...Popper si fece mai battezzare?»
«No, mai. Tacque semplicemente la sua origine, a se stesso e agli altri; l'ignorò, insomma, la tenne in sospeso... ma mi faccia tornare a Liszt. Viveva con la contessa d'Agoult, che aveva abbandonato il conte suo marito, e nel '35, a Ginevra, nacque la sua prima figlia, Blandine, destinata a morire giovane, come Daniel, il suo unico figlio maschio, prima del '61. In Liszt crebbe la "crisi mistica", e decise di avere la tonsura e prendere gli ordini minori: fu a Roma, nel '65. Ora vede, prima di questo, proprio in quel '44 in cui conobbe Piatti, ruppe la sua relazione con la contessa, che a sua volta si vendicò su di lui scrivendo "Nélida, romanzo a chiave", in cui svelava, a chi poteva decifrarne i codici, molti segreti sulle relazioni e gli intrighi del padre dei suoi figli. Liszt ebbe anni di problemi per quel libro, ma alla fine ne uscì vittorioso, poiché già due anni prima, nel '42, era riuscito a farsi elevare di rango: aveva ricevuto la laurea Honoris Causa a Königsberg. Guardi a pagina 42.»
«...C'è la foto ritratto di Franz Liszt vecchio... ma guarda un po', qui somiglia a Leonard Bernstein a fine carriera!»
«Beh, allora guardi quella di pagina ottantaquattro, dov'è messo sopra a Piatti. Comunque il quarantadue era l'anno dopo il suo primo incontro col suo futuro genero: Wagner. Poi nel quarantotto ebbe uno screzio con lui, a causa del libretto che Richard aveva appena pubblicato: "L'opera d'arte nell'avvenire", e delle convinzioni fortemente antisemite che cominciava a declamare ovunque, in compagnia, in effetti, di buona parte degli uomini del potere europeo... vada un momento alla foto di pagina 199, in alto.»
«Accidenti, questo somiglia al mio pianista di ieri sera; "Conte Zichy, Soprintendente del Teatro di Stato a Budapest, rifiutò la candidatura alla direzione del teatro di Gustav Mahler, David Popper e Guido Adler, il musicologo...", e sotto c'è il ritratto di Adler...»
«Il conte Zichy è quello che disse pubblicamente all'assemblea del "National Club", facendo riverberare le sue parole in tutta Europa: "Questo tempio giudaico che è diventato il teatro, deve tornare ad essere il Tempio dell'arte", e costrinse senza troppe cerimonie Gustav Mahler ad alzarsi e andarsene...»
«...Cominciavano i tempi duri...»
«Ma tornando a Liszt, la lunga amicizia con Heine gli impediva di accettare le opinioni di Wagner, e nello stesso tempo doveva preservare la sua posizione sempre più sacerdotale nel mondo degli astri dell'arte musicale... era a quel tempo direttore straordinario della Cappella Granducale di Weimar, e amante della Wittgenstein, anche lei già sposata e quindi costretta ad abbandonare il marito. Così, quando l'unica figlia che gli era rimasta in vita, Cosima, che si era già unita in matrimonio col direttore d'orchestra Hans von Bülow, s'innamorò di Wagner, Liszt entrò in crisi e non volle più vedere né l'uno né l'altra. Poi c'erano i voti sacri, l'abito talare, l'età che avanzava... insomma, ci ripensò, e accolse la figlia adultera e il focoso Wagner a Weimar nel '72, l'anno in cui nella vita di Popper entrò la pupilla di Liszt, la bella Sophie. A quel punto Popper divenne l'idolo violoncellista del vecchio abate, e Wagner il genio musicale idolatrato dal ventinovenne Popper. Pagina ventinove, per favore...»
«Ah, però! È un quadro col vecchio Liszt al pianoforte attorniato di grandi personalità: sopra la testa ha il ritratto di Ludwig di Baviera, davanti a sé, come suo dovere, due bellissime donne in estasi. La didascalia dice: "Franz Liszt, una delle 'celebrità musicali del diciannovesimo secolo', fu lo strumento della carriera di Popper come insegnante"; e non solo, evidentemente...»
«Quando finalmente Popper fu invitato a Budapest nell'ottantasei, già da troppi anni Liszt si divideva fra tre città: Budapest, Roma e Weimar, compromettendo seriamente la sua salute con quei viaggi troppo lunghi e frequenti. Andò a Bayreuth ad ascoltare il genero dirigersi il suo "Tristan und Isolde", e per rivedere sua figlia; morì là, senza aver potuto consegnare alcun segreto a Popper, che aveva appena cominciato ad insegnare a Budapest...»
«Cioè vorrebbe dirmi che Popper non fu informato di alcun segreto?»
