Piangere...

 

 

 

 

Il giorno 30-01-2002 18:39,
Enrico ha scritto:

   Caro Claudio,

la tua lettera da Vancouver mi ha messo veramente una tristezza e uno sconforto che non ti posso descrivere. Il tuo argomentare è, al solito, lucido e sottile, ma a che vale quando si appoggia ad una visione così politicamente squilibrata, partigiana, cieca e sorda?
Non voglio fare la morale né a te né a chiunque altro; ma le parole che poggiano la loro verità su vuoti slogan suonano a loro volta squallidamente vuote. Un castello di carte.
Valeva la pena, tanta epocale sofferenza, per questo risultato?
Preferisco continuare a leggere i miei Yehoshua, Schwartz-Bart, Grossmann... Ma tu, che hai come arma il tuo violoncello, hai mai pensato a cosa si prova guardando da dietro un mirino?

Questa è la traduzione di una lettera che alcuni giorni fa un gruppo di 53 soldati israeliani ha pubblicato a pagamento su un importante quotidiano israeliano. Ti lascio con questo testo.

Ciao, Enrico.

 




“ Noi, ufficiali e soldati combattenti di riserva di Tzahal, che siamo stati educati nel grembo del sionismo e del sacrificio per lo stato di Israele,
che abbiamo sempre servito in prima linea, che siamo stati i primi, per ogni compito, facile o difficile che fosse, a difendere lo Stato di Israele e a rafforzarlo. Noi, ufficiali e soldati combattenti che serviamo lo Stato di Israele durante lunghe settimane ogni anno, nonostante l'alto prezzo personale che abbiamo pagato. Noi che siamo stati in servizio di riserva in tutti i territori e che abbiamo ricevuto ordini e istruzioni che non hanno niente a che fare con la sicurezza dello Stato, e il cui unico obiettivo è la dominazione sul popolo palestinese. Noi che con i nostri occhi abbiamo visto il prezzo di sangue che l'occupazione impone su entrambe le parti di questa divisione. Noi che abbiamo sentito come gli ordini che ricevevano stavano distruggendo tutti i valori di questo paese. Noi che abbiamo capito che il prezzo dell'occupazione è la perdita dell'immagine umana di Tzahal e la corruzione dell'intera società israeliana. Noi che sappiamo che i territori occupati non sono Israele, e che tutte le colonie sono destinate ad essere rimosse... Noi dichiariamo che non continueremo a combattere in questa guerra per la pace delle colonie, che non continueremo a combattere oltre la linea verde per dominare, espellere, affamare e umiliare un intero popolo. Noi dichiariamo che continueremo a servire Tzahal in qualsiasi obiettivo che serva la difesa dello Stato di Israele. L'occupazione e la repressione non hanno questo obiettivo.
E noi non vi parteciperemo.”

 

 

Il giorno 30-01-2002 18:39, Enrico, ......@supereva.it ha scritto:

> Caro Claudio, la tua lettera da Vancouver mi ha messo veramente una tristezza e uno sconforto che non ti posso descrivere....


Enrico caro, finché continueremo tutto questo argomentare piagnucoloso sulla disgrazia di palestinesi o di israeliani, e continueremo a trovare in Sharon la scusante ideale per il disastro del "dialogo", non avremo altro che quel che abbiamo. Io grido con tutta la mia voce il bisogno, l'urgenza assoluta di rifiutare ogni dignità di "popolo" e diritto a far parte del mondo civile a chiunque assuma il suicidio-omicidio e il terrorismo come arma di difesa o di offesa, lo esalti, lo pratichi. Solo se queste cose diventeranno tabù più profondi di quanto non sia far sesso con la propria madre, allora ci sarà un futuro di dialogo possibile. Tutto il resto è, per me, o disgustosa demagogia, o infelice e improduttiva illusione.
Se tutto il mondo civile si ribellasse veramente e profondamente al concetto di "martirio", i "martiri" presto fallirebbero e scomparirebbero. C'è invece una parte di umanità che sposta l'ottica del problema da un'altra parte; per questo io grido: non accetto di rispettare alcun popolo che esalti il martirio e la morte.

 

Il giorno 31-01-2002 15:23, Enrico ha scritto:

Giusto, Claudio, basta piagnistei!
Che ce ne frega!

Portiamo la nostra democrazia a questi primitivi, la nostra civiltà,
il nostro benessere.
Gott mit uns!
Hitler, Bush II, Osama, Berlusconi, Claudio Ronco



Non mi scrivere più, per favore.
Enrico

 

>
> Non mi scrivere più, per favore.
>


Hai intenzione di convertirti al terrorismo islamico?
Hai intenzione di insultarmi ancora in questo modo, affiancando il mio nome a quelli che mi hai scritto?
Hai intenzione di convincermi che Bush II equivale a Osama o a Hitler?
Hai intenzione di convincermi di aver detto —mio malgrado— che i palestinesi sono dei "primitivi", o che la nostra civiltà e il nostro benessere sono inequivocabilmente giusti?

Sono abituato a constatare che la gente comune non riesce a leggere quello che è scritto, o capire quel che viene detto, se non sovra-ascoltando o sovra-leggendo quel che ha già in testa, soprattutto quando ciò che ha in testa è un pensiero omologato a un sistema di comunicazione mass-mediale. Ma io tendo sempre a sperare che i miei amici siano meno "comuni", e capaci di "qualcosa di più", "qualcosa oltre..."; sicché mantengo ferma e stabile la mia speranza in una rete di intelligenze libere e dialoganti che sopravviva al caos.
Se no... peccato...
...Sebbene tutto ciò sia la norma, la triste norma del moderno pensare...

E' certo che io non sarò mai una voce di questo coro stonato e disarmonico che distingue solo i rossi e i neri o i buoni e i cattivi, oppure che resta nei dominii del grigio, riflettendo colori sbiaditi. Sopporto il dolore della solitudine e dell'isolamento, assumo una "voce che grida nel deserto", e ripeto con disperata insistenza che nessuno può più difendere il diritto di esaltare la morte o il martirio, visto che è pragmaticamente impossibile, per ora, abolire gli eserciti e le armi di morte. E neppure l'ignoranza, la stupidità, la vanità, la cupidigia, l'egoismo, la crudeltà... o la pigrizia mentale...

Per cui, se vuoi insultarmi, ti prego di farlo con rispetto per la gravità degli argomenti di questa vicenda, e quindi con argomentazioni degne di una mente libera e onesta, sacrificando un po' di tempo a beneficio dell'intelligenza viva e sensibile, che non può attivarsi mai sulla superficie dei problemi poiché ha bisogno di dilatarli e penetrarli in profondità.

Claudio.


 

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Claudio Ronco,
"Elegia per Israele",
per archi ed elettronica:
Venezia 2002.

Immagini:

sfondo: "Figurenfeld" (1958 -1975)
di Alois Wünsche-Mitterecker , Baviera.
Balthus: ritratto di Joan Mirò con la figlia, 1938;
ritratto di André Derain, 1936.