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Ieri mi sbagliavo. È stata questa la giornata più incredibile... mettetevi comodi che il racconto sarà lungo.
La sveglia è un po' più presto del solito, perchè attendo una telefonata di lavoro per evitare di dover fare un intervento sabato mattina appena arrivato: devo scoprire cosa non va in un'impianto di terminalini in radiofrequenza. Fortunatamente riesco a risolvere la cosa, in 35 minuti di chiamata Italia-Brasile, però tanto pagavano loro.
Quindi spostamento in sejota di gran carriera perchè oggi c'è la gita al parco con la classe di Rosi (7 e 8 anni). Facciamo colazione con i bambini e ci raduniamo fuori pronti per partire: 16 pargoli in totale fanno 4 a testa, puliti puliti. Nel senso letterale, visto che sembra si siano vestiti per la festa. Dopo tre minuti di cammino cominciano a cadere delle piccole goccie. Alla fermata dell'autobus la pioggia è degna di attenzione, ma con grande entusiasmo dei bambini decidiamo di muoverci lo stesso. Arriva il bus e tutti i bambini passano sotto il girello perchè non pagano, quindi ci sistemiamo sul fondo mentre la gente ci guarda divertita.
Arrivati al parco la pioggia ha smesso di cadere e i pidocchietti si lanciano decisi sulle altalene. Fortunatamente la dotazione del parco giochi è massiccia e tutte le richieste di dodolino possono essere soddisfatte. A noi tocca spingere e visto che le batterie di altalene sono da sei non abbiamo un momento di respiro. Più riposanti sono gli scivoli dove il nostro compito è di semplice monitoraggio. Nel frattempo i vestiti dei bambini diventano sempre meno puliti.
Dopo l'ennesimo spostamento di area gioco, a me e Fabrizio tocca accompagnare ai bagni un bambino che, forse per non perdere nessun secondo di divertimento, ha sopravvalutato le proprie capacità "contenitive" e si è, diciamo così, riempito i pantaloni. Appare parecchio timido ed entra da solo nel bagnom lasciandoci fuori ad attendere. Consuma una ventina di fazzoletti e un rotolo di carta igienica prima di lasciarsi convincere ad uscire per essere aiutato. Nel frattempo Fabrizio è già tornato alla zona gioco per chiamare Rose (l'educatrice) per aiutarci nell'opera di convincimento. Mentre faccio un bel bidè nel lavandino del bagno Fabrizio è testimone di un bel volo dall'altalena di una bimba che rovina per terra col gomito e comincia a strillare. Nel frattempo arriva un cane che fa una gran festa con tutti i bambini, ma la cosa non è gradita e cominciano altri pianti, e più i bimbi corrono via, più il cane li rincorre felici. Alla fine arrivano tutti ai bagni, dove, appena finito col bidè comincio una fasciatura al gomito dell'infortunata. Mentre usciamo dal parco ricomincia la pioggia, piuù battente di prima. Arriviamo in sejota e la bimba dolorante viene portata in ospedale, dove le verrà riscontrata la rottura del gomito (poverina, aveva pur ragione di strillare così... e noi tutti a dirle di calmarsi, non fare tutte quelle scene...).
Il pomeriggio è immensamente più tranquillo, e verso la fine delle attività ci raduniamo nell'aula di Fabiana, dove ci si scatena alla grande e a noi italiani tocca fare i giudici della gara di ballo. Dopo la gara distribuzione di pop-corn per tutti e consegna dei bigliettini che i ragazzi hanno preparato per noi. Foto, saluti e abbracci, rimaniamo poi soli con le educatrici aspettando Rose che ritorni dall'altra sejota. Ancora saluti e scambi di indirizzi, ultime chiacchiere e battute sul lavoro fatto in queste settimane (io e Fabrizio posiamo con trapano, prolunga e martello) e qualche occhio si unimidisce più del normale. Ritorniamo a casa per l'ultima volta sotto la solita pioggerellina.
Arrivati a casa abbiamo appena appena il tempo di cacciare nello zaino tutte le cose che ci ricordiamo e già è l'ora di partite. Elio ci attende con il motore del furgone acceso e partiamo dalla casa con la precisa senzazione di aver comunque lasciato qualcosa ancora in giro. Arrivati all'aeroporto di città, o meglio in città visto che è completamente circondato di case, veniamo scaricati quasi al volo dal furgone per evitare multe per la fermata illegale (su questo sono molto solerti i poliziotti) e dopo trenta secondi che il furgone è partito una scintilla di lucidità mi ricorda che non ricordo di aver preso il biglietto. Ho in mente il momento in cui l'ho messo sul tavolo dicendomi che così lo tenevo in mano e non lo lasciavo chissà dove, ma poi il buio. Il cuore si ferma giusto l'attimo di aprire lo zainetto e accorgermi che il biglietto è finito magicamente lì dentro. Riprendo anche a respirare.
Giunti poi all'aeroporto internazionale incominciamo una lunga fila per fare il check-in. Dei ragazzi francesi ci informano che tutti i voli diretti in Europa sono in over-booking, cioè la Varig ha venduto più biglietti dei posti disponibili e ora qualcuno dovrà rimanere a terra. Percorriamo il serpentone della fila seguendo disinteressatemente (ma non troppo) le contrattazioni ai banchi tra gli addetti che parlano solo portoghese e gli sfortunati turisti che parlano tutte le altre lingue tranne quella. Al nostro turno la cosa non si ripete, forse perchè siamo parecchio in anticipo sul volo e ancora non si sa quanti posti sono stati assegnati. Gli zaini partono sul nastro (ancora non sapevamo che non li avremmo più rivisti, almeno fino ad ora) e noi gironzoliamo in aeroporto attendendo la chiamata. L'aereo ritarda di un'oretta durante la quale dormiamo nelle posizioni più strane nella sala d'imbarco, quindi saliamo e ci sentiamo sicuri solo dopo il decollo. Ci portano la cena alla una e mezza di notte (orario brasiliano) ma la cosa non ci riguarda più di tanto. Il sonno ci rende praticamente insensibili a tutto.

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