La
risposta di Claudio al giovane Daniele.
Caro
Daniele,
la tua bellissima lettera mi ha molto commosso e turbato.
In effetti, sembra che quel che tutti noi attendiamo dal mondo, in infiniti
diversi modi e segretamente, sia l'aprirsi in qualche modo miracoloso
di uno spazio che rivoluziona gli ordini statici dei sistemi, scardina
i loro immutabili meccanismi, in una parola: ci rende liberi.
E liberi appunto da tutti quegli "ordini", ovvero gli immutabili disegni
di un sistema sociale o naturale che viviamo come un'oppressione o un'ingiustizia.
Non sarebbe certamente bello essere gazzella in una radura piena di
leoni, se come gazzella avessimo un cervello da uomini; moriremmo ben
prima di venir assaliti e mangiati, solo per stress da terrore. Ma con
un cervello da gazzella, tutto si riduce a pochi istanti molto concentrati:
percezione del pericolo, immediata reazione di fuga, morte in pochi
istanti, oppure breve stato di benessere per lo scampato pericolo, seguito
da sete, fame e sonno ristoratore. Insomma, se la gazzella non viene
munita di cervello umano non passerà certo il suo tempo a meditare
sul fatto che l'esistenza di un leone che si interessa a lei solo in
quanto cibo a lui destinato sia un'ingiustizia sociale, ponderando i
valori etici del bisogno di sopravvivenza di ambedue. Ma essendo uomini?
Immagina una gazzella con cervello umano che cerca di dialogare con
un leone con analogo innesto di cervello: esordirà con un appello
al vegetarianismo, oppure con un discorso sulle qualità dietetiche
e gastronomiche della verdura, o ancora con un tentativo di muovere
il leone a pietà con una preghiera accorata e commovente? Ma
lo stomaco del leone, a un certo punto...
Queste
sono metafore ben note, fin dai tempi della Roma imperiale o degli egizi...
ci hanno accompagnato attraverso i secoli, e nel nostro tempo storico
sono ancora attuali, anche se nell'aver ammassato troppe storie e racconti,
oggi si perdono o sfumano nel "troppo" che soffoca la nostra intelligenza.
La nostra società attuale, ad esempio, guarda generalmente con
disprezzo gli spagnoli del Cinquecento che hanno distrutto la civiltà
azteca, o gli inglesi che hanno dominato l'India nel secolo scorso.
Ma da un punto di vista più attento, ciò che hanno distrutto
era effettivamente aberrante e inaccettabile come sistema sociale. A
seguito di secoli d'esperienza, possiamo pure accorgerci che spagnoli
e inglesi avevano eliminato quei sistemi sociali aberranti con mezzi
altrettanto aberranti e con fini decisamente poco etici, fidando semplicemente
nel semplice fatto che, essendo cristiani, il "Cristo misericordioso"
si sarebbe occupato di tutto il resto.
Anche questa storia ci aiuta a meditare su un fatto fondamentale ma
lievemente nascosto: abbiamo la "naturale" tendenza a delegare ad "altro"
(religione, cultura o idee) il compito di risolvere la questione morale,
ma facciamo questo mentre ci riempiamo la pancia di cibo, comunque esso
sia stato raccolto, evitando di dare proprio alla raccolta del cibo
un compito etico e fondamentale.
Detto ciò, o meglio, rivisitate queste metafore e memorie storiche,
prova a prendere in analisi un fenomeno come quello di un "gioco" via
internet per accumulare capitali monetari sulla base dell'algebrica
moltiplicazione di piccole somme di denaro. Da un punto di vista strettamente
logico, sarebbe sufficiente la risposta (come quella del mio amico Luca;
*§*) che mette in luce la "fallacità"
dell'assunto iniziale, ossia il "cardine" del meccanismo, il quale,
data l'entità e l'attrattiva degli argomenti seguenti, passa
in una zona per così dire "d'ombra": il sistema funzionerebbe
solo se tutti si comportassero allo stesso modo, ossia nel modo previsto,
e ciò è impossibile nell'ordine naturale delle
cose.
