Una volta il semaforo che sta a Milano in piazza del Duomo fece una stranezza. Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.
— Attraversiamo o non attraversiamo?
Stiamo o non stiamo?
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu, di un blu che così blu
il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano: —Lei non sa chi sono io!
Gli spiritosi lanciavano frizzi: —Il verde se lo sarà mangiato il Commendatore, per farci una villetta in campagna. —Il rosso lo hanno adoperato per tingerci i pesci ai Giardini.
— Col giallo sapete che ci fanno?
Allungano l'olio d'oliva.
Finalmente arrivò un vigile e si mise lui in mezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare:
«Poveretti! Io avevo dato il segnale di "via libera" per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare.
Ma forse gli è mancato il coraggio».
Gianni Rodari, Favole al telefono, ed. Einaudi, Torino 1962
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