Cara
amica,
sei
male informata: c'è già uno Stato palestinese, sebbene da
poco tempo, e in quei territori non c'è alcuna presenza di milizia
israeliana, secondo gli accordi internazionali. Ma, appunto dopo i fatti
dell'altro ieri, tutta quelle zone sono circondate da carri armati e milizia,
perché Israele ritiene gli ultimi attentati un atto di guerra,
e quindi prepara la difesa e l'eventuale offesa.
Inoltre, prendersi il diritto di accusare Israele di "terrorismo
di Stato" è una cosa assai grave e irresponsabile, in una
realtà allucinante e sanguinosa come quella attuale. Nessuno Stato
al mondo è completamente innocente e "buono", ma è
necessario accontentarsi del "meno peggio", il che va giudicato
in base a una generica ...ahimè! considerazione sulle
basi più o meno democratiche del suo statuto. E anche sull'effettivo
potere che quello Stato esercita sul suo popolo e sulla sua milizia. Questi
elementi di giudizio, applicati allo Stato palestinese, si confermano
insufficienti, visto che agisce immolando suicidi ed esaltando il martirio
ideologico, contro ogni etica accettabile in tempi moderni!
Abbiamo un potenziale tecnologico distruttivo mai esistito prima, nella
storia dell'umanità, e questo ci obbliga a formulare nuovi precisi
limiti all'etica. L'ex Unione Sovietica non è in grado di controllare
il tremendo mercato clandestino di materiali nucleari di spaventoso pericolo
per la vita sul nostro pianeta, e nessuno può "civilmente"
pensare che resti possibile, in una simile realtà storica, tollerare
culture che esaltano il fanatismo e il martirio!
Un popolo che manda a morire i suoi bambini e i suoi giovani, genitori
che si dichiarano fieri e orgogliosi del figlio morto suicidandosi per
la causa e uccidendo civili innocenti (anche arabi, negli attentati ai
bus pubblici...), che accetta di educare la gente indottrinandola con
la demagogia mostruosa espressa quotidianamente dai media palestinesi...
tutto ciò è FUORI da qualsiasi limite che la civiltà
necessaria alla sopravvivenza dell'umanità oggi può accettare!
I palestinesi NON SONO PIU' un popolo senza terra! E questo sia detto
avendo stabilito, ormai, di DIMENTICARE tutte le polemiche degli anni
passati, sul come e sul perché si siano sviluppate le intolleranze
palestinesi verso lo Stato di Israele.
Oggi si deve indubbiamente mantenere uno sguardo diretto esclusivamente
alla pace futura, abbandonando considerazioni sentimentali o complesse
come citare l'Olocausto ebraico contrapposto a quello palestinese,
e a seguito di ciò, evitare le "simbologie", qual è
il ritenere che l'elezione di Sharon sia stata una "provocazione"
per il popolo di Palestina. Ora, si pretende di accusare Sharon come terrorista,
criminale di guerra, rappresentante di un mondo di falsità e inganno!
E Sharon è un ministro eletto DEMOCRATICAMENTE in un paese democratico
nel quale esiste un libero dibattito popolare, che ti piaccia o no! Un
paese nel quale si può dire tutto e il contrario di tutto, perché
il "dialogo" è esercitato e stimolato da una realtà
culturale che non accetta assolutismi di alcun tipo, per antica tradizione
e per scelta cosciente e spesso conservata con inimmaginabili sofferenze.
Che dire del mondo palestinese, invece, dove si ascolta ovunque e quasi
soltanto il ripetere gli stessi slogan, e dove si ignora prepotentemente
la VERITA' storica, fiduciosi del fatto che i media mangiano, macinano
e vomitano ogni giorno e ogni ora sempre e soltanto ciò che è
più facile e istintivo da capire e raccogliere?
Che dire della gente che si vanta di sapere tutto di Israele e Palestina,
e parla di "nuovi insediamenti ebraici ogni giorno in territori palestinesi"?
O dimentica l'autonomia data alla milizia palestinese nei suoi territori?
O pretende di poter giudicare le diverse "qualità" delle
libertà di stampa e di opinione nelle diverse località mediorientali?
