Indice Uroboro 7
 
Indice
Uroboro 7
 

Mediateca Italiana
 
Bacheca

 

Roberto Masuello

Tommy

 

Tommy era stato un ragazzino molto chiuso, per anni era parso refrattario all'affetto come agli entusiasmi - per la verità li trovava superficiali, o artificiali. Né sembravano toccarlo le passioni violente, eppure queste abbondavano, nel suo ambiente, nel suo tempo. Tommy era cresciuto, ispanico, selvatico - fondamentalmente alieno - in uno dei quartieri infernali della capitale del mondo. Non gli mancavano pertanto "input negativi", come si diceva. E le sue origini, contraddizioni ad alimentare quel contraddittorio mondo: il quarto europeo, quello africano e l'americano certi, solo sospettato l'asiatico, non lo confortavano, anzi contribuivano a smarrirlo del tutto. La soluzione dell'integrazione nella corsa cui assisteva non lo tentava - versione sogno faidate o violenza fatalistica; l'aveva scansata d'istinto senza sapere forse che si giocava così l'unica "salvezza" possibile. Tuttavia Tommy era forte, vitale, coriaceo: voleva comunque il suo posto nel mondo.

L'avevano classificato: timido. Tommy era diventato un ragazzo che non parlava perché era timido. Non era difficile da credere, bastava guardarlo. Alto, dinoccolato, scuro, lo sguardo a terra. E sfuggente. Perché? Si vergognava - e perché? - si sentiva inferiore - ecc.? Insegnanti ed assistenti sociali lo avevano incasellato, tranquillizzati dal suo carattere chiuso e quieto. Indirizzandolo verso attività mediamente interessanti. Lui si era adattato a quella diagnosi, a quella "personalità", dopotutto non poteva lamentarsi: non era più né povero né emarginato. Era un secondo Tommy, apparentemente più vivo, più libero. Solo dentro di sé ruggiva l'animale disperato: lo sentiva soltanto lui. Lavato e pettinato e ricoperto di tessuti pratici (ma tra i migliori esistenti) l'animale era sociale, ben nutrito ed aveva la possibilità di accedere ad insperate scalate (insperate, sì: ma quanto desiderate?). Sicché il nuovo Tommy si aggirava, maggiorenne e saltuariamente motorizzato, nel "campo", nel giardino di una scuola, discreto studente ed ottimo agonista di giochi con la palla.

A questo punto iniziano i guai. Tommy studente timido ambiva, giustamente per quanto celatamente, ad una ragazza. Ne aveva adocchiata una che sembrava disponibile. Per ciò che ne sapeva, doveva esserne innamorato. Dopo aver teso la sua brava rete il timido Tommy si era lasciato andare a comunicazioni confidenziali. Il passato freddo e pauroso premeva, ma lui sublimava tutto, cercando di convertire il capitaluzzo affettivoide in melense intimità tipo sognodamore. Non funzionava, però. Le parole non uscivano, o non bene, e non si creava vero contatto. Lei si era mostrata paziente finché lo sconforto, prima ancora dell'impietosa noia, non prevalse, veicolandola su altro atleta ibrido e un po' volgare, epperò estroverso parecchio. Tommy si era fatto del male: oltre alla grande delusione, al senso di fallimento, gli era toccato in sorte il turno di zimbello del collegio (né zimbello né collegio rendono, in verità) cosicché la semplice figuraccia s'era fatta leggenda, destino. Vale a dire che ormai ce l'aveva appiccicata addosso, la fama di sfigato, imbranato, o che dir si voglia: anche qui i termini consueti non rendono giustizia. La pena era capitale: Tommy era tagliato fuori da tutte le avventure con le ragazze della scuola e del quartiere. Anche da quelle ancora da venire, ché la sua fama non l'avrebbe abbandonato facilmente.

