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Visti

Scritti Fotografati

 

Gustav Klimt

 

C’erano sorrisi e torte in quella casa… ma poca acqua.

Non c’era acqua in quella casa, solo bevande colorate… si intonavano con i quadri di Klimt, ma i pensieri non si intonavano con i quadri di Klimt…Klimt è contorto, passionale, avvitato su se stesso…

Le cornici laccate, le donne coi tacchi nuovi e i mariti annoiati, quelli non erano colorati e passionali, ma erano pieni di denti e li usavano per sorridere e mordicchiare i panini.

Lo so che volevano dire qualcosa, e sicuramente avrebbero voluto dire qualcosa di importante… per entrare, entrare nei colori di Klimt.

La mia amica rideva dicendomi che sua sorella aveva il cancro… sollevava gli angoli della bocca e la voce usciva squillante, eppure  gli occhi no, gli occhi non ridevano e la sua bimba mi fissava con lo sguardo azzurro, come fosse stata eterna.

Anche Daniele rideva: vedeva il movimento, e il riso gli restituiva le gambe e i sogni che non poteva avere; non si affannava Daniele, godeva  di ogni carezza, di ogni nuovo regalo, amava il fruscio della carta e l’attesa.

Gustav Klimt, con il suo oro e le teste divincolate dai corpi e i lunghi vestiti, era negli occhi di Luisa, nelle gambe di Federico, nel cuore di Maria Elena, nella follia degli angeli bambini e in questa vita colorata e contorta.

 

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