Emanuela,
è vero: ci sono cose più preziose di altre, al mondo...
e tu sai muoverti fra loro, tu le sai riconoscere.
Come dice sempre la nonna: bisogna aver tanta pazienza....
E se si ha pazienza, pian piano, i frammenti della Saggezza si ricomporranno, le tracce più nascoste saranno d'un tratto visibili e si vedranno le direzioni dei loro percorsi, tutti, ovviamente, diretti all'infinito, perché altrimenti non può essere...
E' difficile essere, come tu sei, un'allieva e una compagna di vita; almeno quanto è difficile esserti maestro (e quindi padre...) e amante. Giorno dopo giorno, di ora in ora, si fondono e confondono diverse sfumature dell'amore, e tutto diventa così complicato che a volte si vorrebbe fuggire scomparendo nel nulla, e da quel nulla ripartire da zero... E lo stesso accade con i propri figli, quando i rapporti si ingarbugliano a puntino, forse bisognerebbe esser capaci di perdere la memoria, non aver più l'impiccio dei ricordi, di una memoria piena zeppa di aspettative e di sogni e di parole non dette, o dette male, e da smemorati innocenti ricominciare da capo a disegnare la nostra identità, liberi dal passato...
Ma non ci è data questa possibilità. Noi sappiamo, noi ricordiamo, noi viviamo di memoria. Così le diverse realtà si sovrappongono --le mie, le tue, ma anche quelle di tutto il resto del mondo-- e si ibridano le une alle altre, fuori dal nostro controllo, fino a che solo l'orgoglio in noi stessi avanza la pretesa di conoscere un'unica realtà, alla quale l'altro deve sottomettersi, pena la dolorosa lacerazione dell'essere incompresi.
Eppure io so che riuscirò ad insegnarti ciò che ho appreso, che potrò consegnare a te le mie conoscenze affinché tu possa farle germogliare altrove e in altro modo, e tutto ciò pur amandoti come compagna della mia vita, e non solo come un'allieva prediletta... E so pure che riuscirò a far in modo che tu non apprenda dalle mie lezioni solo una nozione della Saggezza, ma la Saggezza stessa, mostrandola a me per riflesso. Una Saggezza ineffabile, di cui nessuno può appropriarsi, perché non può diventare parole o azioni o pensieri, ma solo attraversarci, o visitarci, quasi invisibile, impalpabile, inafferrabile...
Ciò che io ti insegno non è una tecnica, e neppure un metodo... Ti insegno a suonare il violoncello, cercando di convincerti a compiere certe azioni anziché altre, e nello stesso tempo forzandoti a non credere che ogni piccola conquista sia un successo, affinché tu non finisca con l'attribuire ad alcune azioni il merito e ad altre la colpa di un fallimento... Sembrerebbe il sistema di un folle, ma è quello che a me serve per non inorgoglirmi sugli altri, per non crescere nelle mie capacità insieme all'arroganza... So che bisogna tenere le porte dell'intelligenza ben aperte, e troppo certezze fanno sì che si costruiscano muraglie rinforzate a difesa delle proprie convinzioni... Voglio insegnarti l'Arte della Musica, e non di una musica sola... Nonostante tutto --il tempo e il poco tempo, il troppo rumore o il troppo colpevole silenzio dell'eccessiva prudenza o della paura di non integrarsi, la vanità e la codardìa, l'egocentrismo e la sindrome da "uomo della folla" di Poe, e tante, troppe altre debolezze.....-- non voglio contribuire in alcun modo alla creazione di un'illusione di sapere: solo accenderne il desiderio...
Il pensiero sull'arte e l'arte del pensiero sono un dono che Dio ha messo a nostra disposizione affinché noi si possa sorridere alla libertà e alla vita rinnovata: un Eden, un Paradiso sospeso là dove si sospende la sua volontà di dividere la luce dalle ombre, il cielo dalla terra, la terra dalle acque. Da quelle sospensioni, ogni altro mondo è possibile. E' quello il punto in cui lo stupido si ferma e muore --e con lui muoiono i mondi-- o volta il suo pensiero e il suo sorriso all'indietro, osservando gli infiniti percorsi dell'amore, dove le cose sono divise in ineffabili complessità.
Voglio essere un Maestro degno della fiducia dei suoi allievi; devo solo tentare di presentarvi, nel tempo che mi viene concesso, la forza d'attrazione del pensiero liberato dalla paura di avvicinarsi al divino. Al fondo di ogni strada o sentiero, poi, non ci saremo che noi stessi, in solitudine assoluta, ma pieni o vuoti dell'amore che ci è stato offerto, che abbiamo ricevuto o rifiutato.
Lo ripeto con forza: non ci saranno esami! Né con i maestri, né con Dio. Basterà aver agito, aver camminato, aver raccolto e posto i semi ovunque fosse fertile la terra, per far crescere piante rigogliose con radici profonde in terra e in cielo. Ed è questo che dobbiamo imparare per insegnare alle prossime generazioni, per non seminare vanità e far crescere altra frustrazione e sofferenza.
Un'ultima cosa: l'inadeguatezza.
E' qualcosa di cui l'umanità occidentale e privilegiata ha iniziato ad essere consapevole solo da pochi decenni. Si percepisce in ogni cosa, dalla medicina alla politica, dalle tecnologie alle conoscenze teoriche. E' una sorta di sottile, quasi "intima" consapevolezza che ci indebolisce e ci rende spesso inermi, disfatti, propensi all'abbandono e all'oblìo; in una parola: ci annichilisce.
Il "senso di inadeguatezza" ci accompagna, ogni volta, fino alla porta di qualsiasi nuova esperienza, e al più spesso ci appartiamo con lei al di qua di quelle porte, preferendo la sua compagnia piuttosto che l'imprevedibile nuova esperienza stessa. Dovrei forse dirti che è necessario disprezzarla e passare oltre?
Certo, così bisogna fare, ma il pericolo è appunto un altro: è l'arroganza del sapere, che sta ad aspettarci appena al di là della porta. Proprio a quella, spesso, ci attacchiamo con più determinazione (e soddisfazione!) che alle nostre debolezze palesi.
Quel che cerco di ottenere, con il modo in cui procedo nel mio studiare e insegnare, è un sistema per ingannare questi "demoni guardiani", seduti e imprigionati alle opposte facce delle porte di ogni conoscenza, sapendo ormai che nessun attraversamento porta in alcun luogo diverso e nuovo, finché la porta non possa scomparire, per se stessi e per gli altri, e intorno a noi non rimanga che uno spazio nel quale poter vedere e contemplare una nuova libertà di esistere, con nuova coscienza degli errori.
Claudio