«Qualsiasi cosa lui abbia intuito o appreso, non fu mai ufficiale, almeno fra gli iniziati...»
«Ma è pazzesco! Né più né meno che quel che successe ai Cervetto! Ora ho davvero bisogno di bere qualcosa di robusto; non ha di quel vino rosso?»
«Corro a prenderne del migliore! Non si muova di lì!»-XXIV-
«E che ne fu del violoncello dopo Popper, allora?»
«Bene, Popper aveva avuto una figlia, Celeste, da Sophie, e un figlio da Olga: Leo. Ogni padre a quell'epoca cercava di continuare se stesso, il suo cammino, in un figlio maschio; ma Leo era molto malato, e a fatica fece i principali studi educativi. Il padre era al culmine della popolarità, richiesto nel mondo intero, acclamato come il più grande violoncellista di tutti i tempi; eppure il suo più grande desiderio era solo più quello di occuparsi del suo figliolo malato, e gli impegni di lavoro gli impedivano di amarlo e seguirlo come lui avrebbe voluto. Nel '91 morì il cantore Angelus, e l'anno dopo si spense anche la madre di David. Fu in quell'anno che compose ed eseguì più spesso il suo incantevole Requiem per tre violoncelli, anche se dalla dedica si doveva dedurre che l'avesse scritto per la morte di un suo caro amico.»
«Lo conosco molto bene: è una composizione meravigliosa, dedicata alla memoria di Daniel Rahter... se solo quella congrega di discepoli di Don Abbondio che organizzano i Festival non si spaventassero a morte appena una proposta non corrisponde all'elenco di brani da programmare che tengono nascosto nel cassetto...»
«Già... Bene, il 5 agosto del 1913 Popper ricevette una fra le più alte onorificenze dall'Impero Austro-Ungarico: il titolo di "Hofrat". Due giorni dopo Olga e David andarono a un concerto serale: nel programma si suonava la "Dance Macabre" di Saint-Saëns. Verso la fine del brano, Popper si alzò, dicendo che si sentiva strano e voleva andare a casa. Là, durante la notte, ebbe l'attacco di cuore che mise fine alla sua vita. Il corpo fu inviato a Dresda per la cremazione, e al funerale venne suonata la melodia di "Du bist die Ruh", di Schubert.Per due anni lo celebrarono con concerti in memoria; lentamente dissolsero anche quella, autorizzati dal fatto che Popper era una presenza ormai indispensabile, con i suoi quaranta Studi opera 73 fra le mani di tutti gli studenti di violoncello del mondo.»
«Sicuramente continua ad esserlo anche oggi: nessun violoncellista può far finta che non esistano quegli studi; la prima ragione è che sono nel programma scolastico, e nei conservatorii di tutto il mondo, e poi perché non c'è nulla di così perfetto e completo per un violoncellista che abbia volontà: le ali del virtuoso sono da cercarsi lì dentro, mi diceva il mio vecchio maestro... ma il violoncello dove andò a finire?»
«...Beh... Legga dalla fine di pagina 304, in cui De'ak parla del trasloco di Olga a Vienna, dov'era andata a vivere da suo cognato William Popper»
«...Sì, l'ho trovato. Dunque scrive: "Quando crollò l'Impero Austro-Ungarico, nel diciotto, seguì una grave inflazione. Tutto il denaro della Signora Popper era stato investito in Banche viennesi, in libretti di risparmio, e lei, come la maggior parte della gente, perse tutto quel che aveva. Visse in un modesto appartamento d'affitto, vendendo parte dei suoi oggetti di valore per sopravvivere. Quando non ebbe più nulla, dovette cercare altri sostegni.
L'Associazione dei Professori di Musica Austriaci aveva organizzato un 'aiuto invernale' per membri bisognosi e le loro famiglie, che consisteva in pacchi di alimenti, carbone da riscaldamento, e qualche aiuto finanziario. La Signora Popper fece domanda per quest'assistenza nel 1933. Ricevette un invito a recarsi a un incontro del comitato per la "produzione di aiuti per i bisognosi", al fine di discutere la sua richiesta.
Molto probabilmente le venne concesso l'aiuto, perché poté vivere da sola fino al '37. In quegli anni riuscì ad organizzarsi, grazie alla cognata, una camera sicura per abitazione, e un sussidio periodico, andando per questo a vivere nei sobborghi di Vienna.
La Signora Popper non riuscì a sfuggire all'occupazione nazista dell'Austria, e come milioni di altri della sua fede fu... fu catturata dalla Gestapo, e fu... fu spedita ai campi di concentramento in Germania... dove trovò la sua fine... nelle camere a gas."...Dio! No, Hans, che fa? Che sta facendo? Perché... ride?!»
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