Adesso che ormai avrai
già letto abbastanza della "Inventio II; cubiculum",
ti svelo un dettaglio:
"(...) Carlos
Argentino (Daneri, cugino di Beatriz Viterbo; nota mia) è
roseo, corpulento, canuto, di lineamenti fini. Esercita non so quali
funzioni subalterne in una biblioteca dei quartieri sud dal nome illeggibile;
è autoritario ma inetto; profittava, fino a poco tempo addietro,
delle sere e dei giorni di festa per non uscire di casa. A due generazioni
di distanza, la esse italiana e la copiosa gesticolazione italiana
sopravvivono in lui. La sua attività mentale è continua,
appassionata, versatile e del tutto insignificante. Abbonda in inservibili
analogie e in oziosi scrupoli. Ha (come Beatriz) belle mani grandi
e affusolate. (...) Il trenta aprile del 1941 mi permisi di aggiungere
al torrone UNA BOTTIGLIA DI COGNAC LOCALE. Carlos Argentino lo assaggiò,
lo giudicò notevole e intraprese, dopo alcuni bicchierini,
una esaltazione dell'uomo moderno. (...)"
J.L. Borges, El Aleph.
Il mio professor Davide
Fano l'ho immaginato e modellato ricordando il Carlos Argentino Daneri
di Borges, ossia il casuale proprietario della cantina in cui era
l'Aleph.
Infatti ad Habib non
sfugge il fatto che Fano possedeva, tra i falsi, UNA cosa autentica,
e piuttosto che scegliere un papiro (o un Aleph), preferisce far sorgere
da quell'uomo solo ed esclusivamente l'Aleph che è in lui:
il "punto positivo" e universale del bene.
Ma inizialmente pensavo
a Carlos Argentino perché:
"(...) Mi lesse molte altre stofe (del suo poema intitolato
"La Terra"), che ottennero anch'esse la sua approvazione
e il suo profuso commento. Nulla di memorabile era in esse; non le
giudicai neppure molto peggiori della prima.
Alla loro stesura avevano collaborato l'applicazione, la rassegnazione
e il caso; le virtù che Danieri attribuiva loro erano posteriori.
Compresi che il lavoro del poeta non consisteva nella poesia, ma nell'invenzione
di ragioni perché la poesia fosse ammirevole; naturalmente,
questo lavoro successivo modificava l'opera per lui, ma non per gli
altri. (...)"
In effetti, nel racconto,
Carlos A. Daneri diventerà un poeta di successo, mentre l'
opera "Le carte del baro" dell'amante della perduta Beatrice
"non ottenne un solo voto" dalla giuria che premiò
Daneri.
Inoltre, Borges aggiunge:
"(l'aleph), com'è noto, corrisponde alla prima lettera
dell'alfabeto della lingua sacra. La sua applicazione nell'ambito
della mia storia non sembra casuale. Per la Cabala, quella lettera
rappresenta il En Sof, l'illimitata e pura divinità; fu anche
detto che essa ha la figura d'un uomo che indica il cielo e la terra,
per significare che il mondo inferiore è specchio e mappa del
superiore; per la Mengenlehre, è il simbolo dei numeri trasfiniti,
nei quali il tutto non è maggiore di alcuno dei componenti.
Quel che vorrei sapere è: Carlos Argentino scelse lui quel
nome, o lo lesse, applicato a un altro punto nel quale convergono
tutti i punti, in uno degli innumerevoli testi che l'Aleph della sua
casa gli rivelò? Per quanto sembri incredibile, io credo che
ci sia (o che ci sia stato) un altro Aleph; io credo che l'Aleph di
via Garay fosse un falso Aleph. (...)
(citando antichi testi:) " (...) I fedeli che si recano
alla moschea di Amr, al Cairo, sanno bene che l'universo è
racchiuso nell'interno di una delle colonne di pietra che circondano
il cortile centrale... Nessuno, certo, può vederlo, ma chi
accosta l'orecchio alla superficie affferma di percepire, dopo un
po', il suo incessante rumore... La moschea è del secolo VII;
le colonne provengono da altri templi di religioni preislamiche, giacché
come ha scritto Abenjaldùn: Nelle repubbliche fondate da nomadi,
è indispensabile l'opera di forestieri per quanto è
arte muraria".
Esiste codesto Aleph all'interno di una pietra? L'ho visto quando
vidi tutte le cose, e l'ho dimenticato? La nostra mente è porosa
per l'oblio; io stesso sto deformando e perdendo, sotto la tragica
erosione degli anni, i tratti di Beatriz."
C.R.