Quindi un nuovo aspetto che Tommy mostrava evidente di sé era la delusione, per essere uno scarto, un fallito. Le cose iniziavano ad andare male anche con la scuola, di riflesso. Sentiva che non c'era un posto, per lui, che forse era sbagliato, lui; o era sbagliato il mondo, piuttosto? Tanto OK non gli pareva proprio. Più ci pensava e più se ne convinceva. Tutta 'sta gente che lavorava per accumulare cose, e poi spendeva tutto per riposarsi e distrarsi dal lavoro eccessivo, che era servito a comprare tutte le cose che servivano ad alleviare la stanchezza... E c'era anche, è vero, il prestigio sociale, il potere: ma questi erano estranei a lui, o lui refrattario a loro. Totalmente. Pure venne il giorno che qualcuno parlò a Tommy della possibilità di cambiare il fottuto mondo - confermandogli a un tempo le sue apocalittiche impressioni. Gli disse che il mondo girava male perché era impuro, e che si doveva affermare l'unica verità del profeta - questo avrebbe rimesso a posto tutto - combattendo per la propria riforma, e questo passi, ma anche per abbattere il sistema, riportando l'ordine come il profeta suggeriva, con loro al posto giusto! Ciò spaventava ma al tempo stesso affascinava Tommy, era la rivoluzione. Non quella sterile e pacchiana dei fiori e neppure quella sputtanata delle pantere, destinate alla sconfitta certa. Una bella rivoluzione interiore, che prometteva sconquassi mica da ridere all'esterno, però naturali, come di conseguenza, cioè: divini. Entrò nella setta e il suo cognome fu tramutato in X, come il modello Malcom Little, il grande. Gli anni dell'apprendistato non comportarono violenza, tuttavia, non più della consueta, e fu piuttosto la noia a prevalere. Finché un giorno Tommy X vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere o forse sì, ma che non gli doveva lasciare segni profondi: un gruppo di suoi compagni della setta fu attaccato da avversari, selvaggiamente, e dalla polizia in maniera confusa, per sedare. Lui per fortuna era rimasto indietro, cosa che gli evitò le botte più pesanti, ma non di perdersi lo spettacolo del massacro e, in particolare, della morte atroce di un suo compagno.

Era passato del tempo, e Tommy adesso si disinteressava di guerre sante o politiche, il suo impegno era tutto sociale, musicale per la precisione: era entrato nel giro dei rappers, di quelli che vanno in giro con sei chili di stereo sulle spalle e si battono le mani (tipo "ghimmifaiv"). Bisogna dire che, benché non fosse più un ragazzino, l'abbigliamento ginnico ed il perenne cappellino con la visiera girata lo ringiovanivano alquanto. Poi lui ci si trovava bene, in quel giro - credeva nel genere di vita leggermente trasgressivo, contrario al sistema e per di più simpatico. Loro erano tanti, e nessuno faceva caso se lui riusciva o no con le donne, se aveva un buon lavoro, una bella macchina. Tutt'altro, le uniche cose che contavano erano stare a ritmo e fregarsene del resto. Riacquistata fiducia in sé, e con l'aspetto sempreverde a suo vantaggio, Tommy aveva preso il via con certe ragazze che adoravano il suo stile, e presto si era trovato nell'insolito ruolo di sciupafemmine. Era stato più facile di quanto s'aspettasse. E più noioso, a lungo andare. Ben presto l'effimera soddisfazione s'era spenta, per lasciare il posto a sogni diversi.

