono sotto, come l'acqua. » ...Chi ha parlato, là in fondo?!