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The Dark Side of the Moon - Pink Floyd

La copertina del cd Chi sono i Pink Floyd ? Andatevi a leggere la monografia nell'apposita rubrica !
L'album in questione è stato il mio primo approccio ai P.F., ed in poco tempo i cari cugini che mi avevano fatto conoscere questo capolavoro sono stati "saccheggiati" dei loro album floydiani. Non ero abituato alla "psichedelia" nella musica, quando ascoltai per la prima volta TDSotM, in ambito rock le mie conoscenze arrivavano fino a Queen e Dire Straits… Non è stato indolore il passaggio, tanto che all'inizio alcune tracce le saltavo a piè pari perché troppo cervellotiche (quando ho conosciuto i King Crimson ho capito che c'era di peggio…J), ma il gusto si affina e l'orecchio si allena ! Al giorno d'oggi, dovo aver ascoltato quasi tutti gli album dei P.F., quelli che preferisco sono "Wish you were here", "The Final Cut", "The Wall" e "The Dark Side of the Moon". Scusate per la digressione, ma è importante per me collocare culturalmente l'album nel mio percorso musicale.

Qualche dato sul disco: Uscito nel 1973, registrato agli Abbey Road Studios di Londra (si, proprio quelli degli Scarrafoni J) tra il 1972 e il 1973, ingegnere del suono Alan Parsons (…project), oltre ai quattro floyd collaborano Dick Parry con il suo sax su "Money" e "Us and Them", e Clare Torry che canta (vocalizza…) la magnifica "The Great Gig in the Sky". In questa occasione, mi trovo davanti un opera che richiede un esame più approfondito rispetto alle mie precedenti recensioni metal: lo spirito del metal infatti prevede un target di pubblico piuttosto limitato rispetto ai grandi numeri del pop-rock, inoltre è difficile trovare un impegno sociale o almeno delle tematiche significative dal punto di vista dei contenuti tra i gruppi del "metallo pesante" (senza nulla togliere alla bellezza ed alla raffinatezza formale di molte liriche, in qualsiasi filone del metal, ad esempio la messa in musica di "The Silmarillion" di J.R.R. Tolkien sul disco "Nightfall in Middle Earth" dei Blind Guardian, o di una tragedia greca in "The House of Atreus" dei Virgin Steele).

In poche parole, se gli album di power metal presentano in generale dei testi di stampo "fantasy" piacevoli in sé, ma poveri di contenuti da comunicare (a meno che non siate tutti patiti di borchie e spadoni…J), qui ci troviamo di fronte ad una pregevole opera letteraria oltre che musicale, densa di significati più o meno evidenti, e perciò l'analisi dell'opera dovrà svolgersi sia sul piano musicale che su quello letterario.
Come di consueto i testi sono scritti tutti da Roger Waters.
I brani sono:

  1. a) Speak to me
  2. Breathe in the air 3:57
  3. On the run 3:31
  4. Time 7:05
  5. The great gig in the sky 4:47
  6. Money 6:23
  7. Us and them 7:48
  8. Any colour you like 3:25
  9. Brain damage 3:50
  10. Eclipse 2:06
Si può dividere l'album in due parti, quasi uguali come numero di brani e come durata:
  1. Dal primo brano bipartito "Speak to me / Breathe in the air" al quarto brano "The great gig in the sky"
  2. Dal quinto brano "Money" al nono "Eclipse"
La prima parte tratta l'individuo in sé e la sua dimensione interna come temporalità. I brani si susseguono senza pause tra l'uno e l'altro.

Il primo brano inizia con un battito di cuore (il nostro orologio biologico) in crescendo, a cui si sovrappongono rumori esterni come registratori di cassa (poi ripresi nell'inizio di Money) e rumori di macchine in movimento, in seguito avviene l'entrata di tutti gli strumenti (ovvero passiamo da Speak to me a Breathe in the air). Senza soluzione di continuità si arriva al secondo brano (strumentale alla maniera della musica elettronica dei Tangerine Dream), con un'atmosfera cupa e claustrofobica che si risolve in un boato inquietante dopo pochi minuti.