A Tommy non bastavano più quelle ragazzine, sciocche e vanesie. Desiderava donne vere, e quasi tutte le donne vere erano bionde, eleganti, ricche. Piene di ogni grazia. Non c'era modo di entrare nel loro giro, apparentemente. Ma il fuoco bruciava dentro di lui (tanto da fargli sentire che poteva superare ogni ostacolo, disperatamente). Un giorno ne parlò col Malinkyo, considerato il saggio più giovane della zona. Malinkyo parlò così: "Se vuoi quel tipo di donna, non hai che da andare a cercarla dov'è più debole, e questo posto è il Red Garter - sì, proprio il locale della zona franca - e poi naturalmente devi darti da fare. Non è difficile entrare, quanto piuttosto uscirne, uscirne bene, voglio dire. Sai, quel giro ti riduce male, se non sei più che forte... - sì, certo, tu sei forte (non ci credeva, ma sapeva che se glielo diceva era peggio) - Io ti consiglio di farti una bionda, una sola giusto per toglierti lo sfizio (l'ossessione) e poi ritirarti, lasciar perdere. Se sei abbastanza sveglio da cogliere il mio consiglio, passiamo alla strategia... Bene: la ricca bionda elegante che va al Red Garter impazzisce per tre cose: Biancaneve e la musica che ti possiede e la verga africana. Ora, mi sembra che tu possa provvedere a tutto; ma, mi raccomando - e questa è la cosa più importante: Biancaneve non la devi toccare, lascia che ci pensi qualche professionista del locale. Se sgarri sei fottuto!"

Era passato quasi un anno. Tommy era ormai un elegantone, un playboy, dedito al sesso e all'ebbrezza. Suonava i bongos nell'orchestra fissa del Red Garter e, tra un set e l'altro, si dava da fare con le bionde o presunte tali. Tuttavia, una vera, ricca bionda elegante ancora non gli era capitata. Non come la voleva lui. Naturalmente non aveva seguito i consigli del buon Malinkyo.

E finalmente, la sera buona, abborda la bionda ideale: bionda autentica, sguardo magnetico, alta, misure da capogiro, grazia ed eleganza mai viste (ma che ci faceva in quel locale?) e per finire doveva essere ricca, tanto ricca che avrebbe potuto comprare il locale pagando in contanti. Tommy aveva fatto le cose per bene: si era moderatamente agitato sul palco, sudando ma non troppo, e alla fine del primo set si era avvicinato alla signora, preceduto dal drink più scafato che c'era. Aveva giocato tutte le sue carte, dall'emulazione dello charme internazionale alla sfrontatezza del sicuro detentore di verga africana. La musica era infuocata, come piaceva a lei, e i drink si accatastavano, tra sorrisi di studio e messe alla prova. C'erano volute due ore e mezza, ma alla fine la voluttà aveva vinto. Andarono da lei...

Con la puntualità che lo contraddistingue, il destino si presentò sotto forma di inconveniente: sul più bello (difficile essere più precisi riguardo al "più bello") quando tutto filava liscio ed erano alle stelle, Biancaneve era finita. Avevano esagerato, previsto male, era scarsa? Chi lo sa, fatto sta che la bionda, per proseguire la scalata verso il cielo ne esigeva dell'altra. Condicio sine qua non. Tommy si era dunque rivestito ed eccolo in una strada, un quartiere del tutto fuori dal suo territorio, a cercare Biancaneve in piena notte e con pochi soldi (perché mica voleva fare la figura del morto di fame). Dopo ore di ricerca febbrile Tommy era ormai ridotto a un fantasma, gli era risalito tutto, e non distingueva un poliziotto da un idrante. Ma finalmente la "fortuna" - o quella che lui credeva tale - gli si fece incontro, le sembianze di un fornitore scaltro, che però non era sfuggita al suo occhio impratichito. Questo il loro dialogo tardonotturno (auroreggiante?): "Ehi fratello, ho qui cinquantacinque conigli, da parte dei sette nani. Non so se mi spiego..." "Amico... Con cinquanta conigli ti approvvigiono di un tassello. Niente di più, di una moderata eccitazione, voglio dire. Però garantita". "Ehi, fratello, fratello: non scherzare, non puoi mollarmi a nolo un assaggino singolo per la notte. La mia bambina ne morirebbe. Oppure io! E dopo tutto, cinquanta sono cinquanta, non trovi?" "Amico: dove credi di essere, al ghetto?

