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Franco
Battiato: Oli e Tele
Non
si può dire che Franco Battiato sia un magistrale pittore, ma il tratto è
suggestivo, la ricerca evidente, metodica, profonda. Coinvolge l’anima… La
rassegna “Gli Angeli sopra Roma” ne seleziona le opere di artista eclettico,
che ha saputo spingere la propria sperimentazione oltre i sentieri ben
conosciuti della musica di cui è stato uno dei protagonisti indiscussi a
partire dagli anni settanta. La
società Dante Alighieri ha esposto le sue tavole e le sue tele a Palazzo
Firenze, a Roma, durante la mostra che si è chiusa il 5 maggio scorso
giudicandolo “al passo con i tempi, capace di esprimere la bellezza
dell’anima italiana”. Lo
sfondo d’oro a cercar l’Eterno, l’immagine stilizzata per nascondere la
tecnica incerta e per sottolineare l’essenza, le tinte frutto di sapiente
gusto, creatività innata, decisione: l’artista siciliano va a fondo,
sperimenta e si arzigogola su se stesso, usa i colori come fossero emozioni
liquide, l’oro come spiritualità intuìte, sfiorate, contemplate. Cerca di
avanzare e sbatte contro i muri, si
arrovella nei virtuosismi, ne esce… ed ancora un passo, prosegue verso
l’interno di se stesso e della realtà. “Icone
moderne di volti antichi”: così Francesco di Paolo, direttore artistico e
presidente di Arte in comune, definisce i dipinti. “Appartengono a uomini e
donne del mediterraneo… guerrieri e schiavi, regine e mercanti, predicatori e
filosofi….” Maledetta
ricerca di senso! Dà vita e non dà tregua, soprattutto per un occidentale che
spia il misticismo, lo guarda con ammirazione e poi vede le cose, le cose
concrete che lo chiamano, palpabili, sicure, mentre la sua anima è attratta da
un’irresistibile promessa di eternità, sia essa nell’unione con la natura,
nel cuore di un Dio, o in vite che si susseguono fino alla perfezione. Esce
dalla forma Battiato, nella composizione come nei dipinti. Forse,
in fondo, è un filosofo prestato alla musica, o un asceta prestato alla
pittura. La pittura lo conforta, manifesta la sua visione della realtà, rende
il suo spirito comunicabile, visibile, appaga la sua ricerca, regala ai suoi
occhi un orizzonte sul quale riposare e a chi lo segue un’esortazione, uno
slancio, uno stimolo a non acquietarsi. Dice nei suoi scritti: “Io
che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e
punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il
miglioramento“. Artista
sensibile, figlio del ‘68 e della povertà di maniera, del post politico
idealista e del neocapitalismo, dell’orrore ecologico, dell’imperialismo
subdolo, dei valori morali disciolti nell’acido chimico della disperazione,
teso tra equilibrio, bellezza e timore, Battiato accenna nelle sue tavole a
tratti di realismo, ma soprattutto usa gli occhi del cuore. Sono
sguardi rivolti verso l’interno i suoi, figli di un percorso di vita intenso,
vissuto tra armonie melodiche, riflessioni e studio, preghiera e poesia. |
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