GIOCATTOLI

Nell’enciclopedia Rizzoli alla voce Giocattolo si legge: “si considera tale qualsiasi oggetto costruito o utilizzato per il gioco dei bambini e dei ragazzi”. Si può capire pertanto che il giocattolo è sempre esistito sin dai tempi più remoti. Vi sono, quindi,  giocattoli comuni a tutte le epoche e altri che  sono nati con l’evolversi della civiltà e lo sviluppo della tecnica. Ai primi appartengono ad esempio la palla, la trottola, i sonagli, le figure umane  e di animali, i birilli di vario tipo e le imitazioni delle armi per il gioco della guerra.Tra i più antichi, risalenti a 4000 anni fa, ricordiamo il leone egizio, che, quando si tirava una cordicella muoveva la bocca, e il panettiere, pure egizio, che, azionato da uno spago, compiva i movimenti di chi impasta il pane. Al 500 a.C. risale un rozzo cavaliere rinvenuto nell’isola di Rodi, le bambine dell’antica Grecia e di Roma usavano per i loro giochi bambole snodate in legno o in argilla. I bimbi romani giocavano con cavallini a rotelle, fatti di legno. Nel 1656 con l’invenzione della lanterna magica  che proiettava le prime ombre cinesi, ebbe inizio l’era del giocattolo scientifico. Si diffusero contemporaneamente i soldatini di stagno e nacquero i primi giochi istruttivi come certe carte da gioco per insegnare l’astronomia, o le famose “case delle bambole” nate in Olanda nel XVII secolo. Un particolare giocattolo nacque nel periodo della rivoluzione francese: la ghigliottina-giocattolo, in miniatura ma perfettamente funzionante. Primo esempio di strumentalizzazione del giocattolo. Nella prima metà del XIX secolo la macchina si impose come elemento essenziale nella vita di ogni giorno. Cominciarono così a diffondersi i primi giocattoli meccanici, azionati da molle. Man mano nacquero dei veri gioiellini della tecnica che dato il loro alto costo erano destinati ai bambini delle famiglie più agiate. Si passa adesso ad un breve excursus che, dai ritrovamenti tombali dell’antico Egitto, ci porta, attraverso la civiltà greca, romana, medioevale e moderna, fino ai giorni nostri. Si può notare che giochi e giocattoli, anche se di diversi periodi storici, culture e tradizioni differenti siano molto simili l’uno all’altro.

EGITTO

Agli Egiziani risale la più antica raffigurazione del gioco con il cerchio. Nella tomba di Roti a Beni-Hassan troviamo una pittura raffigurante due uomini che con una bacchetta uncinata tentano di tirare dalla propria parte un cerchio. I giochi da tavolo appassionavano tutti gli Egiziani: uno era detto "del serpente", perché le caselle erano disposte come un serpente attorcigliato. I loro dadi erano gli astragali, costruiti con ossa di animali. Un altro gioco da tavolo era il "senet", una specie di dama che si giocava su una scacchiera rettangolare. Questo gioco venne introdotto nell’uso funerario: al morto sarà assicurata la sopravvivenza dopo la morte se vincerà una partita contro un avversario invisibile. Per il gioco "del cane e dello sciacallo" si usavano bastoncini in avorio, ritrovati anche in Siria e Palestina. È raffigurato in varie tombe il girotondo dei bambini piccoli con la loro madre e molte trottole sono state ritrovate nella tomba di Menfi. A Tebe sono state ritrovate molte bambole, quasi sempre prive di articolazioni, in terracotta dipinta, spesso solo abbozzate o costruite senza gambe e braccia, alcune delle quali conservano ancora la capigliatura con perline in falence infilate in cordicelle sulle nuca a intervalli regolari. Numerose anche le bambole di stracci rinvenute in varie tombe.

        GRECIA

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I Greci assegnavano ai giochi dei fanciulli, e quindi ai giocattoli un grande valore educativo, nonché religioso. Ciò spiega perché molti giocattoli ellenici siano veri e propri capolavori decorati da artisti celebri. Numerosi scrittori e poeti scrissero sui giochi: Cratete compose una commedia, purtroppo perduta, della quale conosciamo solo il titolo: “Paidai” che significa “Giochi infantili”. I Greci praticavano un gioco noto anche agli Egiziani ed ai Romani: nascondevano in una mano un certo numero di noci, sassi, o mandorle, ed il compagno doveva indovinare se il numero fosse pari o dispari.

MEDIOEVO

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I bambini giocavano con ciottoli, fili d’erba, conchiglie, che la loro immaginazione tramutava facilmente in biglie, servizietti di bambole, oppure con ciuffi di lino o di canapa con i quali costruivano bambole. Recuperavano doghe dalle botteghe, per fare cerchi e trasformavano in palloni i vasi di terracotta rubacchiati in cucina o le vesciche di porco che il padre regalava loro quando ammazzava i maiali. Gli artigiani realizzavano fischietti di terracotta a forma d’uccello e uccelli animati in metallo. Fabbricavano trottole e bambole con argilla o legno. Un altro giocattolo era il mulinello ad alette scolpito in una grossa noce o più elaborati piccoli mulini a vento realizzati dagli stessi bambini.  A loro si regalano piccole lance, archi in miniatura, spade in legno e sempre il cavallo-bastone che si cavalca correndo. Classici regali per le bambine sono la canocchia in miniatura e un secchio per attingere l’acqua. Ai piccoli che vivevano nelle campagne venivano invece regalati trampoli, il carretto in legno miniaturizzato da trascinare nel cortile della fattoria e barche in miniatura scavate nel legno. Esistevano differenti tipi di bambole, ognuna adatta ad una età diversa. Quelle destinate ai neonati erano poco costose, grossolanamente modellate nell’argilla, venivano riempite di biglie di terracotta e usate come sonagli. Le bambine di due o tre anni si divertono a fasciarle per questo motivo sono pervenute intatte fino a noi. In Italia si hanno notizie di bambole di legno a grandezza naturale, più manichini che balocchi, destinate a comparire nelle fiere. In un’epoca dominata dalla magia, c’erano pupe fatte con le radici delle mandragole. Altre di cera, forse portate in Europa dai crociati, servivano per oscuri incantesimi: secondo la fantasia popolare le bambole erano destinate a sconfiggere nemici durante le tenebrose messe nere.

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