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Eccoci qui a recensire uno dei dischi maggiormente celebrati della storia, The Wall. Lo spunto per una recensione del genere l'ho preso dalla pubblicazione di un doppio cd che ha riunito i quattro Floyd (seppur solo via fax pare) per la sua realizzazione. Come tutti sapranno questo live è una registrazione di una serie di concerti che i PF fecero tra il 1980 e il 1981 negli............. La stampa come al solito si è tuffata in questa storia riproponendo tutte le storie e i dissidi che accompagnarono la registrazione del doppio LP (allora). Quando The Wall fu pubblicato i PF non erano più una vera band ma una marionetta nelle mani di Waters che negli ultimi tempi era (quasi) l'unico a scrivere le canzoni. I tre PF di oggi ricordano quel periodo come uno dei peggiori della loro carriera artistica prigionieri com'erano del despotismo di Waters. Sia come sia, il gruppo incise l'album che probabilmente li rappresenta maggiormente. Questo doppio cd in verità nulla aggiunge e nulla toglie a quello che sin d'ora si è scritto. Ci sono, a differenza del doppio originale, due forse tre canzoni in più ma nulla di inedito, hanno solo registrato l'intera colonna sonora del film in cui quelle canzoni apparivano. Perche allora recensire questo live? Il motivo è presto detto. Energia e partecipazione allo stato puro. Ascoltando il cd si avverte perfettamente l'eccitazione, la preparazione e la religiosa attesa dei fan per quello che ai loro occhi era lo svolgimento di una storia in musica. La storia è quella di Pink e del suo repentino viaggio verso l'annientazione del proprio io e l'isolamento dalla realtà grazie al tanto amato/odiato muro. Il Muro si alza lentamente accompagnato da una macchina scenica che allora non aveva precedenti, elicotteri, pupazzi e la reale costruzione del muro che alla fine viene abbattuto ipnotizzarono il pubblico al pari della musica che, oggi, mi fa ancora emozionare. Dicevo che i PF allora erano come dei separati in casa ma ad essere sincero la musica dice il contrario. La musica qui mi racconta di un gruppo affiatato, con la giusta grinta e voglia di stupire. Ascolto le varie canzoni da In the flesh a Is there anybody out there? quasi senza respirare. Sono passati più di venti anni e questa musica ancora mi fa battere il cuore, mi trasporta in un mondo popolato di sofferenza, disperazione e solitudine. Ogni singola nota, ogni singolo accordo non sono mai fine a sè stessi e rendono i brani unici. L'impegno della band a dare il massimo di sè si avverte in pieno in tutto il cd. Tanto da rendere il concerto perfetto i tutto e per tutto. Ovviamente molto merito va al lavoro certosino che hanno fatto i sala d'incisione scegliendo i momenti migliori di una serie di concerti, ma chi di voi crede che ci fosse materiale non all'altezza? Io no per questo ritengo il Live degno dei migliori PF e consigliabilissimo a tutti i fan vecchi e nuovi. Analizzandolo i momento migiori a mio avviso sono Comfortably numb, Run like hell, Young lust, Goodbye blue sky e Hey You. I ritmi sono serrati al punto giusto e non manca enfasi e atmosfera. Confrontandole con le rispettive versioni registrate in studio sono meno caratterizzate a livello vocale ma più incisive nella loro totalità. Degno di nota infine l'assolo di Gilmour in Comfortably numb una vera bomba. Vi assicuro che sono stato molto freddo in questa recensione, ho cercato di separare il fan dal recensore e, a fatica, ci sono riuscito. Se mi fossi fatto sopraffare dal fan avreste letto una minuziosa lode sperticata a TUTTO il live, ma per decenza mi sono limitato cercando di evidenziare i meriti di una spendida testimonianza di un gruppo ormai estinto. Ecco il vero difetto di questo cd, ci racconta cos'erano i PF venti anni fa e rende impietosi i paragoni con i lavori recenti. Sicuramente è la fine di un'epoca che ha fatto la storia della musica. |
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