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Proprio come, nelle parole di Paul Klee, «La pittura non è fatta per mostrare le cose, ma soltanto per renderle visibili», la musica può assumersi il compito di aprire sempre nuove e diverse porte nella percezione della realtà. Se dunque questo concerto ha uno scopo, esso, piuttosto che rispondere a qualcosa, consiste nel porsi una domanda essenziale: “perché la musica?”. Il che è come chiedere: “perché l'interpretazione?”, o “perché l'ermeneutica?”. E la risposta, se esiste, dovrebbe certamente iniziare da un'altra prima, onesta risposta alla domanda: “che cos'è la realtà?”, assumendo un principio enunciato da Nietzsche quasi in modo di uno slogan: “Non vi sono fatti, ma solo interpretazioni”. Se ci concediamo una riflessione sulla base di quell'assunto, presto ci accorgeremo di come tutto ciò che possiamo raccogliere con il nostro sguardo sulla realtà, per scientifico o intuitivo esso sia, non può essere giudicato altro che un'interpretazione della realtà stessa; ma è proprio grazie a ciò che l'uomo può agire nella realtà della vita affinché l'essere “infinito” che abita la sua intelligenza non si trasformi in “essere definito”; per fare in modo, insomma, che l'esistenza possa ancora intendersi come “trascendenza”.


C.R.

 

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