Qui con un cinquantino quasi non esisti. Guardati intorno! Non credi che sia una gran bella zona? Non farmi quella faccia canina, fratellino. Non c'è niente da fare. Torna da tua madre e dille di mollarti, non dico tanto, quantomeno un ulteriore centino". "Oddio, come faccio, adesso? Fammi credito, te le porto domani, ti lascio il quadrante e..." "Amico! Amico! Tu non vuoi semplicemente rovinarmi la piazza, tu mi stai proponendo di bruciarmela totalmente!" "Ma..." "No, senti, chiudiamo il contatto. Questo bar chiude tra un'ora e un quarto. Torna con centocinquanta roditori pelosi e avrai le carotine: due splendidi viaggi completi di tutti i comforts. Oppure non farti più vedere". Tommy si rendeva conto. Fuori pioveva, quasi. Ecco una mesticheria notturna, un bel negozietto ricco e indifeso. Tommy non sentiva inibizioni di sorta, i tre cicchetti buttati giù mentre tentava di superare la barriera tremenda del fornitore avevano fatto risalire e coprivano tutto. Neanche si avvide di entrare, prendere un pacchetto di gomme, estrarre il coltello, puntarlo alla gola del vecchio grinzoso alla cassa con gesti sincopati; né della fuga col ritorno al bar. Quindi la trattativa veloce col fornitore nel cesso. D'improvviso si era ripreso del tutto. Sorrideva. Lucido.

"Amico, devi essere ben messo per andartene in giro di notte a cercare Biancaneve, presentarti con cinquanta e pregarmi, e poi dopo mezz'ora tornare con cencinquanta netti..."

"E' vero fratello, conduco una fottuta esistenza confusionaria; sono schiavo di questa merda, e delle bionde, sai QUEL tipo, e passo le notti a suonare percussioni latine in una nuvola di fumo e l'unica mia consolazione è quando riesco a dormire. Ci sei? Bene, comunque non ho un'altra fottuta vita. Ho questa. Nemmeno tu sembri il principe azzurro della bellaaddormentatanelbosco".

"Si, neanch'io me la spasso. Una volta mi piaceva, questa storia, era eccitante. Adesso se uno sbirro dovesse incastrarmi finirei per dirmi che finalmente posso riposare per un po'".

"Bene, è stato un piacere. Non so perché, ma ho come l'impressione che questa storia senza senso debba finire presto".

E infatti lucido lucido, brillante brillante se ne andava qualche tempo dopo per le strade di quello stesso quartiere IN. Ma anche inconsapevole - inconsapevole, che quello scenario lo avesse già visto protagonista, e incauto - incauto. Niente: siccome aveva finito le sigarette era entrato in un negozio notturno e per nulla al mondo si sarebbe aspettato di vedere quello che il vecchietto grinzoso della cassa stava facendo, cioè tirare fuori una bella smith&wesson e puntargliela addosso, mentre tutto rosso gridava: "Negro bastardo, cosa vuoi? Vuoi che questo diventi il fottuto negozio più rapinato del mondo? Adesso se..." Dopodiché era diventato tutto rosso, e il boato quasi non lo riguardava...

Si era risvegliato in ospedale, dove si era reso conto del fatto che un vecchio bottegaio gli aveva sparato a bruciapelo perché lo riteneva responsabile di una rapina ai suoi danni. Tommy non ricordava la notte della rapina, mentre era troppo conscio del fatto di essersi mosso bene da quelle parti, quella sera come in tutte le altre, perché la sua clientela in quel quartiere era degna del massimo rispetto da parte sua. Eppure questo vecchio gli aveva sparato, e per poco una pallottola bye-bye, con tale e tanta sicurezza. Forse era un messaggio, da parte di una forza misteriosa. Tommy, che non era stupido, lo stava interpretando così: cambia vita, stronzate ne hai fatte abbastanza. Dopotutto una batosta del genere te la meriti, anche se non hai fatto niente per cercartela. O no?

 

[Uroboro 7, Edizioni Mediateca, Campi Bisenzio, 1999.]


 
Inizio