A questo, naturalmente, va aggiunta pure l'osservazione che un tale
gioco, in ultima analisi, non accumulerebbe denaro ma lo sposterebbe
soltanto, in questo modo creando in effetti degli "accumuli", ma inevitabilmente
sempre solo parziali, cioè in uno stato utopistico di cose
nel quale tutti si comportassero nello stesso modo e non esistesse il
caso e l'imprevisto in forma "piramidale", dove alla base sono
non i primi giocatori, ma addirittura "il primo", e via via salendo
gli altri, fino alla cima, anzi alla punta, che sarà "l'ultimo"
giocatore, ovvero l'ultimo uomo sulla terra, a quel punto non più
nullatenente, poiché ricco, virtualmente, dei 25 euro che un
generoso giocatore gli regalerà, preso dal cieco desiderio di
continuare a giocare, spezzando la catena del "prevedibile" verso nuovi,
imprevisti mondi possibili. Una tale utopia, però, corrisponderebbe
a un movimento continuo di capitali ridistribuiti per vie rinnovate,
rispetto a quelle già stabilite negli ordini economico-commerciali
della terra, e avrebbe per conseguenza potenzialità nuove. Ma,
appunto, gli assunti fondamentali di quel sistema sono fallaci...
E'
inquietante, però, osservare come se presa nella sua versione
"reale" e non utopistica (quindi "corretta" da un vasto numero di parametri
e dalla complessità derivata dall'intessersi di natura e cultura)
una tale struttura di "gioco" sia spaventosamente simile proprio
nella sua semplicità! a quella attuale del potere politico-economico,
e in tutti i suoi aspetti, non ultimo quello che io ho potuto osservare
nel ricevere le buste con i cinque euro a seguito di un gesto compiuto
per scherno e con indifferenza: 400 invii di e-mail a indirizzi ignoti,
capitati casualmente, per errore, davanti ai miei occhi.
Questo semplice fatto rivela l'arcano: così come io non ho inviato
a nessuno i 25 euro richiesti dal gioco, nello stesso modo, in generale,
nessuna delle persone del mio livello sociale e culturale l'avrebbe
mai fatto. Da ciò deduco che è strettamente necessario
a questo tipo di gioco una popolazione "ignorante", e il relativo indirizzo
privato di ogni individuo.
Ne consegue che non solo è necessario procurarsi tali indirizzi,
ma anche, ahimè, mantenere strettamente imprigionate nella loro
ignoranza quelle persone, al fine di potersele "mangiare"...
Detto in altre parole, quel gioco che apparentemente aggira l'illegalità,
pur tenendosi assai prossimo ai confini di quella, si avvale a monte
(o a valle, se lo si immagina in forma piramidale), di un semplice segreto:
il tesoro vero è una gigantesca mailing list di indirizzi
e-mail relativi a "giocatori" ignoranti che prevedibilmente risponderanno
in parte con l'invio dei soldi richiesti.
Forse ad alcuni selezionati fra questi verrà consegnato un certo
numero di indirizzi e-mail opportunamente selezionati (automaticamente
selezionati, poiché provenienti dalle lettere contenute nelle
buste dei soldi inviati), e in questo semplice modo alcuni alla base
della piramide si troveranno, appunto, ad accumulare un po' di denaro,
anche se non "una fortuna miliardaria".
Per quanto riguarda la coscienza di un idealista, l'unica osservazione
che val la pena di aggiungere a quelle già ovvie, è che
nella "base" di una piramide non c'è che ombra, tenebra, visione
azzerata.
Ti
lascio con un pensiero di Ingres, il pittore romantico:
"La luce è come l'acqua: si fa spazio per amore o per forza,
e raggiunge subito il proprio livello".
Purtroppo,
anche la stupidità...
Ti
abbraccio con affetto, tuo Claudio.
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