—REPECHAGE—

Metodologie

 

"Per far sopravvivere un'intelligenza sana nel mondo attuale, non si può ricorrere ad altro che a un'agilità mentale simile a quella della scimmia sugli alberi, quando fugge dal suo predatore."

Claudio

Cari amici,

ogni tanto, bighellonando in barchetta nel laghetto del mio sito web, lancio stancamente la lenza e mi vien su qualche pesciolino gradevole all'aspetto e al gusto, sicché decido di rimetterlo in acqua a godersi la vita, anche se, magari, in acque recintate, dove possa ritovarlo con facilità. Eccone qui uno, in origine destinato ad amici che avevno un nome e cognome, e ora —per fortuna o per sfortuna?—non ce l'hanno più...

 

Cari amici
     del Guggenheim Public,

 

c'è stato un Simposio sull'Amore (...più d'uno, in effetti), con relativi contrasti e litigi e incomprensioni e disamori; questo avveniva in una Venezia autunnale e piovosa, a tratti sognante e dolcissima, a tratti putrefatta e decomposta. Chi ha dato ha'ddato ha'ddato, chi ha avuto ha'vuto ha'vuto, e il giorno dopo era uguale a quello prima.
Forse era proprio questo il problema... se si può cambiare qualcosa solo in noi stessi, nel segreto delle nostre relative anime, si finisce col guardar solo fuori, scoprire che nulla cambia nel putrido mondo, e restare come si era.
Dunque una cosa è stare sul palcoscenico (di un teatro o del mondo), e un'altra ritrovarsi in un forum; nel primo caso ognuno sente su di sé la potenza potenziale dei propri gesti, e nel secondo —stando in basso, in mezzo a tutti gli altri— la nausea della propria solitudine. Paradossale, ma vero: forse è un fenomeno generato dalla TV, o forse il successo della TV è una delle conseguenze, ma l'essere umano attuale ha tanto bisogno di mediarsi quanto di nutrirsi,
Ora, fra un mediarsi (e virtualizzarsi) col telefono e con un forum in rete, in certi casi c'è poca differenza: anche se la rete ci mette a disposizione il mondo intero, il mondo intero non può però accorgersi di noi "in quanto che" siamo in rete, e a volte si finisce col comunicare col proprio vicino di casa, convinti che lui sia "il mondo". Resta tuttavia meno frustrante l'inganno della rete, piuttosto che l'impressione di solitudine durante e dopo una telefonata.
Ma mi sto dilungando troppo su considerazioni vaghe; ciò che mi è capitato di osservare è un fatto vero, attuale, significativo, anche se quei significati mi sfuggono... e voglio provare a condividerlo con il "telefono" del mio sito internet, che —mi piaccia o meno...— è il 'teatro" di me stesso...
Bene, ecco i fatti: un lungo, totale silenzio nel forum sull'amore a seguito del Simposio del G. P. di Venezia, poi una comunicazione di Sandra C., una replica di Nives D., una (doppia) intromissione di Claudio Ronco con la complicità di Mikhail, una risposta di Madre Teresa di Calcutta resuscitata da Nives D., una grande confusione fra lo humor e il sarcasmo, un frustrante silenzio dell'intelligenza...
Poi telefonate, email, incontri di Claudio con gente che nel forum è entrata a leggere (senza però mai scrivere... che siano come i carabinieri?) e sentiva il bisogno di conoscere Mikhail...................!!!

Ed eccomi qui a chiarire almeno questo punto: Mikhail si chiama Turovsky di cognome, vive in America e fa l'artista russo in america; è tutto vero. Qua sopra ne vedete le fattezze (sia le sue che del libro che ha pubblicato) e al fondo di questa pagina scoprirete come acquistarvi la sua saggezza in pillole, sgranate una dopo l'altra in un centinaio di pagine cartacee. Io non lo conosco personalmente, ma conosco bene suo figlio Roman (che quindi nella realtà non è il suo fratello maggiore), pittore, scenografo e musicista dilettante (nel senso "alto" del termine), anche se la nostra conoscenza è esclusivamente "virtuale".

