137 =
|
Navigando nell'oceano internet, nell'impressionante
espansione avuta nell'anno in corso, diventa sempre più
difficile non solo soffermarsi su qualcosa, ma ancor più
"trovare" le cose.
Navigando, può
capitare di imbattersi in isole felici. Una di quelle che io
credo di aver trovato è il sito italiano di una scuola
di Qabalah ebraica: "Oltre il fiume". Fra le cose
che pubblicano -molte e bellissime- ho sentito il desiderio
di copiare e proporre sul mio spazio web l'articolo che segue.
Non è firmato, ma non posso che pensare all'autore con riconoscenza.
Buona lettura.
C.R.
http://www.cabala.org/oltre_il_fiume.htm
IL NUMERO 137
Come già saprete, uno dei grandi vantaggi
della Cabalà è quello di riuscire a mostrare la
compatibilità tra la visione tradizionale religiosa del
mondo e la comprensione che di esso ne ha la scienza. Nessun altro
sistema di pensiero spirituale o corpo d'insegnamenti mistici
arriva a tanto. La Cabalà, infatti, si occupa in profondità
di numeri, di rapporti simmetrici e qualitativi tra quantità
numeriche; la Cabalà indaga i risvolti e le implicazioni
metafisiche della matematica, trovando nella Torà i loro
corrispettivi. Nella scienza attuale si sta dando una grand'enfasi
sullo studio della cosmogonia, o della nascita del mondo. Una
delle più importanti sezioni della Cabalà, il "maassè
bereshit" o "l'opera della creazione", tratta
nei dettagli le varie fasi dei complessi processi tramite i quali
l'universo e la vita sono venuti all'esistenza.
In particolare, tra tutti i vari settori della
scienza, quello che si sta avvicinando a passi sempre più
rapidi alla scoperta della verità d'alcune affermazioni
della mistica e dell'esoterismo, è la fisica delle particelle
sub-atomiche. In generale ci siamo occupati di quest'argomento
nel saggio "Cabalà e Scienza", pubblicato nel
fascicolo "Il Messia, mito o realtà?",
della nostra scuola. In particolare in quest'articolo vorremmo
però ritornare sulla questione del numero 137, e sulle
sue incredibili proprietà. Per dare un'idea di quanto esso
significhi nel campo della fisica atomica riportiamo un brano
tratto dal recente libro "La particella di Dio",
scritto da Leon Lederman, e pubblicato da Mondadori.
A pag. 32 l'autore, premio Nobel
per la fisica nel 1988, e direttore del Fermilab, il più
grande acceleratore di particelle degli Stati Uniti, racconta
di come per un certo periodo avesse abitato in una casa il cui
numero civico era 137. In realtà era stato lui stesso a
scegliere di mettere quel numero sulla sua casa, dato che si trattava
di una fattoria isolata in campagna. Così continua:
"Fu Richard Feynman, infatti,
a suggerire che tutti i fisici affiggessero una targhetta nei
loro uffici e nelle loro abitazioni per ricordarci di quanto
poco sappiamo. Sulla targhetta non ci sarebbe stato altro che
questo: 137. Ora, 137 è l'inverso di una cosa chiamata
"costante di struttura fine". Questo numero è
in relazione con la probabilità che un elettrone possa
emettere o assorbire un fotone. La costante di struttura fine
risponde anche al nome di costante alfa, e corrisponde al quadrato
della carica dell'elettrone diviso per la velocità della
luce moltiplicato per la costante di Planck. L'unico significato
di tale sproloquio è che questo numero, 137, contiene
l'essenziale dell'elettromagnetismo (l'elettrone), della relatività
(la velocità della luce) e della teoria dei quanti (la
costante di Planck). Sarebbe meno sconvolgente se il rapporto
tra tutti questi importanti concetti risultasse pari a 1 o a
3 o, forse, ad un multiplo di pi greco. Ma 137?
La cosa più notevole
a proposito di questo notevole numero è che esso è
privo di dimensioni... Molti numeri si presentano con dimensioni.
