Dai Gracchi a Ottaviano Augusto

I Gracchi

Con le sue grandi vittorie Roma, oltre che vasti territori, si era procurata immense ricchezze. Tanta prosperità, purtroppo, fu causa di discordie, fra i Romani stessi, i quali, vedendo mal distribuite quelle ricchezze si schierarono in partiti opposti. Nel 133 a.C. fu eletto tribuno della plebe Tiberio Gracco. Sua madre era Cornelia, figlia di Scipione l'Africano. Sebbene appartenessero a una famiglia nobile, Tiberio si schierò decisamente con i poveri. Fece approvare una legge che distribuiva molte terre ai contadini poveri.

Tiberio Gracco - disegno di Federica Salerno

La reazione dei grandi proprietari fu molto violenta, i patrizi provocarono dei tumulti durante i quali Tiberio venne ucciso. Nel 123 a.C. suo fratello, Caio Gracco, oltre alla legge agraria propose di distribuire periodicamente grano a basso prezzo alla popolazione romana e di estendere la cittadinanza romana alle popolazioni italiche. Scoppiò a questo punto una guerra civile tra il partito dei patrizi, appoggiati dal Senato, con a capo Cornelio Silla e il partito democratico dei plebei, con a capo Caio Mario. Per l'improvvisa morte di quest'ultimo, Silla divenne dittatore e compì terribili vendette contro coloro che avevano appoggiato Mario. Morì nel 78 a.C. dopo essersi ritirato a vita privata.

Pompeo e Cesare

Giulio Cesare - disegno di Emanuele Gazzotti

Alla morte di Silla, l'uomo più autorevole di Roma divenne Gneo Pompeo, del partito del Senato. Una delle sue prime imprese fu la sconfitta di un esercito di schiavi, capeggiato da Spartaco, che l'anno precedente si era ribellato a Roma. Nel 67 a.C. sbrigò brillantemente e definitivamente il problema dei pirati nel Mediterraneo, che con loro incursioni avevano addirittura ridotto Roma alla carestia. Questa impresa fu portata a termine in soli 7 mesi, mentre si pensava che occorressero 3 anni. In seguito Pompeo dovette affrontare Mitridate, re del Ponto, che aveva ripreso la guerra contro Roma. In soli cinque anni Pompeo diede a Roma il dominio sull'Asia anteriore, costringendo Mitridate a ritirarsi nella Crimea. Mentre Pompeo era impegnato in oriente, a Roma un nobile sillano di nome Catilina, rovinato nelle finanze, si mise a capo della plebe e chiese l'annullamento dei debiti e la distribuzione delle terre ai contadini poveri. Ma i suoi tentativi di ottenere il consolato per poter realizzare il suo programma fallirono. Uno dei suoi uomini lo tradì e avvertì Marco Tullio Cicerone, rappresentante del partito senatoriale. Il quale dominò il tentativo di rivolta e fece uccidere alcuni congiurati. Catilina fuggì in Etruria, ma le sue truppe furono sconfitte e lui stesso fu ucciso.

Al ritorno della sua impresa gloriosa, Pompeo chiese al Senato di distribuire le terre ai suoi veterani (i soldati più anziani), ma ricevette un rifiuto. I capi democratici, Crasso e Giulio Cesare (nipote di Mario), erano disposti a concedere ciò che gli era stato negato dai senatori. I tre uomini fecero un accordo di spartizione del potere, che la storia ricorda come il primo triunvirato. A Crasso toccò il governo della Siria, a Pompeo quello della Spagna e a Cesare spettò quello della Gallia Cisalpina. Quest'ultimo decise di allargare i confini di Roma, combattendo contro le tribù celtiche della Gallia Transalpina. Conquistò l'inera Gallia, il Belgio, parte della Svizzera e della Germania, giungendo fino in Britannia, regione che oggi corrisponde all'Inghilterra.

Nel frattempo Crasso nel 53 a.C. morì durante una campagna contro i Parti in Mesopotamia, mentre Pompeo, geloso della gloria che Cesare si stava conquistando, persuase il Senato a dichiararlo nemico della patria e a togliergli il comando dell'esercito. Il grande conquistatore a capo delle sue fedeli milizie tornò in Italia, varcò il Rubicone, fiumicello presso Rimini, che segnava il confine tra l'Italia romana e la Gallia, esclamando "il dato è tratto" e marciò contro Pompeo. Ripresero così le guerre civili che si conclusero con la battaglia di Farsalo (Grecia) nella quale Cesare sconfisse le truppe di Pompeo. Dopo la sconfitta Pompeo confida nell'ospitalità del re d'Egitto, Tolomeo, che, invece, lo fa pugnalare a tradimento. Quando giunse Cesare ad Alessandria, un funzionario egiziano gli mostrò la testa di Pompeo imbalsamata. Cesare si sdegnò di quel gesto e innamoratosi della giovane e affascinante Cleopatra, volle risolvere a suo favore la contesa per il potere sorta tra lei e il fratello Tolomeo.

Cesare era padrone di Roma. Si fece erigere statue e fece coniare il suo volto sulle monete. Abbellì Roma con imponenti opere pubbliche, riformò il calendario e concesse la cittadinanza romana ai Galli. Distribuì terre non solo ai veterani del suo esercito ma anche ai poveri. Stabilì pene severe contro gli usurai. Governò saggiamente e non fece vendette come avevano fatto i suoi predecessori. Ma gli aristocratici gli rimasero contrari e tramarono una congiura contro di lui. Il 15 marzo del 44 a.C., Cassio e Bruto, suo figlio adottivo, lo uccisero mentre entrava nel Senato. Qui Giulio Cesare pronunciò la sua ultima frase : "Tu quoque Brute fili mi !" (anche tu Bruto figlio mio). Il popolo addolorato e indignato per la morte del suo capo, si rivoltò e i congiurati furono costretti a fuggire da Roma.

Marco Antonio e Ottaviano

I seguaci di Cesare reagirono con decisione. Marco Antonio si accordò con Cesare Ottaviano, nipote e figlio adottivo di Cesare. I nemici di Cesare vennero imprigionati o uccisi. La vittima più illustre fu Marco Tullio Cicerone, che in Senato si era scagliato contro Marco Antonio. Quest'ultimo, sposata Cleopatra, fissava la sua residenza ad Alessandria e si comportava come un sovrano orientale, indipendente da Roma. Questo scandalo permise a Ottaviano di denunciare Antonio come un traditore e a dichiarargli guerra. Il conflitto si risolse a fvaore di Ottaviano nel 31 a.C. presso Azio. Per non cadere nelle mani del vincitore, Antonio e Cleopatra si uccisero. Quattro anni più tardi il Senato riconobbe a Ottaviano il titolo di Augusto. Si chiudeva così definitivamente il periodo della Repubblica romana ed ebbe inizio quello dell'impero.

 


A cura degli alunni della scuola elementare "Gianni Rodari" di via F. Santi I-00155 Roma, coadiuvati dagli insegnanti Maria Grazia Pesce e Piero Cusinato