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Ogni mondo che si è formato nel corso della storia dell'uomo è cresciuto nella contemplazione delle armonie che andava individuando fin dalla sua nascita, e ha definito e maturato la sua identità appropriandosi e organizzando in linguaggio le combinazioni di segni e di suoni che rimandano a quella memoria. Poi, proprio come accade ad ogni essere vivente, anche i mondi invecchiano, e poco a poco i rituali con cui i segreti e i codici dell'anima possono essere conservati finiscono col frammentarsi, senza più riuscire a corrispondere ai ritmi della quotidianità.
Solo i saggi si sforzano di conservare e osservare quelle strutture armoniche, di applicarle con metodo; ma quando i loro sforzi sono vanificati da una società ormai troppo divisa, o fratturata, ciò che inevitabilmente accade sembra essere la fine di un mondo, la morte di una cultura, un vuoto, un buco nero. È accaduto agli egizi, ai greci, ai romani, e ciò che è risorto dalle loro ceneri non ricomincia solo dalle parole o dalle idee sopravvissute o restaurate: là dove si è prodotto un vuoto, ciò che resta della vita può essere solo quel che è più vicino all'ineffabile, e forse a Dio. Ed è forse qualcosa di molto vicino alla musica, perché scaturisce da quelle invisibili e perfette corrispondenze che chiamiamo "Armonia".

C.R.

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©claudioronco2006