Diverso è "il mio amico Mikhail", che invece "mi sono inventato io, un po' secondo il precetto ebraico per Purim, la festa che ricorda lo scampato genocidio in Babilonia del popolo eletto", poiché nel giorno di quella ricorrenza: "è obbligo di bere vino, fino a non saper più distinguere Mordechai da Haman" (chi non ricorda questa faccenda biblica, deve solo rileggersi il biblico libro di Ester).

Buona lettura.
Vostro C. R.


Dal Forum del Simposio sull'amore del Guggenheim Public, Venezia; novembre 2000.


Oggetto l'amore come metodologia
Sandra C.
 
Mi sono accorta che molti, quando si cerca di affrontare il tema dell'amore... e se ne parla come di una metodologia... reagiscono contrariati. Per loro, l'amore è l'incontrollabile, il massimo rischio che evoca la morte!!!
Enfatizzano l'amore e lo temono. A mio avviso scambiano l'innamoramento con l'amore! Lo stato nascente che dà movimento, con il movimento stesso!
L'innamoramento non rappresenta l'amore nella sua totalità, ma lo rende possibile come "nascita". L'amore nel "pubblico" che tipo di nascita richiede? Ci si innamora forse dell'idea della scultura sociale? Ci si innamora di un intento? Ci si innamora di una possibilità di condivisione?
Forse si porta già al proprio interno la disponibilità necessaria all'incontro. L'amore come metodologia per incontrare altre possibili dimensioni, per allargare i confini dell'io, per ampliare l'apertura del nostro orizzonte!!!
Ma che tipo di metodologia è quella dell'amore?
Forse sarebbe meglio parlare di modalità di porsi o ancor meglio di porgersi o almeno di sporgersi verso l'altro. O si è "in amore" o non lo si è! Ma questo non significa essere innamorati.
Essere "in amore" è essere aperti al mondo, disponibili ad accoglierlo, a plasmarlo e a farsene modificare. Chi amando si impasta con il mondo non si perde; anzi acquista forme sempre nuove. Cresce in relazione a..., complessifica le sue strutture logiche e le integra a quelle affettive. Conosce mentre ama e ama mentre conosce. L'amore è apprendimento continuo di una lezione che sappiamo già da sempre. Amare è vivere negli altri e portarli dentro di noi come domanda e risposta, come fatica e come sollievo, come stimolo e acquie--------------------???



Amore come “pre-testo” (parodia)
Nives D.

