IVANO FOSSATI
in concerto, Roma,
"Fiesta!", 23/8/2000
A Roma d'estate è
possibile quasi tutto: perfino vedere Fossati a "Fiesta!",
manifestazione che può piacere o no ma che sicuramente manca di
buon gusto in alcuni aspetti: fra odori di carni sudamericane
bruciate e decine di impianti stereo trasmettenti ciascuno un
mambo diverso :-)) (così dicono), attendiamo seduti in terra l'inizio
del concerto, ma a venti minuti dall'evento ci becchiamo, tanto
per introdurci nelle atmosfere del cantautore, un corso accelerato
di mambo, salsa e merengue sul piccolo palco laterale: per 13
mila lire di biglietto si può anche subire in silenzio…
Fossati ha dato
emozioni, parole e musica di grande livello, accompagnato da un
gruppo non uniforme qualitativamente ma efficace e compatto. Lo
spazio concesso al nuovo CD La disciplina della terra è
più limitato di quanto si possa supporre, cosicché c'è tempo per
le canzoni storiche (Vola, La musica che gira intorno, Panama)
e per quelle che hanno già alle spalle gli anni sufficienti ad
aprire qualche cassetto di ricordi e sensazioni (La costruzione
di un amore, I treni a vapore, l'applauditissima Carte da decifrare,
giusto per il gusto di ripensare ad alcune).
I brani scorrono senza
che un solo pulviscolo di noia appanni lo sguardo incantato di
quelli che erano lì proprio per lui, incuranti di un'afa immobile
e delle casette finto-caribe di quell'isterica Neurodisney.
Beppe Quirici, bassista e "pittore" dei paesaggi sonori
di Fossati, colora di meraviglia e classe canzoni che a mio modo
di sentire non brillano di luce propria per ricchezza armonica
e melodica; Claudio Fossati, figlio di Ivano, è strepitoso
per tecnica e sensibilità; chitarre e tastiere fanno un lavoro
normale finché non tocca agli assoli di Saverio Porciello
e Piero Cantarelli, ottimi musicisti non particolarmente
in serata.
La voce di Fossati
è sempre attraente e nitida, il che aiuta anche chi non lo conosce
ad entrare nei suoi testi densi, pensati e poetici; il pianoforte
con cui si accompagna e, un po', si gongola è di stile -fin troppo-
jarrettiano e ormai ha un ruolo da protagonista nella struttura
dei brani.
Martina Melchiorri
aggiunge la delicatezza di una fisarmonica e di un violoncello
penalizzato dal mixaggio.
Per tre volte il gruppo
torna sul palco chiamato da un mare di applausi, ringrazia e suona
ancora. Fossati sembra sinceramente colpito dal calore del pubblico;
lo ha dimostrato per tutto il concerto, con quel suo modo un po'
divistico di essere antidivo che dà anche a lui il fascino delle
sue canzoni. E' stato davvero un bel concerto. Seguito immediatamente
dalla discoteca latino-americana.
Sarà la musica che
gira intorno…
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