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Mulholland
Drive
di David Lynch
Dyane
è una giovane aspirante attrice. Si innamora della bellissima Camilla,
sua rivale di successo sul
set, che le assicura qualche particina nei suoi film e le ostenta la sua
relazione con un giovane e ricco regista. Dyane, per gelosia, la fa uccidere.
Ma la storia può anche essere letta così.
Camilla viaggia su
una Cadillac per
Mulholland Drive. Ad un certo punto l'autista la minaccia di morte. Sopraggiunge
un'auto che travolge i due. Camilla
esce ammaccata e smemorata dall'incidente e approda vagando a casa di Betty, la
quale se ne prende cura aiutandola a ritrovare la sua identità. Betty/Dyane
intreccia così la
sua vicenda personale di attricetta immigrata
a Hollywood alla ricerca di una
parte, ad una specie di spy story
popolata da improbabili gangsters, lungo
la quale, vitale e sicura nel suo smagliante sorriso, guida l'amica in una
ricerca che la condurrà alla fine ad identificarsi in lei. In questa storia
di passione fisica e di identificazione psicologica Camilla
non cessa mai di essere una bambola di plastica riservando gli unici veri
sentimenti a Betty/Dyane, la quale, sentendosi rifiutata in
amore come sul set, finisce per
approdare alla follia ed al delitto, raccontandoci
con semilucidità il parto della sua mente incapace di controllare la frustrazione amorosa e professionale.
La vicenda è una storia di passione con
l'intrigante condimento dell'omosessualità, descritta fra l'altro da scene
erotiche molto ben interpretate. Tuttavia decifrare l'intreccio tra gli
ingarbugli del film non è semplice. E questo perché? Perché Lynch apre cento
discorsi e ne chiude cinquanta, divaga, dà molto spazio a particolari che si
riveleranno inutili e che uno sopporta pazientemente nella
speranza che vengano riutilizzati, ma questo spesso non avviene. Notevole invece
è l'intreccio psicanalitico; la sceneggiatura è ardita e originale, il
soggetto intrigante, Naomi Watts (Betty/Dyane) è un'interprete poliedrica di
grande talento. Nel suo genere
Mulholland Drive è sicuramente un buon film, anche
se migliorabile nei ritmi e nei tempi. Io, se fossi stata un produttore, avrei
chiesto a Lynch di togliere almeno tre quarti d'ora di film. Ne avrebbe
guadagnato stilisticamente e in incassi.
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