  Nel corso della mia vita mi sono accorta che molti, quando si cerca di affrontare il tema dell'amore, ne parlano in modo assolutamente inadeguato, magari tentando di ridurlo ad una “cosa” formale come una “metodologia” (ossimoro evidente: perché amore è proprio ciò che non si può imbrigliare in alcuna metodologia!!! C’è tutta una dotta letteratura sul tema!!!!.....: nemmeno l’amore cristiano è una banale “messa in atto di rituali filantropici”...) ....senza rendersi conto che il termine “amore “che essi usano nei loro discorsi potrebbe venir sostituito da qualunque altro, perché solo di un termine-pretesto si tratta :
per fare delle conversazioni salottiere o delle considerazioni retoriche e superficiali, su amore come forma astratta di comportamento buonista, che con enfasi, di stile new age, dovrebbe risolvere tutti i mali e le incomprensioni del mondo in un grande, ipocrita inesistente “embrasson nous” (vogliamoci tutti bene! ), e per di più creativo!!!
Finalizzato in realtà alla ricerca di una pura gratificazione estetica, o peggio ad una forma di realizzazione del proprio ego occidentale, che non dovendo pre-occuparsi di problemi di sopravvivenza, ha tempo a sufficenza per fare della “filosofia spicciola” sul sesso degli angeli o su “amore come ipotetico “principio di integrazione”; e che in realtà, a guardare bene dietro le quinte, si traduce in controversie, scontri, rivalità, antipatie, dispetti e non ha niente a che fare, non solo con l’innamoramento (fortuna rara e di pochi) ma nemmeno con le più elementari forme di “solidarietà umana” rivolte all’amico, al vicino o a chi ha bisogno autentico del nostro aiuto passandoci accanto...
E se l’ Amore (con la A maiuscola) è l'incontrollabile, il massimo rischio che può evocare anche la morte, ed è privilegio di pochi (Cristo, Gandhi, Francesco d’Assisi...) in quanto rivelazione (mistica, da mystos=mistero) e che accade in momenti di grazia estremi: di esaltazione o di sofferenza; e non ha nulla a che fare con l’innamoramento tout court che capita a chiunque, adolescenti in particolare e che dipende probabilmente da scariche estrogeniche o testosteroniche),
l’amore descritto nei termini che seguono:
<<....stato nascente che dà movimento, il movimento stesso! L'innamoramento che non rappresenta l'amore nella sua totalità, ma lo rende possibile come "nascita".
L'amore nel "pubblico" che tipo di nascita richiede? Ci si innamora forse dell'idea della scultura sociale? Ci si innamora di un intento? Ci si innamora di una possibilità di condivisione? Forse si porta già al proprio interno la disponibilità necessaria all'incontro. L'amore come metodologia per incontrare altre possibili dimensioni, per allargare i confini dell'io, per ampliare l'apertura del nostro orizzonte!!! Ma che tipo di metodologia è quella dell'amore? Forse sarebbe meglio parlare di modalità di porsi o ancor meglio di porgersi o almeno di sporgersi
(dal balcone???) verso l'altro. O si è "in amore" o non lo si è! Ma questo non significa essere innamorati. Essere "in amore" è essere aperti al mondo, disponibili ad accoglierlo, a plasmarlo e a farsene modificare. Chi amando si impasta con il mondo non si perde; anzi acquista forme sempre nuove. Cresce in relazione a..., complessifica le sue strutture logiche e le integra a quelle affettive. Conosce mentre ama e ama mentre conosce. L'amore è apprendimento continuo di una lezione che sappiamo già da sempre. (!!!!!!!!??????) e portarli dentro di noi come domanda e risposta, come fatica e come sollievo, come stimolo e acquie....>>> ------------------------------------------- è solo una sequela di parole “in libertà”, per non essere troppo severi, e l’oggetto di cui si sta parlando non è certo “amore” (termine preso a pre-testo) ma un lessema qualsiasi per descrivere un giochino perfetto per un gruppo di borghesi annoiati, ambiziosi, sprovvisti, sfortuna loro, di qualsiasi predisposizione all’ ”amore”, per cercare di produrre qualcosa di “artistico”(???!!!), per dare un senso al vuoto e all’aridità della propria esistenza, spesso egoica e superficiale.
Il tutto, incorniciato da un’ autopresunta serietà, con cui si vorrebbe enfatizzare questa perversa gestione pretestuale del concetto “di amore”, ...si presenta, ad uno sguardo accorto, non solo come un’operazione kitsch, ma anche con qualche tinta grottesca e patetica.



Cattedre, docenti e aristarchi
Claudio Ronco

« ....L'amore è apprendimento continuo di una lezione che sappiamo già da sempre. Amare è vivere negli altri e portarli dentro di noi come domanda e risposta, come fatica e come sollievo, come stimolo e acquie.......» ...scenza?... senza scienza???
Una scienza dell’amore?
Sandra sembra perdersi nel piacere sottile di scrivere «...Chi amando si impasta con il mondo non si perde;...» e finisce col perdere il suo discorso a metà, su quello "...stimolo e acquie........." che finisce nel vuoto, immagino, di un errore elettronico...

E quell' "acqueo stimolo" sembra così quasi «...qualcosa di “artistico”(???!!!), per dare un senso al vuoto e all’aridità della propria esistenza , spesso egoica e superficiale.», come commenta Nives, con argomentazioni indubbiamente molto sensate.
Ma, come osserva il mio amico russo Mikhail Turovsky (che fa l'artista russo in america), "l'uomo ha paura della prigione, anche se lui stesso consiste di cellule". Sì: tante, tantissime cellette tutte concentrate sulla loro stessa esistenza, per farla funzionare, secondo un calcolo preciso, o senza alcun calcolo... Mikhail, infatti, dice: "ripeto i miei errori, poi perdo il conto, e ancora ripeto i miei errori".

Ma Nives cita «Cristo, Gandhi, San Francesco d'Assisi»... e questi sono nomi degni di essere citati... il mio Mikhail tutt'al più potrebbe essere citato in tribunale da qualcuno danneggiato dagli effetti di qualche sua eccessiva ingurgitazione di vodka del supermercato cinese, sotto casa sua. Eppure Mikhail è l'unica persona che conosco al mondo, della quale posso dire: "amando, si impasta col mondo e non si perde".

