...Quando
dico "tutte le vittime di Israele" intendo tutti coloro che abitano
e vengono assurdamente uccisi in quella località geografica, per
la quale non esiste, né può esistere alcun diritto di appartenere
a coloro che pretendono di farne la "nuova Palestina".
Così pensa ogni persona civile, e così si prega nelle sinagoghe.
Non si può dire altrettanto delle moschee islamiche, dove per lo
più si incita la gente all'odio e al sacrificio della vita per
la causa di Allah, producendo in questo modo il fanatismo esasperato e
mostruoso, necessario a lanciare aerei civili contro obiettivi civili,
o vestirsi di esplosivo per uccidere o invalidare le vite di esseri innocenti.
Non c'è terrorismo ebraico! E l'esercito e la polizia israeliana
non sono composte da carnefici o sottoposte a propaganda demagogica. Se
in un paese soggetto alla pressione di una tale violenza e insicurezza
si sviluppa ANCHE un senso negativo ed esasperato di odio e paura, e se
questo degenera occasionalmente in atti di violenza com'è
stato alcuni anni fa per un rabbino estremista e isolato che ha sparato
contro una moschea durante la preghiera islamica, o per l'assassinio di
Rabin, tutto ciò è nel tristemente "normale" ordine
delle cose, in un mondo che è ben lontano da una sufficiente ricchezza
culturale e maturità spirituale per vivere libero da atti di violenza
e odio.
Ma quando il poliziotto israeliano occasionalmente agisce secondo istinto
e con incontrollato odio verso il palestinese, il suo paese lo punisce
secondo una legge democratica e civile, con tutti i limiti che ogni moderno
Stato, nonostante leggi e ordini morali elevati, si trova a dover accettare
come "compromesso", nella coscienza che nel mondo attuale "nulla
è perfetto".
E nessun onesto poliziotto o militare israeliano gioisce dell'uccidere
bambini o adulti: ogni occasione è fonte di dolore e rabbia, di
fronte all'incredibile assurdità del fanatismo islamico che getta
le fragili menti di un'umanità inconsapevole e innocente nell'esaltazione
del "martirio", concetto che ogni mente civile dovrebbe aborrire soprattutto
con l'intelligenza cresciuta nell'apprendere le fondamentali nozioni dell'esperienza
storica.
Così pure non tutti i palestinesi o gli "arabi" in generale, sono
estremisti, o fanatici, o caricati di odio verso lo Stato di Israele:
moltissimi, infatti, amano quello Stato e ne rispettano le leggi e l'etica,
vivendo e lavorando onestamente a fianco della popolazione ebraica. Il
gioco ambivalente delle autorità palestinesi sotto l'apparente
comando di Arafat è cosa che disapprovano e controbattono con idee
che, ahimè, non possono vincere il facile, diretto, mostruoso plagio
esercitato sulla maggioranza della popolazione di cultura islamica o cristiana,
che agisce invece come una droga, una dipendenza senza uscite o soluzioni
che non siano questa tremenda separazione sociale, fonte di violenza inarrestabile.
Israele esiste e deve esistere. I palestinesi devono accettare di essere
cittadini israeliani e devono conquistarsi il rispetto degli ebrei che
hanno reso il territorio geografico nel quale i loro padri sono vissuti,
un luogo di democrazia, di ricchezza economica e naturale (con acqua,
piantagioni, strade, industrie, ospedali, scuole, teatri e un mercato
internazionale), e di speranza di pace e prosperità per i tempi
a venire, contro la povertà culturale ed economica nella quale
i governanti islamici, ovunque nei loro territori, costringono la maggioranza
della popolazione.
In un mondo arabo nel quale solo pochi, pochissimi hanno la possibilità
di diventare ricchi, e lo fanno mantenendo coscientemente nella dipendenza
e nell'incultura l'altra parte della società, donne comprese, non
ci potrà mai essere una base sulla quale appoggiare un "ponte"
verso il resto del mondo! Mai un'intelligenza evoluta potrà o dovrà
accettare la vergogna di leggi che trattengono nell'ignoranza e nella
prigionia esseri umani, come semplici "tradizioni etniche" da rispettare
in nome del bisogno delle identità e diversità culturali!
Ti
prego quindi di meditare su tutto questo, e di convincerti una volta per
tutte che a nessun ebreo capita di ascoltare il suo rabbino quando
riconosciuto tale dalle autorità rabbiniche incitare all'odio
razziale o alla violenza verso qualsiasi "diversità" esistente
sulla faccia della terra. Ogni considerazione è data per esercitare
ed evolvere l'idea di giustizia ed equilibrio sociale, tenendo strettamente
sotto controllo anche (se non soprattutto, almeno in territorio israeliano)
le forze della difesa.
Ricordati che le uniche voci che incitano alla risposta violenta in Israele
vengono da personalità non religiose, politici che senza lungimiranza
né rispetto per i fondamenti morali, etici e politici di Israele
cercano una facile via al successo elettorale (cha passa, come ben sai,
soprattutto dalla demagogia e dalle semplificazioni esasperate, come quella
di citare i meri numeri delle vittime di ambo le parti...), o da pochi,
pochissimi, isolati e malvisti fanatici ebrei, religiosi o meno, che comunque
hanno fatto ben pochi danni al paese, a causa del loro esiguo numero,
certo, ma soprattutto grazie al REALE e attivo controllo che la polizia
israeliana esercita su di loro.
Questa
mattina, così come avevo cantato al mio concerto di sabato sera,
ho nuovamente intonato "Hashkivenu Avinu le Shalom", preghiera
che dice: "Facci riposare in pace e facci sorgere, Padre nostro, Re
nostro, per una buona vita in pace, e proteggici, stendi su di noi la
tenda della pace. Ispiraci, sostienici col tuo consiglio e dacci presto
la salvezza in grazia del Tuo Nome. Proteggici, e stendi su di noi la
tenda della misericordia e della pace. Sii benedetto, Signore, che stendi
su di noi la tenda della pace, e cosė su tutto il Tuo popolo e su Gerusalemme.
Amen."
Cosė è terminato il Kaddish di questa mattina, la preghiera per
i morti.
Per TUTTI i morti.
Claudio,
Vancouver, 2 December 2001.
CONTINUA
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