Ma risulta che, quando si combinano tutte le quantità
che costituiscono la costante di struttura fine, tutte le unità
si cancellano! 137 si presenta da solo; si presenta ovunque
in tutta la sua spoglia nudità. Ciò significa
che gli scienziati di Marte o del 14° pianeta della stella
Sirio, usando qualsiasi accidente d'unità per la carica
e la velocità e la loro versione della costante di Planck,
otterrebbero sempre 137. Si tratta di un numero puro.
I fisici si sono scervellati
sul numero 137 per gli ultimi 50 anni. Werner Heisenberg (a
cui dobbiamo il famoso "Principio d'indeterminazione",
uno dei pilastri della fisica quantistica) (n.d.r.) affermò
una volta che tutti i dilemmi della meccanica quantistica si
sarebbero risolti non appena si fosse finalmente spiegato il
137... Un altro scienziato, Wolfang Pauli, era ossessionato
dal 137, e passava innumerevoli ore a meditare sul suo significato."
Ora, nonostante la sua grande preparazione come
scienziato, il nostro autore non fa certo un buon servizio alla
sua identità d'appartenenza. Leon Lederman è,
infatti, ebreo come tanti altri fisici famosi, anche se lo dice,
indirettamente, solo circa a metà libro (che tra l'altro
consigliamo a tutti i nostri lettori). Se avesse una benché
minima infarinatura di sapienza cabalistica saprebbe che 137
è il valore numerico della parola Cabalà:
Quf-Beit-Lamed-Hey =
100 - 2 - 30 - 5 =
Si tenga presente che, spiegato in termini un tantino
più semplici da capire, 137 è il rapporto tra la
velocità della luce e quella dell'elettrone in orbita intorno
al nucleo dell'atomo d'idrogeno. O meglio, esso governa il legame
che c'è tra materia e luce. Riflettete bene su tutto ciò.
La luce è il fenomeno che meglio rappresenta l'energia
allo stato puro. Infatti, il fotone, che è il vettore dell'energia
elettromagnetica, di cui la luce è uno degli aspetti, possiede
una massa eguale a zero, cioè è del tutto immateriale.
Dall'altra parte sta l'elettrone, che è la più stabile
e comune tra tutte le particelle leggere (leptoni) di cui è
fatta la materia. Abbiamo dunque due opposti: energia e materia,
luce e oscurità, e in mezzo ad essi ci sta il numero 137,
la parola Cabalà, che significa "corrispondenza",
"parallelismo". Come ha fatto notare Leon Lederman nel
brano riportato prima, 137 è un numero puro, cioè
non dipende dalle unità di misura utilizzate. È
quindi un numero universale.
Per fare capire meglio questo fatto facciamo un
esempio. Sappiamo che la velocità della luce è di
circa 300.000 km al secondo. Se volessimo capire questo numero,
utilizzando le tecniche cabalistiche, ci troveremmo di fronte
a due problemi. Il primo è che la cifra non è esatta,
ma approssimata; il secondo è che se misurassimo la velocità
in cm. all'ora, o in miglia al giorno, o in qualsiasi altra unità
di misura, avremmo sempre dei numeri diversi. Dunque, la loro
interpretazione sarebbe relativa al sistema di misurazione utilizzato.
Ma non così per il numero 137, che oltre ad essere un numero
puro è anche un numero esatto, cioè non ha decimali.
Ecco la grandezza della Cabalà! In essa sono contenute
le chiavi per avvicinare e comprendere i fenomeni più disparati,
sia quelli provenienti dal mondo sacro che quelli presenti nel
mondo profano.
Studiando più da vicino il numero 137 scopriamo
che è un numero primo, cioè non è divisibile
se non per se stesso e per l'unità.
Questa classe
di numeri rappresenta il segreto dell'individualità e dell'unicità.
