Il bene e il male
Equiparare il bene al male è cosa che pertiene o al satanista o allo stolto; oppure ancora a una società fondata sul "consumo", dove diventa necessario poter connettere e attraversare virtualmente tutte le sue direzioni, al fine di generare le sinergie necessarie alle dinamiche del mercato. Non si tratta infatti di una società che distribuisce e rende disponibili paradossi più o meno eccentrici, con lo scopo di rinnovare, rivoluzionandola in continuo, un'evoluzione, ma solo di un "motore" che pompa un flusso di "desiderio e necessità" in calibrata alternanza, così da coprire velocemente le distanze sulla superficie del mondo, e dominarlo dal basso (cioè con il "peso" dei suoi argomenti), costringendolo nei confini del "presente".
Per questo il Talmud dice all'ebreo: «i figli d'Israele non saranno salvati per ciò che hanno fatto, ma per quello che potranno, in un futuro, realizzare»; ovvero si predispone un sistema "proiettivo" in contrapposizione a uno "riflessivo".
Ecco dunque che se la società dei consumi è il luogo dove diventa necessario alla sopravvivenza del sistema il bisogno del "nuovo" come "creazione" sorta dal vuoto rimasto nello spazio in cui il "vecchio" è stato "consumato", una simile società non può che avere una natura "pesante", cioè legata alle cose e agli oggetti, nei limiti del tempo e dello spazio, e non "leggera", ovvero capace di attraversare qualsiasi barriera fisica o metafisica, per il solo fenomeno della sua capacità di movimento al di sopra della rete d'accenti e gravità definite da un qualsiasi semplice sistema binario (...bene e male, bisogno e appagamento del bisogno, vecchio e nuovo, passato e futuro...).
C.R.
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