E  N  R  O   F  R  A  T  T  A  R  O  L  I

 

Amor di lontano

Amor di lontano - Scena

  

 Amor di lontano 

da L'Amour de loin di Jacqueline Risset

Produzione Teatro Libero di Palermo
Con Franco Mazzi, Galliano Mariani recitanti   
Enrico Venturini percussione   
   


 

Foto  Carlo Fei

Galliano Mariani e Franco Mazzi
     Se in fluidofiume venivano posti ‘in contrappunto’ due testi tra loro contigui (diversi ma dello stesso autore), qui viene creata una risonanza fra scritture e lingue distanti ma concettualmente legate: i versi della Risset e i versi dei trovatori medievali, l'italiano moderno (ma anche il francese e l'inglese) e l'antico provenzale.   
   


 

 

fluidofiume
  Palermo, Teatro Libero, novembre 1992 
  Roma, Teatro Ateneo, ottobre 1993 
  Firenze, Teatro di Scandicci, maggio 1994 

 
  Edizioni audio

Produzione Stati del Bianco con il contributo di Telecom Italia
Registrazione integrale per l'installazione acustico-visiva allestita in:

Stati del Bianco, mostra d'arte a cura di Vittoria Biasi, lug/ago 1994      

  • Bolsena, Chiesa di San Francesco      
  • Roma, Studio Bocchi      
  • Taormina, Badìa Vecchia  


Post-produzione Rai – Audiobox
Sintesi di 17 minuti

Audiobox, Radiotre, messa in onda il 24 dicembre 1994.

Franco Mazzi
 
Stampa


 
Uno spettacolo di alta sperimentazione teatrale ... 

Il pubblico ...  riconosce in Frattaroli un poeta innamorato del linguaggio e che su questo lavora per un teatro che, coniugando suono-immagine-parola, attraverso i corpi e la voce degli attori, giunga a farsi lingua totale della comunicazione scenica. Luce-suono-voce si fanno perciò "ipertesto", rappresentazione concreta dell'impossibile radiografia del fluire del pensiero, altissima forma di astrazione che nasce dal sapiente uso creativo dei linguaggi e delle pratiche teatrali non soltanto occidentali. L'andamento sinfonico della straordinaria vocalità di Franco Mazzi e Galliano Mariani, il loro parallelo cercarsi come due mondi sulla scena astrale, materializzano questa volta il cercarsi d'amore. ... Sul basso continuo d'echi e risonanze, adagi e fugati, contrappunti disperatamente tesi all'unisono, le accensioni sonore si inseguono istante per istante, dilatano in relazione inversa alla distanza del loro oggetto, il sentimento-illusione che è l'essere in fuga del testo della Risset. [...] Si apre uno spazio mentale (forse il vero spazio scenico) che connota la virtualità e provoca l'evento. L'accadimento che Frattaroli affida alla partecipe estraneità dei due ottimi interpreti." 

(Piero Longo, Giornale di Sicilia, novembre 1992)


Franco Mazzi

..una tappa ulteriore nello sviluppo poetico verso una scena che il regista definisce un "campo virtuale" e i cui elementi necessari sono la luce, il suono e la parola. Gli attori appaiono a torso nudo imbracati in un conflitto tra passato e futuro confermato dal mescolamento delle lingue moderne all'antico provenzale dei Trovatori. Bravissimi gli interpreti. 

(La Sicilia, novembre 1992)


Qui, nella frantumazione sillabica, nell'eco sonora, nel dialogo tra voce, colata di suoni, luci e tappeto ritmico di percussioni antiche, nella perdita di senso che lascia posto all'astrazione pura, si realizza quel sogno di partitura altrove caparbiamente e inutilmente cercato. Alle voci di Franco Mazzi e Galliano Mariani il compito di restituire la densa gamma di sfumature dell'amor di lontano.

(Stefania Chinzari, l'Unità, ottobre 1993)


Il fraseggio frammentato della poetessa sembra adattarsi mirabilmente al lavoro teatrale di Frattaroli che, da anni, realizza le sue messe in scena trasformando i testi in partiture vocali e sonore. 

(Antonio Audino, Il Sole 24 Ore, ottobre 1993)


Un corpus in continua oscillazione fra gli esordi primaverili di Jaufre Rudel e le esperienze liriche della poetessa francese, fra la poesia volgare delle origini e la sua trasfigurazione contemporanea. L'enunciazione dei versi diviene così un'indagine fonetica condotta da Franco Mazzi e Galliano Mariani attraverso un pas de deux che raggiunge a tratti l'orlo del virtuosismo. 

