Sette note e dodici suoni. Con quanta esattezza potremmo giungere a conoscere le misure del cosmo? Sulle misure del "corpo" di Dio esiste lo splendido trattato ebraico "Sefer ha-Temunah", il "Libro della figura", composto probabilmente intorno al XIII sec. in Catalogna o Provenza da autore che volle restare ignoto. In quel libro un "corpo" costituito di lettere dell'alfabeto attraversa sette cicli cosmici che scandiscono il movimento della ruota dell'alfabeto, e tra ogni ciclo un'interruzione, anzi una sospensione del tempo: un Sabato. Per un compositore di musica è un inquietante incontro con una partitura muta, dove vibra e freme la persistente sensazione che vi sia nascosta la musica universale. E’ capitato molte volte ai musicisti del passato di non riuscire a staccare gli occhi da simili visioni cariche di suoni in potenza; ad esempio, Angelo Berardi, il celebre contrappuntista e teorico del Seicento, alla domanda oziosa: «Mi dica, se fra le Sfere si trova veramente l'armonia» rispondeva così: «Non vi è da dubitare, poiché questo gran volume di cieli altro non è, che una Muta di Musica, disse un bell'ingegno, ma non già muta, poiché Coeli enarrant gloriam Dei.» |
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