"CATALOGO MESSIER"
Il mio primo libro, dal titolo "CATALOGO MESSIER", è un volume di 144 pagine che descrive i 110 oggetti celesti compresi nel famoso catalogo redatto dall'astronomo francese Charles Messier nel 1784. Il libro è stato pubblicato e stampato per la prima volta nel 1997, quindi ristampato nel 2011. L'ISBN di questo libro (International Standard Book Number) è: 978-88-95-65009-8. Il libro è utile per rintracciare in cielo, osservare e fotografare al meglio questi oggetti non stellari, fra i quali vi sono 27 ammassi aperti, 29 ammassi globulari, 39 galassie ed 11 nebulose di vari tipi (ad emissione, a riflessione, planetarie e residui di supernovae), oltre a 4 oggetti peculiari. In ciascuna pagina vi è la descrizione di un oggetto e un riquadro contenente i suoi dati fisici ed astronomici aggiornati ed approfonditi, oltre ad una fotografia dell'oggetto stesso e una cartina utile per l'identificazione.
Qui potete sfogliare le prime pagine del mio libro: "Catalogo Messier".
Fin dal Seicento e dal Settecento, alcuni osservatori scoprivano in cielo, oltre naturalmente ad un gran numero di stelle propriamente dette, alcuni oggetti dall'aspetto sfumato e nebbioso, spesso difficili a vedersi perché di luminosità molto debole. La vera natura di questi strani oggetti - delle cosiddette "stelle nebulose" - era ovviamente a quel tempo del tutto sconosciuta, anche se non mancavano teorie e tentativi più o meno felici ed azzeccati, oppure bizzarri e stravaganti, di spiegazioni al riguardo. Tra quelli sicuramente più interessanti e fecondi di futuri sviluppi, un posto particolare spetta all'ipotesi avanzata nel 1755 da Immanuel Kant: riprendendo e precisando meglio le idee esposte dall'inglese Thomas Wright nel 1750, il filosofo tedesco affermò che le nebulose potevano essere in realtà del tutto simili alla nostra Via Lattea, soltanto poste a distanze grandissime. Beninteso, si trattava di una mera speculazione filosofica, a favore della quale non poteva sussistere a quel tempo alcuna prova.
L'astronomo francese Charles Messier (1730-1817) osservava il cielo con i suoi telescopi, da Parigi, alla ricerca di comete. Anche se egli annotò nel proprio diario "la foschia spessa che era prodotta dal fumo di quella popolosa città", certo nella Parigi di Luigi XV non vi era nulla di paragonabile allo smog e all'inquinamento luminoso presenti oggi in una grande città: all'epoca, infatti, effettuare osservazioni astronomiche d'avanguardia da un palazzo situato in pieno centro cittadino era una prassi assolutamente comune in tutta l'Europa. A riprova di ciò, Messier osservò per tutta la vita da Parigi e, più esattamente, dalla torre dell'Osservatorio della Marina, nell'Hôtel de Cluny; eppure, come abbiamo visto, il problema dell'inquinamento del cielo delle grandi città era già stato notato più di 200 anni fa.
Messier scoprì la sua prima cometa nel 1758, e ne seguì il percorso apparente in cielo; mentre l'astro transitava nei pressi della stella Zeta Tauri, egli s'avvide della presenza di una nebulosità, che non possedeva alcun moto rispetto alle stelle: nonostante l'aspetto, non poteva quindi trattarsi di un'altra cometa. Egli la descrisse nel modo seguente: "Una luminosità biancastra, di forma allungata come la fiamma di una candela, che non contiene alcuna stella". La nebulosa scoperta da Messier venne in seguito riportata al numero 1 del suo famoso catalogo: si tratta in realtà, come oggi sappiamo, del residuo gassoso della supernova esplosa nel 1054, anno in cui apparve improvvisamente agli occhi stupiti dei nostri progenitori come una stella straordinariamente brillante, addirittura visibile in pieno giorno sul cielo azzurro e che, di notte, era talmente brillante da riuscire a gettare una debole ombra dietro gli oggetti.