(Marco Fratoddi, Il Manifesto, ottobre 1993)


Il gemellaggio in forma di spettacolo concepito ora da Frattaroli individua uno schema altrettanto affascinante, e rigoroso in sé, pervaso di esoterismo, di idillio astrale, iniziatico. Viene davvero da lontano l'amore sfiorato e illustrato dalla partitura messa in campo ex novo da Frattaroli per questa coppia di amanti celibi. Una lontananza fatta di tensione, perché Franco Mazzi e Galliano Mariani, i due strenui dicitori-esecutori, agiscono a torso nudo e calzando un rapace guanto della realtà viruale. Una lontananza dai meccanismi sentimentali dell'affanno, nel rispetto invece della contemplazione, del semplice desiderio, di un'inesausta veglia. Una lontananza, anche dalla retorica o dalle emozioni della poesia teatralizzata. I due protagonisti attuali sono rigorosi atleti del cuore. Percussionista epico e sidereo è Enrico Venturini. Artefice e regista, Frattaroli abolisce, nella Risset, ogni vena di moderna chanson de femme, esaltando una attrazione mentale. Con suggestivo, ben contaminato esito.

(Rodolfo di Giammarco, la Repubblica, ottobre 1993)


Scorgere nella penombra della sala i due attori, Franco Mazzi e Galliano Mariani, in posizione accanto ad assi metallici obliqui, punti obbligati di un percorso d'Amore, è già partire per un viaggio nel tempo. Le emozioni frammentarie ma fortissime ed ineludibili del rapporto tra le due voci acquistano il loro senso oltre la decifrazione del testo; bellissimo, peraltro, vibrante di sentimenti sussurrati, sognati, desiderati ... che scandiscono le fasi della realzione d'amore, in armonia con lo scorrere delle stagioni, come un'astrale avventura della mente. 

(Valeria d'Aversa, Momento Sera, ottobre 1993)


Amor di lontano è uno spettacolo rigoroso, che bandisce ogni tentazione declamatoria, nell'intrecciarsi seriale dei frammenti poetici. E' questa, forse, una delle ipotesi più credibili di teatro di parola, dove la parola vive in una dimensione assoluta, cioè sciolta da legami. Tale libertà del verso poetico / voce, non crea conflittualità, ma crea lo spazio scenico. Un'ipotesi di lavoro interessante che apre egregiamente la stagione di un polo culturale importante come il Teatro Ateneo. 

(Franco Bernardini, La Voce Repubblicana, novembre 1993)


Frattaroli è davvero sperimentale; come in tutti i suoi spettacoli. […] se la Risset scrive secondo un sound jazzistico … Frattaroli riscrive ulteriormente rarefacendo, stilizzando, astraendo sulla base di un assoluto svuotamento scenografico (quattro "assi di cristallo", cioè di luce, una figura-emblema della poesia della Risset) e di una recitazione (Franco Mazzi e Galliano Mariani) tanto sincopata quanto straziata. 

(Franco Cordelli, L'Indipendente, novembre 1993) 


Enrico Frattaroli torna all'appuntamento con le sue straordinarie partiture e "mette in risonanza" i versi degli antichi trovatori provenzali con le poesie d'amore di Jacqueline Risset. ... I due protagonisti sono a torso nudo e calzano inquietanti data gloves, i guanti della realtà virtuale, mentre il luogo è lo spazio astrale, indifferente e senza tempo. ... Le parole giocano con le parole e si perdono negli echi sonori, nelle ripetizioni abilmente costruite, nelle immagini astratte di un sofisticato erotismo mentale. 

(Titti Danese, Sipario, gennaio-febbraio 1994) 


Frattaroli eleva il linguaggio a fulcro dell'evento teatrale creando un concertato in cui le sonorità medievali si mescolano a quelle contemporanee in una sorta di "lingua plurima", una linea di fuga obliqua che si appropria di tutto ciò che attraversa in un percorso amoroso di grande intensità emotiva. … un difficile gioco di specchi e di simmetrie dal quale è difficile chiamarsi fuori. 

(Andrea Nanni, l'Unità, aprile 1994) 


 

 

 Terra

Inizio pagina

up

Indice delle opere

indice


@

 


    


Prima pagina

Home
 © 1999 Enrico Frattaroli