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Dopo il connubio musicale con B.B. King, sfociato in uno splendido disco, Eric Clapton torna con un lavoro solista intitolato Reptile. Titolo direi molto significativo, metafora calzante per questo artista che sembra non stancarsi mai di sperimentare nuovi trasformismi. Rimasto affascinato nell'assistere ad un concerto di Joao Gilberto, Clapton si è messo a studiare la sua musica e la sua tecnica chitarristica. Nel primo brano sono palesi influenze sudamericane usate con classe, senza mai eccedere. Si torna poi ai locali fumosi, alle "House of Blues" sul Mississipi, a quello in cui Clapton è un indiscusso maestro. All'interno dell'album parecchi omaggi. Il primo a Ray Charles, il secondo a Stevie Wonder ed il terzo a James Taylor. Particolarmente riuscito quest'ultimo che ci regala una versione di " Don't let me be lonely tonight" decisamente più graffiante rispetto all'originale. Le ultime canzoni ci lasciano in bocca un sapore vagamente malinconico. Certo, i cultori dello stile più "dirty" del chitarrista potrebbero rimanere delusi da questo album dallo stile decisamente easy e salottiero, senza però mai scadere nell'ovvio e nel banale. Il disco decisamente spiazza per la molteplicità dei temi proposti, ma questo non è necessariamente un carattere negativo se tutto ciò è fatto con mestiere, sapienza e gusto. Il tutto risulta un lavoro intenso e molto intimo, ma quello che davvero sorprende è la stupefacente vocalità di Clapton. Che fosse chitarrista di eccezionale spessore non era certo un segreto per nessuno, ma oggi in "Reptile" fornisce prova di essere diventato anche un cantante dalle molte sfaccettature. Sono molto lontani i tempi in cui sentiva il ruolo di cantante scomodo ed imbarazzante, quando il microfono gli serviva quasi più per nascondersi che per cantare. Negli ultimi anni si era fatto vocalist più spregiudicato e sicuro ma in questo ultimo disco fa l'occhiolino ai più grandi stili interpretativi, usando con grande disinvoltura il suo notevole falsetto. È di esempio la cover di James Taylor in cui si permette virtuosismi assolutamente impensabili qualche anno fa. La conclusione è che questo artista può piacere o meno ma certamente gli va rico nosciuta un'indiscussa capacità di cambiamento e miglioramento continuo.
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