Altri passano le giornate (e soprattutto le sere e le notti) ad impastarsi col gran mondo per far carriera, intrecciando connessioni su connessioni e amando in tutte le direzioni. Il mio Mikhail invece, che era fuggito dalla russia gridando: "solo le aragoste diventano rosse collettivamente!", nei labirinti di cellule non si perde: scende al supermercato cinese, si compra la vodka, si siede lì fuori e lascia che il mondo gli giri attorno, amandolo, impastandosi con esso, perdendo ogni direzione e ogni senso... così da non aver più nulla da perdere.

Egli è un "mistico", poiché contempla il mistero della vita dall'ottica dei suoi fenomeni e dei suoi effetti, senza darsene ragione. Egli sa bene che l'uomo è illimitato, nei limiti del suo cervello; dunque beve illimitatamente, ma solo per evitarsi l'orrore di dover stabilire giorno dopo giorno chi ha il diritto di essere un artista e chi no, chi ha il diritto di essere ascoltato e chi no, chi ha il diritto di essere studiato e chi no, chi ha il diritto di essere Dio e chi no, chi ha il diritto di dire "io amo" e chi no...
Eppure persino la verità, ogni tanto, ha il sospetto di non essere l'unica...


Mikhail guarda un mondo che siccome diventa sempre più piccolo per tutti quelli che lo devono abitare, tende a restringere come prima cosa non il suo stomaco, bensì la sua memoria. Mikhail, in mezzo a gente che lo stomaco se lo dilata con la birra, scegli la vodka perché abolisce la memoria e tende ad abolire pure quella sua speciale anima sensibile d'artista, che ora gli sta così stretta...


Ma per dio! con quale diritto io approfitto del tempo di chi mi sta leggendo raccontandogli di un simile depravato?
Beh... è solo perché vivendo in mezzo al mondo (cioè cercando di scoprirne un "centro"), convinto ormai ineluttabilmente che l'amore sia solo la promessa di un'altra vita, e vedendo gente che mi mostra ogni giorno nuovi soggetti e nuove idee che, ahimè, sono pure lì, nella mia memoria o in quella dei libri della mia biblioteca... bene, un giorno avrei voluto bere anch'io alla fonte del divino oblìo, ma mi bastò incappare in Mikhail che mi insegnò il seguente motto:
"Solo guardando ai Temi Eterni, qualcuno può trovare un nuovo soggetto".
Da allora mi aspetto amore da un solo essere: Dio.
Come facevano Cristo, Gandhi, Francesco d'Assisi.
E anche Mikhail, con la differenza di quel suo "non sentirsi in grado di essere un buon critico di se stesso o del mondo", che gli impedisce di essere un "buon esempio per gli altri"...
Però Mikhail sa bene che la scienza non ha ancora del tutto conquistato il nostro cervello, e se mai accadesse... beh, allora la poesia d'amore lo vincerà nuovamente. Sicché, per ora, ci beve su...
Salute!


A letter from the melting pot
Mikhail

Nasdrovie, my friends!
Mi chiamo Mikhail, sono l'artista russo in america, vi scrivo dal computer del supermarket cinese sotto la casa in cui abito, nella GRANDE MELA.
Chang, il padrone, si è sentito in colpa perché ieri notte mi aveva rifiutato la vodka a credito, e così, a un certo punto, vedendomi girare disperato qui intorno, mi ha fatto una proposta: raccontami una storia d'amore —mi ha detto— e se mi è piaciuta e ne traggo qualche utile insegnamento, la vodka te la prendi a gratis fino a Natale!
Insomma, io ero a corto di idee, e allora ho pensato di usare il suo nuovissimo PC con collegamento internet 24 ore continuate (anche se piazzato fisso su una randomizzazione dei maggiori siti pornografici giapponesi e coreani) e gira di qua e poi gira di là, a un bel momento mi ritrovo su questo forum dell'amore... aaahhh, Venice, Venice... non ti smentisci mai!...
Certo, quanto a storie e novelle non c'era un granché da trovare bell'e pronto, ma erano tutte lì, belle belle e pronte a "nascere"... e così mi sono ritrovato a leggere questo:

"L'amore nel "pubblico" che tipo di nascita richiede?"