Se lo riduciamo, cioè se sommiamo tutte le sue cifre, otteniamo
11 (1 + 3 + 7). 11 è il numero che rappresenta la sefirà
Da'at, l'undicesima, la più misteriosa. Eppure essa
svolge un ruolo essenziale nell'Albero della Vita, in quanto le
spetta il compito di unificare le tre Sefirot superiori (Keter,
Chokhmà e Binà), come purequello di unificare
queste tre Sefirot con le sette inferiori. In termini umani, Da'at
ha il compito di unificare tra di loro le varie modalità
di pensiero di cui è capace la mente umana, sia nel loro
aspetto intuitivo sia razionale. Inoltre, Da'at, si incarica
di legare tutto ciò col sentimento. Come si vede, si tratta
di un ruolo estremamente delicato ed essenziale. Purtroppo, Da'at
è stata la sefirà che ha subito il peggiore dei
danni con il peccato d'Adamo e con tutti gli errori successivamente
accumulati. D'altro canto, essa costituisce l'ultima e più
importante tappa del processo di rettificazione e di riparazione
dell'umanità. Inoltre, il numero 11 rappresenta anche il
segno dell'Aquario, poiché esso è all'undicesimo
posto nello Zodiaco. E dato che ci troviamo nell'età dell'Aquario,
ciò significa che abbiamo ora la più grande ed importante
delle opportunità finora mai avute di compiere quella rettificazione,
restituendo l'Albero della Vita alla sua unità primaria,
e ritornando allo stato posseduto da Adamo ed Eva nel giardino
dell'Eden.
Se riduciamo ulteriormente l'11 otteniamo 2 (1
+ 1), il valore della Beit,
la prima lettera della Torà,
che rappresenta la dualità di fondo, da cui tutto ha avuto
esistenza. E la Cabalà è l'unica via sicura ed efficace
per scoprire come tale dualità non sia un abisso insormontabile,
ma sia una polarità che può essere riconciliata.
La Cabalà ci insegna tutta una serie di tecniche e di conoscenze
atte a scoprire e vivere la corrispondenza tra gli opposti, a
trasformare la loro conflittualità in complementarità.
Infine, il numero 137 rappresenta un'immagine completa dell'Albero
della Vita. Infatti, 100 sta ad indicare il livello di Keter,
30 il livello di Chokhmà, Binà e Da'at
(Chabad)
le tre sefirot superiori, chiamate anche "i cervelli",
e 7 le restanti sette Sefirot inferiori, da Chesed a Malkhut.
Abbiamo così l'Albero completo di tutte le sue luci.
Sempre rimanendo nel campo della scienza, in un
altro libro di fisica abbiamo trovato un nuovo interessante particolare.
Si tratta di un testo chiamato "Einstein aveva ragione,
Dio non gioca a dadi". L'autore, Walter Cassani è
uno scienziato italiano "alternativo". Cassani fa parte
di un gruppo di fisici che osa porre in discussione il cosiddetto
"modello standard", che attualmente spiega la creazione
come avente avuto inizio dal big bang. Nel suo libro il Cassani
mostra una grande creatività e originalità, e dice
di essere riuscito ad unificare relatività e quantistica.
Egli concepisce una "teoria ondulatoria del campo",
che a sua detta risolve quasi tutti gli enigmi della fisica classica,
e ne corregge le sviste e i preconcetti. Ad esempio, egli non
crede nell'esistenza dei "buchi neri", e dà una
diversa interpretazione dello "red shift", cioè
dello spostamento verso il rosso delle righe spettrali della luce
proveniente dalle stelle più lontane.
A proposito della costante di struttura fine, il
137, Cassani spiega che si tratta di un numero intero perché
corrisponde al numero d'onde di forma che l'elettrone stabilisce
nel suo oscillare intorno al nucleo. Egli dice anche che tale
numero però può variare tra 136 e 138, pur se mediamente
rimane 137. Niente paura, la Cabalà ha già una spiegazione
pronta anche per questi due numeri: 136 è la parola "voce",
kol(Quf
- Vav - Lamed). Com'è noto la voce si propaga tramite
delle onde. 138 è invece la parola "particella",
chelek (Cheit - Lamed - Quf), che significa appunto
"pezzettino di materia". Si tratta dello stesso nome
che nell'ebraico moderno viene utilizzato per chiamare le particelle
nucleari! Dunque da una parte abbiamo l'onda e dall'altra la particella:
i due aspetti della realtà che la fisica ha scoperto. Com'è
noto, ogni fenomeno può essere interpretato sia come un
moto ondulatorio sia come un passaggio di particelle. E a mediare
tra questi due aspetti, simboleggiati dal 136 e dal 138, c'è
il 137, nuovamente la Cabalà, a riconciliare tutta la creazione!!!
http://www.cabala.org/oltre_il_fiume.htm