...Quella
sera piovigginosa, tornando a casa, osservavo nei riflessi dei neon
sulle pietre delle calli di Venezia la pelle livida del Leviatano, le
squame d'un gigantesco rettile, il gelo nelle sue vene. E mi sentivo
vecchio e solo, obsoleto compositore di musica superata e triste, misantropo
nella polvere di antichi, inutili codici, carne già decomposta
sotto una maschera di sberleffo e disincanto.
Ripetevo
a memoria brandelli di poesie, un frammento di Primo Levi e una scheggia
di T.S. Eliot: "The Waste Land", la terra desolata,
sciupata, consumata; e mi invadevano immagini esasperate di tragedie
e drammi da telegiornale, nei commenti retorici dell'anchorman
di successo... cosa avrei mai potuto raccontare della mia arte a tutti
quegli uomini e donne che dormivano tranquilli nelle loro tiepide case?
...«
Voi che vivete sicuri...
...nelle vostre tiepide case...
...voi che trovate tornando la sera...
...il cibo caldo e i visi amici...
...Considerate se questo è un uomo...
...Che lavora nel fango...
...Che non conosce pace...
...Che lotta per mezzo pane...
...Che muore per un sì o per un no...
...Considerate se questa è una donna...
...Senza capelli e senza nome...
...Senza più forza di ricordare...
...Vuoti gli occhi e freddo il grembo...
...Come una rana d'inverno...
...Meditate che questo è stato...
...Vi comando queste parole...
...Scolpitele nel vostro cuore...
...Stando in casa e andando per via...
...Coricandovi alzandovi...
...Ripetetele ai vostri figli...
...O vi si sfaccia la casa...
...La malattia vi impedisca...
...I vostri nati torcano il viso da voi. »
«...
O O O O that Shakesperian Rag
It's
so elegant
So intelligent
'What shall I do now? What shall I do?
I shall rush out as I am, and walk the street
With my hair down, so. What shall we do tomorrow? ...»
Perdonatemi,
amici:
oggi sono troppo triste... domani
vestirò ancora la mia maschera di serio buffone, e al ritmo
della mia Giga faremo ballare le belle
Signore e i rispettabili Signori, i giovani innamorati, i vecchi
disincantati; e danzando scompariranno i confini del tempo, e la
paura, e la tristezza. Sarà allora che parleremo ancora:
di uomini e di donne, di teatri e di maschere, di arti e di mestieri.
Ora,
se volete, entrate nel mio breve viaggio in visual
art, attraverso lo sguardo sulla modernità, o
sull'emblema di quell'antico e denutrito sberleffo alla morte, cliccando
sulle loro immagini qua sotto... oppure scoprite chi è
Lilìth, cliccando sull'immagine di Eva e il serpente,
qua sopra; o ancora, tornate alle mie maschere cliccando
qui vicino, sotto il mio nome...
Con
l'affetto e l'amore di un musicista,
vostro Claudio Ronco.
Letture:
Primo Levi, Se questo è un uomo, riduzione radiofonica
del 1965, ed.RAI;
T.S. Eliot, frammento dal poema The Waste Land: "II,
A Game of Chess", 1922.
Musica:
C. Ronco, "Quantus tremor est futurus", per 4 voci
e strumenti.
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