Caspita! —mi dico— qui c'è una serie di domande che sembrano proprio dirette a me! E quindi passo a numerarle, e poi comincio a rispondere tutto d'un fiato:
L'amore nel "pubblico" —rispondo io— richiede una nascita povera e disgraziata, meglio se in una grotta con poca paglia da condividere con un bue e un asino. Io ce l'ho. E poi non era difficile: in russia, la gente comune è innanzitutto povera e disgraziata, e secondariamente si comporta o da bue o da asino.
2) "Ci si innamora forse dell'idea della scultura sociale?"
non c'è alternativa, vivendo fra asini e buoi....
3) "Ci si innamora di un intento? "
Certo! Quello di uscire dalle grotte con asini e buoi!
4) "Ci si innamora di una possibilità di condivisione?"
...se quel che si deve condividere non è solo paglia....
5) "Forse si porta già al proprio interno la disponibilità necessaria all'incontro."
Ma sicuro! Provate un po' a star da soli in una grotta d'inverno! Non passerà più tempo di quel che serve a dire "aiuto!" prima di rendersi disponibili a qualsiasi cosa, pur di incontrare qualcuno!

Bene... guardavo queste mie parole con una certa titubanza... avevo capito giusto? Le mie risposte erano esatte? —mi chiedevo. Ma quella lettera continuava, e continuava con cose straordinarie, che io conoscevo benissimo!
Era scritto:
"L'amore come metodologia per incontrare altre possibili dimensioni, per allargare i confini dell'io, per ampliare l'apertura del nostro orizzonte!!!"
Sì: era questo che avevamo e facevamo, nella grotta! Proprio questo! Questo spiegava mio padre a mia madre, e poi mia madre a mio padre, e subito dopo io dovevo spostarmi nella parte buia della grotta e lasciarli soli sulla paglia fra l'asino e il bue! La domanda che mi facevo, lì, in quella solitudine, al freddo, era precisamente quella che rileggevo nella lettera:
"Ma che tipo di metodologia è quella dell'amore?"
E la risposta... ah, quella, poi!... una per una, una in fila all'altra, quelle erano le parole (se, ovviamente, tradotte in lingua ucraina) che mi pronunziava mio fratello maggiore Roman, accompagnandomi nell'angolo più buio, dove io restavo terrorizzato dalla coscienza che là, nell'ombra, ci fosse un profondissimo buco senza fondo (...mio fratello lo chiamava con una parola che non credo fosse ucraina, ma greca e antica: "caos"...).
La mia angoscia, il mio spavento mi paralizzavano, e quindi lui mi poneva la mano sul capo, e poi diceva:
"Forse sarebbe meglio parlare di modalità di porsi o ancor meglio di porgersi o almeno di sporgersi (..........!!!) verso l'altro."
(Roman, in quegli anni, tentava di lavorare per il KGB, e fu proprio lui, infine, il primo della nostra famiglia che prese la decisione di fuggire in america, organizzando la mia fuga...)

A quel tempo io non capivo: pensavo che Roman mi chiedesse di sporgermi verso quel terrificante abisso che a me pareva di intravedere là nel buio, cercando di indicarmi proprio in quel buco nerissimo e spaventoso l'esistenza dell' "altro luogo", di quel "qualcos'altro" che mi veniva tenuto nascosto —a me e a tutti gli altri asini e buoi di russia— per legarmi a quella grotta, ai suoi confini, ai suoi orizzonti chiusi, come unico luogo dell'amore e della vita...
E finii perfino col pensare che mio fratello mi suggerisse mestamente la soluzione di un liberatorio suicidio, gettandomi nel buco piuttosto che continuare a vivere l'assurdo inganno di quella grotta...