Poiché certe "stelle nebulose" potevano venire a prima vista scambiate per comete - in particolare per comete prive di coda in quanto piuttosto lontane dal Sole - l'operato innovativo di Messier si esplicò nell'elencare tali oggetti sfumati, assegnando loro un numero, fornendone una succinta descrizione e, soprattutto, precisando le loro coordinate celesti. Il primo elenco, Catalogue des nébuleuses et des amas d'étoiles, comprendeva 45 oggetti, e venne pubblicato nel 1771 nelle Mémoires de l'Académie Royale des Sciences; ad esso fece seguito, nel 1783, un supplemento riportante altri 23 oggetti. Il catalogo completo, con ulteriori 35 oggetti che portarono il totale a 103, fu pubblicato sulla Connaissance des Temps per l'anno 1784. In seguito, il numero totale degli oggetti di Messier salì a 110, andando a considerare anche alcuni non inclusi nelle pubblicazioni originali, ma di cui vi era la prova della loro osservazione da parte dell'astronomo francese.
Messier, divenuto famoso a livello europeo per le sue osservazioni, ricevette vari onori e riconoscimenti. Il matematico Jean-Baptiste Joseph Delambre lo descrisse come una persona buona, sebbene di carattere un po' severo: "Un amico fedele, lontano dagli intrighi, puntuale in tutto, come al presentarsi al telescopio per l'osservazione di un fenomeno". Probabilmente, queste qualità lo aiutarono a superare indenne il turbolento e travagliatissimo periodo della Rivoluzione Francese, in cui alcuni illustri studiosi e scienziati persero invece tragicamente la vita.
Di fatto, il catalogo di Messier viene a comprendere la quasi totalità degli oggetti più belli, maggiormente conosciuti e di più agevole osservazione del cielo profondo, per lo meno relativamente alla porzione di cielo visibile dalle latitudini temperate settentrionali della Terra. Ciò che costituiva oggetto di scoperta e limite osservativo per l'astronomia di punta del XVIII secolo è diventato oggi, a distanza di oltre due secoli, facile preda da parte degli appassionati di astronomia dotati di curiosità, di spirito d'intraprendenza e di voglia di fare. A patto di osservare sotto un cielo molto limpido e non disturbato da luci artificiali, infatti, la maggior parte degli oggetti di Messier risulta già rintracciabile per esempio con un normalissimo binocolo 10 x 50, mentre l'intero catalogo è alla portata di un piccolo telescopio di diametro compreso tra gli 8 e i 10 centimetri; beninteso, le visioni offerte da strumenti di maggiore potenza risultano ovviamente migliori e, spesso, spettacolari. Descrivendo ad esempio l'oggetto riportato al numero 13 del suo catalogo, Messier annotò: "La notte dal 1° al 2 giugno 1764 ho scoperto una nebulosa nella cintura di Ercole, mi sono assicurato che non contiene alcuna stella; avendola esaminata con un telescopio newtoniano di quattro piedi e mezzo [circa 1,4 metri di lunghezza focale], che ingrandisce sessanta volte, essa è rotonda, bella e brillante, il centro più luminoso dei bordi: la si distingue con un cannocchiale ordinario [rifrattore non acromatico ad una sola lente] di un piede [circa 30 cm di focale], può avere un diametro di tre minuti di grado: è accompagnata da due stelle, entrambe di nona grandezza, ubicate una sopra, l'altra sotto la nebulosa, e poco distanti". Come oggi si sa, l'oggetto catalogato come M 13 è uno spettacolare ammasso globulare che contiene oltre mezzo milione di stelle, le più luminose delle quali risultano già ben visibili attraverso un moderno telescopio di 15 cm di diametro, ad alto ingrandimento.
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