O le diverse "qualità" delle milizie regolari, giudicando
quelle israeliane "terroristiche"?
Quale ignoranza della struttura gerarchica e organizzativa di un esercito
regolare è "buona cosa" avere per permettersi di credere
e stabilire senza ombra di dubbio che un esercito di Stato sia un insieme
incontrollabile di "terroristi", al pari di organizzazioni segrete
di criminali internazionali?
O forse vorremmo negare a un qualsiasi paese al mondo il diritto di organizzare
una forza di difesa il più possibile trasparente e sicura, sotto
il controllo di un'etica condivisibile da tutti, in considerazione delle
urgenze e dei pressanti doveri posti dal potenziale distruttivo delle
armi moderne? O vogliamo perdere tempo nel discutere se le forze armate
israeliane siano meglio o peggio di quelle francesi o belghe o americane
o russe?
Non è in pericolo solo Israele! Lo sanno ormai tutti: è
in pericolo il mondo intero.
Quello che dobbiamo affrontare nel prossimo futuro non è un problema
"locale" del Medio Oriente, ma "IL" problema dell'esistenza
di un futuro per il mondo intero!
Israele è un'isola di civiltà europea e occidentale nell'"oceano"
islamico. E abbiamo due "verità" incompatibili, fra il
loro mondo e il nostro occidentale. Se evidentemente nessuna verità
può più essere "data e accettata incondizionatamente"
come tale, non ci resta che affidare il nostro futuro alla formulazione
di nuovi princìpi non di tolleranza, ma di etica, nei quali, primo
fra tutti, ci deve essere l'assoluto rifiuto per il martirio e il fanatismo
(religioso o politico), e per il terrorismo come arma di guerra.
Infine, suonare il violoncello, per me, non può e non ha mai potuto
essere un atto di "intrattenimento", altrimenti potrei pure
esser diventato ricco e famoso. Io suono per servire la Cultura dell'Occidente,
conservando e proteggendo la "catena" dei maestri che ha formato
il nostro linguaggio poetico e la nostra etica di vita. In musica, da
Bach a Britten, da Palestrina a Schumann o Schostakovitch, nessuno ha
ignorato o insultato le "differenze" (a parte Wagner, purtroppo...),
né si è lasciato "contaminare"; ognuno ha contribuito
a integrare, gettare "ponti" fra le diversità, per connetterle
e creare nuove energie. Questa catena io cerco di continuare col mio lavoro.
E' assurdo e deprimente, quindi, pretendere che il mio lavoro sia "disconnesso"
dalla vita e dalla "cronaca" della vita...
Per questo ascolto l'altro, il diverso, e non lo filtro col mio pregiudizio,
così come non mi limito a raccogliere informazioni e opinioni da
giornali, televisione o internet, ma vivo intensamente in mezzo alla gente,
la guardo negli occhi, la cerco, la stimolo.
E parlo con tutti: il panettiere, il barista, la donna sull'autobus, il
professore universitario, l'artista, il politico, l'indifferente, lo sportivo...
e in tante diverse lingue e modi di comunicare.
Domani pomeriggio suonerò in ospedale per i malati terminali, forse
riuscirò venerdì a suonare anche nel penitenziario di Vancouver
(pieno di islamici...), e poi per il solito pubblico elegante e colto
dei concerti di "musica classica". A tutti esprimo il mio "senso"
dell'arte, che non è:
"INDOTTRINARE SUL GIUSTO E SULL'INGIUSTO",
ma :
"COSTRUIRE PONTI FRA LE DIVERSITA', PER CREARE NUOVI PERCORSI DELL'INTELLIGENZA,
VERSO LA PACE".
Dunque ribadisco con forza: nessuno deve più tollerare come "civiltà"
tutte le culture che continuino ad esaltare, o accettare, o tollerare
il martirio quale atto positivo.
Questo, e solo questo, è il necessario punto di partenza per avere
un futuro.
Ribadisco anche il mio affetto, e spero di avertelo comunicato anche con
questa lettera.
Claudio,
Vancouver, 4 December 2001.
CONTINUA
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