Lucio
Battisti
Hegel
(1994)
Musiche: Lucio Battisti
Testi: Pasquale Panella
Sito non ufficiale: http://musica.masterweb.it/bpm/
- Battisti Post Mogol
È
francamente difficile parlare dell'ultimo lavoro di un artista
grande come Battisti e mancato troppo presto e troppo di recente
alla Musica italiana.
Confesso che di tutti i "bianchi" Hegel fu quello che,
alla sua uscita, mi convinse di meno, sia per atmosfere che
per testi. Ebbi l'impressone che il duo Battisti-Panella avesse
esaurito quella spinta innovativa che caratterizzò tutta
la loro ultima produzione.
Ma non riuscivo ad arrendermi all'idea di un lavoro riuscito
solo a metà, certamente c'era qualcosa che mi sfuggiva.
Infine capii, o almeno così mi sembrò: musicalmente
Battisti si era aperto un po' verso suoni e strutture
melodiche più facili, più calde e meno algide,
seppur ancora molto elettroniche e sintetiche.
Ad esempio, Tubinga potrebbe essere tranquillamente un
instant hit attualissimo, forse con un arrangiamento
meno sofisticato e più fruibile (leggasi: popolare).
Oso dire...danzereccio, ricorda, a tratti, alcuni suoni "dub"
dei Primal Scream di Screamadelica.
Lo stesso dicasi per il veemente incedere ritmico ad alto bpm
del brano che chiude l'album, ovvero La voce del viso,
arricchito da un memorabile Battisti in falsetto.
In più brani rieccheggiano, beffardi, suoni ed effetti
tipici dei primissimi Kraftwerk, persino di Trans
Europe Express!!!
Il brano Estetica però sorprende nuovamente per
il suo incedere lento ed ipnotico, che a stento maschera una
dolcissima volontà melodica di fondo, quasi a lasciar
intravedere vecchi/nuovi orizzonti compositivi evidentemente
mai abbastanza abbandonati.
Da parte di Panella invece un lavoro puntato allo storico/filosofico,
con costrutti forse meno divertenti di quanto ci aveva ormai
abituato ma ancor più cerebrali. Cito, significativamente,
da La voce del viso:
Sul viso la sintassi non ha imperio, non ha nessun comando
come
per significare che può molto più della parola,
un'espressione. Quasi una resa, essendo l'ultima frase del disco,
quasi una calata di scudi, un rendersi conto che, dopo tante metriche
involute e cocktail di parole, l'emozione inespressa regna sovrana.
Una sorta di presagio del futuro Cantare è d'amore.
Hegel
è stato forse il disco "bianco" che ha avuto meno successo
di tutti e francamente non ricordo di brani passati di frequente
in programmi radiofonici, il che, di per sè, non significa
nulla se non, forse, che quest'ultimo album era probabilmente
(e non lo sapremo mai) un ponte, una acerba transizione verso
qualcos'altro che Battisti stava preparando.
Mi resta sempre un senso di amara incompiutezza quando ascolto
Hegel ed ora, ad un paio d'anni dalla scomparsa di Lucio
Battisti, mi chiedo quali altri affascinanti esperimenti musicali
stesse preparando il suo grande genio.
Hegel
contiene 8 canzoni:
-
Almeno l'inizio
-
Hegel
-
Tubinga
-
La bellezza riunita
-
La moda nel respiro
-
Stanze come questa
-
Estetica
-
La voce del viso
[Indice
della monografia completa]
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