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Lettera frammentaria dell'autore

.... di che si tratta? E' un lungo racconto che ho cercato di costruire sul modello delle fiabe popolari, e in particolare di quelle fiabe che si rifanno ai miti di iniziazione e ai riti di passaggio. La struttura del racconto ripete infatti alcuni dei motivi più tipici delle fiabe (allontanamento da casa; compiti difficili; divieti; aiutanti; vittoria del buono e punizione del cattivo), e anche l'evoluzione dell'intreccio si ispira a un modello allegorico che ha le sue radici nel racconto fiabesco: il ciclo morte-rinascita dell'eroe, con il motivo della discesa agli inferi.

Lo schema del racconto obbedisce a simbologie mitiche e a criteri di simmetria. I dodici capitoli si possono dividere in quattro gruppi: 1-3 avvicinamento alla soglia; 4-6 ingresso; 7-9 passaggio; 10-12 ritorno. Più nel dettaglio, ecco lo schema del racconto capitolo per capitolo [al momento attuale, però, non sapremmo dire se questo schema sia stato rispettato o anch'esso frantumato e sconvolto - n.d.r.].

- Prologo. Presentazione del narratore e patto narrativo coi lettori (nelle fiabe è normalmente sottinteso).

1. Situazione iniziale , in cui si introduce l'eroe (la coppia Stefano e Lisa). Nelle Fiabe: "C'era una volta..."

2. Ancora situazione iniziale, in cui si introduce l'impresa da compiere e si precisa l'atteggiamento degli eroi. Divieto autoimposto.

3. Prime due evidenze del male: il male dell'anima e quello verso le altre creature.

4. Arrivo ai confini. Incontro col guardiano esterno del mondo infero. Terza evidenza del male: il male della tribù. Primo divieto. Vestibolo.

5. Acheronte. Passaggio del limite ed entrata nel mondo infero.

6. Incontro col guardiano interno del mondo infero. Primo ambiguo aiutante. Secondo divieto.

7. Dubbi sulla liceità del viaggio. Eva. Il demone inquieto. Caino. Secondo ambiguo aiutante.

8. Prima battaglia contro il male. Vittoria parziale.

9. Seconda battaglia contro il male: la fuga. Morte rituale degli eroi.

10. Resurrezione degli eroi. Scoperta del passaggio del male e della sua continua presenza. Nuova Fuga.

11. Rifugio presso il secondo ambiguo aiutante e incontro con un terzo aiutante. Magia dell'amore e trasformazioni dell'anima. Terzo divieto.

12. Successive trasformazioni dell'anima e nuovo atteggiamento degli eroi diverso da quello iniziale.

- Epilogo. Punizione dei malvagi. Ambiguo trionfo degli eroi.

Fin qui le pie intenzioni. Come vedrai, o come forse hai già visto, i risultati sono quelli che sono. Personalmente quello che mi lascia più perplesso è lo stile, in particolare l'aggettivazione e la sintassi. Per me, abituato alla musicalità dei versi tradizionali, scrivere in prosa non è stato così semplice, nel senso che al momento di dover mettere le frasi sul foglio avvertivo una sorta di coazione (o di automatismo) che mi obbligava a organizzare le parole in endecasillabi o settenari o novenari (per lo più ritmi dispari, chissà perché). E già dalle prime righe te ne accorgi, ché il primo sintagma "normale" lo trovi solo dopo un novenario, un settenario e due endecasillabi [ma di questi endecasillabi non c'è più traccia nella versione che abbiamo noi - n.d.r.].

A pagina 27, ti faccio un esempio fra tanti, quasi all'inizio, c'è una frase terribile: "Le prime e vaghe luci dell'aurora / sui profili dei colli / li colsero spossati dall'insonnia". Il settenario ce l'ho infilato in seconda stesura per rompere la monotonia dei due endecasillabi uguali, ma ho idea che se mettessi semplicemente "Le prime luci li colsero spossati dall'insonnia" forse sarebbe meglio [e in effetti abbiamo ritrovato una frase simile a questa - n.d.r.].

D'altro canto mi piaceva che il racconto avesse anche un tono un po' melodrammatico, e per questo un'aggettivazione qualche volta stucchevole poteva essere funzionale....

[Fine del frammento.]

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