Oh,- quanto -vorrei- amarti,- macchina- che- cambia- le-cose- del- mondo,-nel- tuo- mondo
di-luci piatte-e-tutte-uguali;-oh-quanto-nel-desiderarti-vorrei-poter-toccare-con- voluttà
l'immagine-che-mi-dai-di-te, oh- cara,-oh-dolce leggerezza di vuoti!
Vorrei declamarti
quest' ode, che il
Betocchi dedicò a un ragazzaccio:
«O-tu- che passi fischiettando,
e inconscia ti palpita la vita
nella gola, spensierata
in quel fischio, e in quei
tuoi sensi
che,
forse,
non sanno
della
tua
melodia quel
che consola:
uno, che ormai
è già- vecchio,
e- che t' ammira,
t' ascolta,
banale come sei:
ma- non per ciò che- sei:
e che spento cadrà:
ma perché
un' altra più vera gioventù a te
s' attesta mentre tu- passi, allegro
f i s c h
i e t t a n d
o;
eterna, e
cui è-ricchezza, in lui, che-tu-non-sai, irriducibile,
il mostrarsi potata, quasi- morta, come vigna d'autunno. [...]
Tu, poesia, come serpe-in-letargo tardi- a-destarti, quando siamo
vecchi,
e-non si- sa-se son sogni le-gemme che invece ributtano
dal -cuore-secco,
e non si sa se -anche questo non sia già come l'ombra di - un- ramo fiorito:
o -tu
che- fai compagnia all'età che -s'attarda e s'arrotola freddolosa
e incredula,
e che in
desiderio e spavento sei sempre poesia e patimento [...]
Di-questo parlar mio,
che si frantuma, so così poco come il terrazziere sa della tazza ritrovata in cocci
entro il suo sterro:
e qualche coccio
ha un suo quieto brillare un poco spento
dalla terra,
che ricorda altri
giorni, ed altre forme, anzi l' intera forma, -la genuina
e perfetta sotto un sole che fu
per- un momento al suo- apogeo,
e- brillò sulle labbra giovanili che- bevvero,
fresche come prugne a settembre,
de' suoi colori, alle- soavi- nebbie
che-li-velavano: labbra,-tazza
e bevanda ancora- vive
in-questi pochi frammenti;
e
il resto è sogno.
[...]»
e i l
r e s t o è
s o g n o...
i l r e s t o è
s o g n o . . .
e i l
r e s t o è
s o g n o . . .
Carlo Betocchi; da:
«Dedica
a un ragazzaccio»,
(Dedica,
VII, XVI);
ed A. Mondadori,
1984.
Foto
di:
Mauro
Menin,
Venezia
1998.
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