Ma ieri sera, leggendo quella lettera, finalmente ho capito! Ho capito cosa voleva comunicarmi il mio dolce fratello Roman, e il meraviglioso pensiero che mi donava, facendo in modo che io lasciassi la russia, sacrificando se stesso e la sua libertà fisica per concederla a me, più giovane e più stupido di lui.
Ho letto:
"O si è "in amore" o non lo si è! Ma questo non significa essere innamorati. Essere "in amore" è essere aperti al mondo, disponibili ad accoglierlo, a plasmarlo e a farsene modificare. Chi amando si impasta con il mondo non si perde; anzi acquista forme sempre nuove. Cresce in relazione a..."
Ooohh, finalmente tutto mi era chiaro! Ero arrivato in america; erano gli anni Sessanta, ero un ebreo russo e malnutrito da diciotto anni di grotta e di freddo, avevo imparato l'inglese cercandolo nella mia immaginazione, ero capace di fare qualsiasi lavoro che non impegnasse troppo i muscoli e le ossa, non avevo tempo né energia per ascoltare i richiami del testosterone o di altri ormoni, e così ero disponibile a tutto: plasmare e farmi plasmare, modificare e farmi modificare, senza paura di perdermi: non vedevo più buchi neri intorno a me, né terrificanti angoli bui e misteriosi, né fantasmi né vortici che volevano risucchiarmi nell'ignoto e gelido vuoto...
Io sarei cresciuto "in relazione a..."; questo era il mio unico obiettivo! Quindi cominciai subito a tessere relazioni.

E divenni un ARTISTA. Sicché ben presto mi venne spiegato che io ero uno dei "creatori ex-nihilo", consegnandomi insieme a ciò anche la nozione del significato delle parole "nihilo', "chaos" e pure "ex-"; tutte parole il cui senso profondo mi accorgevo di conoscere benissimo! Tanto che mi innamorai follemente del mio lavoro: disegnavo, dipingevo, scrivevo, suonavo, componevo, imparavo giorno dopo giorno, ora dopo ora, senza sosta. E fu esattamente questo il modo in cui rimasi senza soldi e senza lavoro. Mi spiegarono allora che la gente felice regala i suoi talenti, e che quella fortunata li vende...
Cercai quindi di uscire dal labirinto di idee e conoscenze che mi ero accorto di essermi creato, attraverso le "connessioni". Non più in me stesso, ma nella "pasta" del mondo. In breve: mi "impastai", né più né meno di come fanno "i politici" durante i periodi elettorali. E a quel punto mi fu utile solo l'aver vinto, grazie a mio fratello Roman, quel mio ossessivo "horror vacui" che accompagnò la mia infanzia nella grotta: mi "impastavo" senza paura di perdermi, o di perdere la mia integrità, la mia individualità.

E fu proprio a quel punto che mi accorsi di esser stato fregato: mi avevano rubato l'anima!
Io ero lì, vivo e cosciente, ma "la gente" parlava con me parlando a qualcun altro, che io non ero, pur sapendo bene "da cosa" e "come" era nato quell'essere... L'avevano forgiato loro, inventato loro, animato loro! Io ero solo più un burattino di plastica RICICLABILE, usato nel loro folle, disperato tentativo di dimenticare la realtà del mondo, e sostituirla col mio sogno d'artista!
No —dissi allora a me stesso—, non starò a questo sporco gioco capitalista!

E scesi in strada, in tutte le strade del mondo, cercando nella notte il bisogno dell'altro, in questa GRANDE MELA, in questo folle pentolone di impasti freddi e caldi d'umanità senza amore e senza speranza.
Non posso dirmi né fallito né infelice, anche se la mela d'Adamo ed Eva, sebbene in pochi lo ricordino, aveva un verme dentro a un buco: quello del dubbio.
(....non ricordo se era il buco, o il verme.......).
Ora che ho letto la lettera di Sandra mi sono del tutto riconciliato con la mia vita: so con certezza di amare, perché siedo qui, nel melting pot, e mi lascio amare da chiunque si senta solo e abbandonato, in questo mondo di illusioni e di escrementi che non concimano più nulla... mi basta una bottiglia di vodka da condividere col dolore del mondo, pagata fino a Natale con un racconto commovente, che scalda il cuore. Salute a Santa Claus!!!
E... grazie, Sandra! Le tue generose parole mi hanno ridato vita e vodka!!!

Le-chaim!!! (alla vita!!)

Allegramente Yours, Mikhail.




