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Se Dio ama l'uomo, perché ha inserito nella sua vita il dolore?

Ci troviamo forse di fronte ad un mistero?

 

Per noi cristiani Dio, creatore dell'universo, ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza; significa che le "logiche" di Dio sono, in qualche misura, vicine a quelle dell’uomo e l'uomo può in parte comprenderle e, quando ciò non è possibile, almeno intuirle.

Esiste una spiegazione teologica del dolore che, trovando radice nella passione e morte di Cristo, raggiunge l'uomo moderno con difficoltà, esigendo tra l'altro una "fede" radicata molto rara anche nei cristiani più convinti.

Esiste però anche la possibilità di una spiegazione biologica e sociologica che, associata ad alcuni semplici principi di fede, può far capire che il dolore non è un elemento casuale, un difetto della creazione, ma uno strumento necessario per l'evoluzione.

 

Il dolore più elementare, quello fisico, può essere considerato necessario?

 

Nella realtà umana e in quella animale in genere, il dolore fisico è indispensabile. Ad esempio la ferita di una lama, il bruciare del fuoco sono necessari a far sì che l'uomo tema le cose taglienti, tema il fuoco      

Senza queste “paure”, che sono conseguenza del dolore, l'uomo potrebbe facilmente sottovalutare tutti quei rischi che minacciano la sua fisicità e finire facilmente dissanguato, ustionato, ecc.

Se l'uomo fosse in grado di creare un robot biologico, sicuramente nel computer di bordo inserirebbe un programma atto a riconoscere ed evitare tutti quegli oggetti e comportamenti che lo potrebbero danneggiare o ancor peggio distruggere.   

Nel caso dell'animale, quale programma più semplice ed efficace potrebbe essere ideato se non quello di far provare dolore quando il corpo fisico viene a contatto con qualche cosa che sia in grado di danneggiarlo?

 

Se il dolore fisico concepito come “difesa” può essere compreso, molto più difficile è invece capire tutte le altre forme di dolore che vengono "subite" senza responsabilità da parte dell'uomo.

 

Nel piano di Dio noi sappiamo che esiste il progetto per il cosiddetto "regno di Dio in terra", dove l'uomo può vivere senza dolori e sofferenze. Questa è una prospettiva che può sembrare fantasiosa, ma se ci riflettiamo a fondo non lo è poi molto.

Analizziamo quali sono le problematiche che oggi ci fanno ritenere impossibile questa condizione ideale annunciata da Gesù Cristo:

·        le malattie

·        la fame

·        le guerre

·        le violenze

·        gli incidenti

·        l'inquinamento

·        le calamità naturali

·       

 

Tutte queste sciagure, in una società molto evoluta, potrebbero essere ridotte e quasi completamente eliminate!

·        Grazie ad una scienza biologica e medica estremamente evoluta, è possibile controllare al massimo e addirittura sconfiggere o prevenire le peggiori malattie;

·        Grazie ad una buona tecnologia agricola, ambientale ecc. è possibile eliminare completamente la fame;

·        Grazie ad un evoluto rapporto tra i popoli, è possibile evitare le guerre;

·        Grazie ad un buon controllo degli egoismi umani, è possibile eliminare le violenze;

·        Grazie ad una buona tecnologia stradale, automobilistica, ecc, è possibile evitare gli incidenti;

·        Grazie ad un'evoluta tecnologia, basata sulla conoscenza completa ed un relativo rispetto della natura, è possibile evitare gli inquinamenti e anticipare, prevenire e limitare i danni delle calamità naturali.

·        …..

 

In una società estremamente evoluta sul piano fisico, intellettivo, etico e morale, questi traguardi sono tutti potenzialmente raggiungibili. Se ben osserviamo, l'uomo, pur commettendo errori e soggiacendo a limiti di ogni genere, sta lentamente percorrendo questo cammino. Egli si trova già sulla strada indicata, anche se, non vi sono dubbi, è molto lontano dalla meta. Quali sono gli stimoli?

 

Se con l'esperienza di una scottatura l'uomo impara a stare alla larga dal fuoco, le sofferenze sociali stimolano le società a trovare rimedi:

·        Le morti dovute ad infezioni varie hanno spinto l'uomo a sviluppare la "medicina" fino a scoprire gli antibiotici.

·        Le sofferenze da malnutrizione hanno spinto l'uomo a migliorare le tecniche agricole

·        Le morti e le sofferenze causate dagli incidenti sul lavoro, hanno spinto i governi ad affrontare le problematiche collegate alla sicurezza.

·        Le ingiustizie sociali hanno spinto le società a creare regole di maggiore giustizia

·        Gli incidenti stradali spingono le società a costruire macchine più sicure, a progettare strade più larghe e idonee, a sancire regole più severe, ecc.

·        Le soprafazioni di un popolo su un altro, spingono gli altri popoli a creare delle "forze di pace"

·        I danni causati dagli inquinamenti spingono i governi a stabilire regole e leggi idonee per limitarli

·        ……

 

Più le sofferenze sono evidenti e penalizzanti, più le società si adoperano per rispondere a queste sofferenze. E' grazie alle sofferenze che l'umanità troverà gli stimoli per crescere e passare da un'organizzazione primitiva, al "Regno di Dio" annunziato da Gesù Cristo.

 

Questa affermazione, però, si scontra con l’aspetto egoistico della natura umana. L'egoismo dell'uomo mette in contrapposizione gli interessi personali a quelli sociali, diventando così lo scoglio principale al "Regno di Dio" annunziato.

