Il giuramento di Annibale

Si narra che fu un sacrificio enorme per Annibale e i suoi soldati affrontare la guerra contro Roma. Non fu uno scherzo condurre un intero esercito attraverso le gigantesche montagne delle Alpi. Pensate, più di centomila uomini sovraccarichi di armi, di rifornimenti e, come se non bastasse, anche muli, cavalli ed elefanti attraversarono gole selvagge e paurose, acque scroscianti da ogni parte, tremende frane, rocce a strapiombo e burroni, nevai, ghiacciai. A questa natura nemica si aggiungevano le minacce del freddo, della fame e delle tribù montanare che li assalivano alle spalle. Furono giorni orribili per Annibale: vedere il suo esercito sempre più esausto, sempre più ridotto di numero. Avrebbe voluto far cessare le loro sofferenze, ma poi gli tornava alla memoria il giuramento che gli aveva fatto fare suo padre quando era ancora un bambino di nove anni e subito ogni pietà scompariva.

Il padre un giorno si trovava accanto all'altare di un tempio. Era molto triste perché i Romani avevano da poco sconfitto e umiliata, nella prima guerra punica, Cartagine. Lo chiamò e gli disse, ponendogli la mano sull'altare:

"Giura, Annibale, giura che finché vivrai, nutrirai odio eterno per i Romani". E Annibale rispose: " Lo giuro, padre". E da allora Annibale non dimenticò più quel giuramento.

 

Annibale - disegno di Alberto Marcellino

 


A cura degli alunni della scuola elementare "Gianni Rodari" di via F. Santi I-00155 Roma, coadiuvati dagli insegnanti Maria Grazia Pesce e Piero Cusinato