Punto e a capo: siamo arrivati nientepopodimenochè al terzo brano, scandito ed introdotto dai suoni e dalle "suonerie" di innumerevoli orologi (i suoni non prettamente "musicali" ma azzeccatissimi per rendere l'atmosfera del brano vengono utilizzati in varie parti dell'album). Questa è Time, primo gioiello del disco, dove la voce di Gilmour è splendidamente ornata dai cori femminili. Il brano include come sottobrano "Breathe Reprise", dalle sonorità uguali a "Breathe in the air".
Il quarto brano non ha un testo, in quanto la voce di Clare Torry si "limita" a vocalizzi da pelle d'oca per portarci con sé sul celeste carro (gig) di Apollo che scandisce il ciclo giorno-notte. Con questo "The great gig in the sky" si conclude la prima parte del disco.

E' evidente nei testi una critica nei confronti dell'apatia dell'uomo moderno e della frenesia della civiltà industrializzata (l'"English way") che priva la vita dell'uomo della percezione della realtà. L'intero testo di "Time" concentra i messaggi di tutta la prima parte dell'album nei suoi bellissimi versi (mi dispiace non poterli riportare tutti per questioni di spazio e di tempo, ma una breve ricerca in rete con un motore di ricerca vi fornirà tutti i testi che volete): "You are young and life is long and there is time to kill today - And then one day you find ten years have got behind you - No one told you when to run, you missed the starting gun".

A differenza dei primi quattro brani, nel passaggio da "The great gig in the sky" a "Money" si sente un evidente stacco (nonché una pausa di qualche secondo). Sta iniziando infatti la seconda parte dell'album, che tratta la vita sociale dell'individuo, il suo rapportarsi all'altro da sé.

Money: i registratori di cassa e i rumori delle monete "sonanti" scandiscono il ritmo, poi accompagnati dal basso e in seguito dagli altri strumenti, per un brano tra i più trascinanti ed immediati dell'album, che tra l'altro contiene anche un assolo di sax. Tra cantato e vari assoli di chitarra (nell'ultima parte del brano c'è anche un "dialogo" chitarra-voce tipo Blackmore - Gillian in "Strange kind of woman", nel live dei Deep Purple "Made in Japan") l'atmosfera si fa sognante ed accogliente per una dolce "Us and Them", con l'intro di organo che fa da sfondo per un lento fraseggio di sax, per poi lasciare spazio al cantato.
La seguente "Any colour you like" è strumentale (sul tipo di "Breathe in the air", ma un po' più allegrotta ) e svolgendo il ruolo di anello di congiunzione ci porta a "Brain Damage", con il cantato "corale" e l'andamento da "cantilena".

L'ultimo brano, un susseguirsi continuo di anafore ed antitesi, è la chiave di volta dell'album, la conclusione di un percorso ideale che ci mostra come l'armonia della natura dovrebbe servirci da esempio per razionalizzare il nostro stile di vita ("Everything under the sun is in tune but the sun is eclipsed by the moon").
Questa seconda parte dell'album costituisce quindi una critica al sistema di valori della società moderna, partendo dall'eccessiva importanza data al denaro ("Money so they say - Is the root of all evil today" Money), alla difficoltà di stabilire rapporti interpersonali sinceri e disinteressati, all'alienazione intellettuale del "lunatico", del "diverso".

L'album è sostanzialmente percorso dall'intrecciarsi di antitesi e contraddizioni, autocitazioni e ritorni, in un gioco circolare che fa riflettere e lascia con l'amaro in bocca (pardon, nelle orecchie). La speranza e la fiducia in un cambiamento ("The time is gone - the song is over, thought I'd something more to say" Time) sembra eterea e fumosa, appena accennata.

Un album pessimistico quindi, che esorta però a vivere quelle briciole di eternità che i P.F. hanno contribuito a rendere più piacevoli.

Spero di non avervi annoiato, ma se vi ho perlomeno indotto a riflettere sul "senso" di quest'opera o incuriosito sull'interpretazione e l'ascolto di un brano, potrò dirmi pienamente soddisfatto.

A presto

© Copyright 1999 Mattia Cobianchi -http://www.music-on-tnt.com