La lezione del Virtuoso, infine, forse era solo questa: nel non occupare il mondo con le sue opere, nel lasciarci solo il suo mito, in quell'effimero divenire opera lui stesso, ogni volta, per poi distaccarsene, o annullarsi nel compierla. E quindi svanire, confondendosi col tutto, terra alla terra, polvere alla polvere, molecola fra molecole, atomi sospesi sul vuoto, richiamati insieme, solo a volte, dal Suono. Io avevo vissuto fino ad allora credendo di potermi vestire di quelle note musicali, di vestire la maschera di suoni del mio Autore, d'investirmi sacerdote del rito di rappresentarlo, di ripetere le sue visioni, le sue visitazioni. Quella notte, io ero stato svuotato, spogliato. Vedevo tutto come il contrario di quella vestizione: tutto era un lento, graduale, solenne spogliarsi alla musica, come Marsia spellato da Apollo e tramutato in fiume, per sciogliersi in frammenti di luce e divenire Strumento: Instrumentum Musicæ.
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©claudioronco2006