L' amore di un "dio"
Nives D.
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>"Solo guardando ai Temi Eterni, qualcuno può trovare un >nuovo soggetto.
>Da allora mi aspetto amore da un solo essere:
>Dio.” ___________________________________________
...bravo Mikhail!...commovente!....
..........e allora dovrai aspettare in Eterno!... (...”aspetta e spera che già l’ora s’avvicina... -cantava una vecchia canzonetta fascista: ” Faccetta nera”-...)
...perché quelli sono i TEMPI (... MESSIANICI?) DI UNA CERTA SPECIE DI DEI!...
....”Spostare tutto in avanti con una promessa “ è una strategia per mantenere le cose allo “status quo” .......e questo fà comodo ed è funzionale a quelle “caste di gestori dell’organizzazione e custodi dell’ordine sociale, politico e religioso, di popoli, più o meno eletti! “
e a cui lo" status quo" è molto favorevole!...
....mentre tutti gli altri del popolo se stanno in "perenne attesa......" (qualcuno magari scolandosi un pò di alcool...)
....finché la morte non li libera da quella eterna noia!.......... ___________________________________________ ...
>Come facevano Cristo, Gandhi, Francesco d'Assisi.
... ___________________________________________
E NO! proprio NO!:
né Cristo,
né Gandhi
né Francesco d’Assisi
se ne stavano “in passiva attesa” dell’amore di un dio
...questo è falsificare la storia!...
...loro amavano!... ...in modi diversi, ma sempre in forma attiva!...

 

Madre Teresa di Calcutta,
Sunday 19 November 2000 - 16.58



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¿.............ahimè...!

Claudio Ronco


.........è sempre triste doversi accorgere di come l'italiano medio abbia ben poco "sense of humor" —per cultura, o per via della eccessiva frequentazione dei "comici d'avanspettacolo" o delle barzellette grasse... non so...—, ma diventa addirittura tragico quando anche i più elementari paradossi umoristici non vengono capiti...

"Solo guardando ai Temi Eterni, qualcuno può trovare un nuovo soggetto" è una vecchia, notissima battuta yiddish certamente originata dalla celebre frase dell'Ecclesiaste "non c'è nulla di nuovo sotto il sole" messa in moto nell'esasperante richiesta di "novità e cambiamento" dei secoli industriali, e poi entrata nel repertorio comune, da Woody Allen in sù (...o in giù...); compreso Mikhail: "Only by looking at Eternal Themes can one find a new subject", in:

Mikhail Turovsky, "Itch of wisdom", traduzione di Edmund Levin e Lilia Rogovaya, 1990, Hemlock Press Inc. New York, 103-25 68 Ave. Forest Hills, NY 11375.
E sono tutti liberi dal sospetto di avere a che fare col fascismo o coi fascismi.

Quanto a Cristo, Gandhi e Francesco d'Assisi, a loro era perfettamente chiaro come solo il sacrificio e la privazione dei beni mondani potesse aprire la mente e l'anima all'unico amore autentico, che dichiaravano essere solo quello di Dio. La loro fede ha fatto miracoli e danni che tutti, più o meno, conosciamo.

La "passiva attesa" non è propria neppure dei buddisti o dei "Sadu" induisti, anche se uno sguardo superficiale sul loro modello di vita può dare quell'impressione. Passivi sono solo tutti gli esseri che delegano alle parole la loro fede (qualsiasi essa sia, foss'anche la "scienza"), e ne abbiamo certamente molti di più nel nostro territorio di benessere e civiltà di quanti se ne possono trovare nel "terzo mondo", fra ignoranza e povertà indicibile.

Per far sopravvivere un'intelligenza sana nel mondo attuale, non si può ricorrere ad altro che a un'agilità mentale simile a quella della scimmia sugli alberi, quando fugge dal suo predatore. Questo è il "Mikhail" bevitore di vodka che mi sono inventato io, un po' secondo il precetto ebraico per Purim, la festa che ricorda lo scampato genocidio in Babilonia del popolo eletto: "è obbligo di bere vino, fino a non saper più distinguere Mordechai da Haman".
Essere "popolo eletto", infatti, non ha mai significato altro, né inteso significare, che il sacrificio dei propri desideri mondani e il santificare la vita con gli atti che portano la luce dell'intelligenza a vincere sulle tenebre.
Il mio Mikhail vive in mezzo ai diseredati e disperati di una civiltà consumistica; comunica con loro, offre il suo affetto e la sua intelligenza a loro.
Ti pare poco?

Claudio.