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Il ponte

“Mi accorsi di aver superato innumerabili ponti costruiti con scale ascendenti e discendenti. La scala è un simbolo assiale, riconduce all’Asse dell’universo; cosicché salire una scala equivale simbolicamente all’ascensione dell’essere lungo l’Asse del mondo. I gradini o i pioli corrispondono ai diversi livelli o stati dell’esistenza universale, mentre i due montanti che li delimitano lateralmente equivalgono «alla dualità dell’ “Albero della scienza” o nella Cabala ebraica alle due “colonne” di destra e di sinistra dell’albero sefirotico» (R. Guénon, Simboli, pag. 291), rispettivamente quella della Misericordia e quella del Rigore. [...]
Ascendere una scala è così rinascere ogni volta a un più alto livello di conoscenza e a un più elevato stato ontologico. La scala è, come nel caso di Giacobbe, un ponte “verticale” innalzato dalla terra verso la sommità del cielo. [...]
Il ponte è anch’esso legato alla simbologia del passaggio. La forma originaria della simbologia del ponte può essere considerata una fune, una trave, oppure una lama sottile tesa tra le due rive che rappresentano due stati dell’essere... Dalla simbologia del ponte nasce la funzione del pontifex (da pons e facio), il Mediatore tra il mondo sensibile e il sovrasensibile, il sommo sacerdote che officiava il culto. Il passaggio figurato del ponte era il passaggio dalla morte alla vita, dalla terra al cielo. Questi mondi, separati dalla Manifestazione universale rappresentata dal fiume-canale, sono congiunti dal ponte. Il ponte equivale quindi simbolicamente all’Asse del mondo che congiunge la terra al cielo. [...]”

  (Giuseppe Sinopoli, Parsifal a Venezia,
Marsilio 1993; pp. 56-57, 61.)

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