 

Perché Dio nell’ambito della sua creazione ha permesso l'egoismo?

 

Tutto il mondo vegetale ed animale si regge sul "valore" dell'egoismo e non può non essere così!  Se Dio avesse inventato dei polli altruisti, di fronte ad una possibilità di cibo, nessuno si metterebbe a mangiare per primo e morirebbero tutti di fame. Non è pensabile poi che un pollo divida equamente, tra i suoi simili, i semi sparsi in un campo; in una simile ipotesi i polli per fare statistiche e divisioni dovrebbero essere per lo meno laureati in matematica. Ecco quindi che è molto più logico creare polli egoisti, dove ognuno pensa a se stesso; in questo caso la laurea in matematica non serve. Come sottoprodotto di questo atteggiamento egoistico si ha poi l'affermazione del principio del più forte, della selezione della razza, della selezione delle specie, tutti "valori" fondamentali sul piano animale.

L'uomo eredita il suo corpo fisico dal regno animale e, con esso, quello che sopra abbiamo definito "valore" dell'egoismo.

 

E' chiaro a tutti, però, che l'egoismo genera sofferenza in chi lo subisce, quindi tutti possiamo capire che se i polli fossero laureati in matematica e sapessero equamente dividere i semi del campo, ci sarebbero meno polli grassi, meno polli morti per fame, meno polli beccati ed uccisi da quelli più forti.

Ma se anche fossero laureati in matematica, come potrebbero risolvere i problemi delle carestie, dove solo i più forti riuscirebbero a sopravvivere?

Bisognerebbe che i polli sapessero seminare, irrigare e quant'altro per garantirsi cibo a sufficienza. Ma sappiamo che in quelle condizioni si moltiplicherebbero al punto che comunque il cibo non sarebbe mai sufficiente. Bisognerebbero che i polli sapessero mantenere volontariamente l’equilibrio fra risorse e consumi, ricorrendo in casi estremi anche al controllo delle nascite, ma a questo punto servirebbero le lauree in scienze economiche, biologia, medicina, e tante altre ancora.

Ecco quindi che attraverso questi ragionamenti arriviamo all'uomo che, rifacendosi all'esempio sopra, ben rappresenta quel pollo che abbiamo ipotizzato.

 

L'uomo ha ereditato dal mondo animale il corpo fisico con tutte le caratteristiche sue proprie basate sul "valore" dell'egoismo, ma a differenza dei polli e degli animali in genere l’uomo racchiude in sé la “scintilla divina”, il cosiddetto “spirito” che, nell'immagine biblica, è quel soffio che Dio alitò nelle narici dell’uomo da Lui creato dal fango. Tra l’altro, etimologicamente, la parola “spirito” ha la stessa origine latina di “respiro” e rappresenta il principio della vita.

L'uomo quindi possiede delle potenzialità nuove rispetto al mondo animale, ovvero quelle capacità intellettive, creative che lo fanno somigliare a Dio stesso e che nei suoi primi passi può diventare medico, matematico, ingegnere e tutto quanto gli consente e gli consentirà di controllare la natura liberandolo dalla necessità di dover essere egoista e che, in un secondo tempo, gli consentiranno di creare un mondo dove le sofferenze dell'egoismo non saranno più "necessarie".

L'uomo è quindi per sua caratteristica di base un "egoista"; ma possiede potenzialmente la capacità di controllare e dosare questo egoismo per concretizzare una sorta di convivenza ideale con i suoi simili. Se l'egoismo è un meccanismo psicofisico, il controllo di tale egoismo è di natura mentale, intellettiva, spirituale o comunque "non animale".

 

Può l'uomo porsi, l'obiettivo di controllare l'egoismo in modo deduttivo, naturale?

 

Forse le potenzialità intellettive e deduttive dell'uomo potrebbero essere sufficienti a convincerlo che l'egoismo deve essere controllato. Ma, per il Cristiano, queste potenzialità non sono sufficienti, infatti Dio, fattosi uomo nella figura di Gesù Cristo, ha anticipato e suggerito delle regole da osservare per raggiungere questo obiettivo.

 

Conclusioni

 

Dio, quale creatore, in maniera esemplificativa, ha così operato:

1.          per convincere l'uomo a non camminare nel fuoco, ha inserito nelle logiche del suo corpo fisico il dolore della bruciatura;

2.          per evitare che muoia di fame, ha inserito l'egoismo;

3.          per convincerlo a crescere socialmente verso il suo "regno perfetto", ha inserito le sofferenze sociali;

4.          per eliminare le sofferenze sociali ha inserito l'intelligenza, la creatività e le regole Cristiane.

 

Ma perché le sofferenze fisiche e sociali colpiscono solo alcuni, mentre altri ne rimangono quasi indenni?

 

Nel piano di Dio ogni uomo è strumento del Suo "Regno in Terra". Rispetto a questo "Regno" ognuno è un "operaio". Chi svolge il ruolo del sofferente, appartiene a quella schiera di “prediletti” che, nel "progetto di Dio", hanno assunto un ruolo difficile, ma importante.

Per quell’ attimo che è la vita, la gioia di poter dire nel "Regno" futuro: io ho avuto una parte difficile, ma importante deve essere motivo di speranza e di grande forza. Accogliere queste promesse può ripagare abbondantemente il sacrificio di quella passeggera sofferenza che è stata la vita. La ricompensa sarà grande e proporzionata al sacrificio; è questo l’aiuto che chi soffre può raccogliere e utilizzare per vivere in maniera positiva questo peso che gli uomini ancora non possono togliere.

 

Tavolo del dialogo

 

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