Premessa
(non
breve...) al progetto per una installazione e una performance nel
centro storico di Genova
Quando
a novembre del 1997 ricevetti il disco con i nove Capricci di Paganini
incisi nel 1931 da Giuseppe Gaccetta, gli telefonai immediatamente
per ringraziarlo e complimentarmi entusiasticamente. Ma lo richiamai
ancora, dopo pochi giorni, per chiedergli con un certo imbarazzo
di suonare in duetto con lui...
Non
intendevo certamente chiedergli di tornare violinista alla sua veneranda
età di 85 anni, dopo averne vissuti una sessantina da falegname;
volevo suonare "insieme" alla sua unica incisione musicale,
eseguendo dieci brani per violoncello a "cornice" delle
sue nove incisioni. Inaspettatamente, Gaccetta capì alla perfezione
quel che avevo in testa, e dichiarò subito la sua soddisfazione
per la mia proposta, proprio come accade fra due musicisti che si
accordano per fare un concerto insieme. Da quel giorno io mi preparo
a duettare col suo violino, la sua tecnica, il suo spirito di virtuoso.
Ascoltando
la sua incisione io percepisco lo sguardo di quei maestri antichi,
la cui catena di conoscenze e capacità è stata troncata
sin dalla fine del secolo scorso, quando ancora alcuni dei più
grandi violinisti e violoncellisti tentavano di alzare le loro voci
contro l'assurdità delle presunte innovazioni della loro arte,
destinate a semplificazioni e banalizzazioni utili solo alla crescente
richiesta del mercato musicale. Alla fine del secolo del disco, della
radio e dei concerti massmediali e multimediali, cominciamo ad accorgerci
di quanto la crisi della nostra arte sia diventata insignificante,
e di quanto noi si sia diventati impermeabili ai suoi antichi significati.
Io
mi esercito, studio e suono da più di vent'anni sui violoncelli
antichi, con le loro inaffidabili e obsolete corde di budello ovino,
proprio per sentirmi, in qualche modo, ancora parte di quella catena
di maestri. E' quasi una stupida follia, difficile da far accettare
persino a coloro che si occupano di musica antica con strumenti originali,
proprio perché l'esigenza di velocità e affidabilità
che il mercato impone continua a non poter coincidere con gli ideali
delle antiche scuole...
Ma
lo scoprire che il Conservatorio di Genova, nell'anno 2001, aprirà
una cattedra per un falegname di 87 anni che sessant'anni fa era l'ultimo
allievo della vera scuola di Paganini, resuscita le mie speranze.
Soprattutto perché ci sarà modo di accorgersi che tutte
le innovazioni della tecnica violinistica negli ultimi cent'anni sono
state solo delle sciocche illusioni, quando non dei gravi errori.
Il violinista Paganini, infatti, non fece altro che restituire al
violino la tecnica e l'arte che Corelli, Veracini e Tartini avevano
portato a perfezione nel Settecento. Per "innovare" si poteva
solo abbandonare il violino per un diverso strumento, oppure credere
profondamente nell'eternità delle grandi invenzioni musicali,
dove non c'è il vecchio e non c'è il nuovo...
Eccomi
quindi pronto a suonare col mio violoncello antico, alla fine di un'Era,
in un mondo pieno di suoni elettrici o elettronici e milioni di dischi
e musicisti, per dialogare, nel tempo sospeso dell'arte musicale più
nobile, con il violino antico di Giuseppe Gaccetta.
continua...
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