Le Sephirot della
Qabbalah ebraica,
spiegate in poche parole.
Le
Sephirot per la Qabbalah ebraica sono ciò
che era uscito da Dio nell'atto della creazione. Il più delle
volte si traduce con "emanazioni", comunque Dio si espande, col suo
"soffio", e la sua espansione si divide, si ordina nei vasi
che sono destinati a contenerla.
I primi tre, Kether, la Corona, Hokmah, la Sapienza
o Saggezza, e Binah, l'Intelligenza, inizialmente reggono benissimo,
e fanno da motore al movimento verso le altre. Ma poi ecco la catastrofe:
quei vasi si spezzano, e tutta quell'energia, quella luce, si espande
caoticamente, dando origine al caos primordiale...
La Qabbalah
di Isaac Luria di Safed, nel Medioevo, insegnava questo: la rottura
dei vasi successe per la mancanza d'armonia fra l'elemento maschile
e quello femminile, come diceva lo Zohar il principale
testo cabbalistico medievale spiegando l'elenco dei re di Edom
in Genesi 36. E in questa crisi delle potenze della giustizia si generarono
le potenze demoniache, nelle scintille più dure e più
nere, precipitate in basso, e mescolate ai cocci, o "gusci"
dei vasi spezzati; in ebraico: le "Qelippoth".
In questa formidabile deflagrazione primordiale, tutto o va verso
l'alto, o va verso il basso, ma nulla resta simile a prima: nulla
si trova più al suo posto, tutto sta da qualche altra parte.
Questo è "l'esilo di Dio", dalla sua unità.
In Gershom Scholem ("La
Kabbalah e il suo simbolismo", ed. Einaudi, PBF ) si legge:
«E così ogni essere a partire da quell'atto originario
è un essere esiliato, e deve essere ricondotto al suo posto
e redento. La rottura dei vasi continua in tutti i suoi gradi successivi
della emanazione e creazione; tutto è in qualche modo spezzato,
tutto ha una macchia, tutto è incompiuto.»
Questo immenso, profondissimo dramma cosmico vedeva uscire dagli occhi
dell'Adamo primordiale le emanazioni che i vasi non poterono reggere,
e per rimediare a quel caos, dalla fronte di Adamo scaturirono raggi
capaci di costruire e guarire. Questo era il Tikkun, la restaurazione.
E questo processo si immaginava svolto non solo da Dio, ma anche nell'uomo,
attraverso l'uomo, che è coronamento di tutto il Creato.
I mondi che le Sephirot
liberate dai vasi stavano costruendo, erano mondi in cui si mescolava
la purezza della giustizia originaria alle forze del male; ecco che
questa restaurazione, il Tikkun, si doveva svolgere o nell'espulsione
di quelle forze negative, o nella loro conversione in energie costruttive
di amore e di grazia.
Ancora Scholem: «In
cinque figure, che Luria chiama partsufim, [...] la figura
dell'uomo originario si riforma nel mondo del tikkun. Sono le figure
del "longanime", 'arikh; del padre; della madre; dell'"impaziente",
ze'ir'anpin; e del momento femminile che lo integra, della Shekhinah,
che a sua volta si manifesta in due configurazioni, Rachele e Lia.»
(ibid.)
Il principio maschile
che con la rottura dei vasi era uscito dalla sua originaria unità
con il femminile doveva ora: «ripristinarla su un nuovo piano
e sotto nuovi aspetti [...] Tutto ciò che accade nel mondo
dei partsufim si ripete in tutti i mondi inferiori, in una
forma sempre più precisa. Questi mondi si formano nel continuo
flusso di luci che s'intorbidano sempre più e l'opinione
di Luria su questo punto era chiaramente che la decima sefirah
di ogni mondo, vale a dire la Shekhinah, vi funge insieme da
specchio e da filtro che rimanda indietro la vera sostanza delle luci
che affluiscono su di esso, mentre lascia passare solo il loro residuo
e il loro riflesso, o li irradia a sua volta. Ma nello stato attuale
delle cose il mondo del perfezionamento è mescolato con il
mondo delle potenze demoniache, delle Klippòth, ciò
che costituisce il carattere grossolanamente materiale che esso assume
nei fenomeni fisici.» (ibid.)
Ecco allora che "cinque
volti di Dio, o di Adam Qadmon", l'Adamo primordiale i
"Partsufim", in ebraico erano ciò che sarebbe
stata, alla fine dei tempi, la mutazione delle dieci Sephirot...
Questo, e molto
altro, insegnava Luria e spiegava Scholem. L'esilio dell'anima dunque
era qualcosa il cui teatro era il mondo della natura e dell'esperienza
umana.
C.R.