Nel gatto
onduloso e morbido, dalla pupilla diaframmata, dallo sguardo inquietante,
si ravvisarono in ogni tempo i caratteri dell'animale sacro o simbolico. Gli
Egiziani lo importarono dall'Etiopia, lo chiamarono onomatopeicamente miu,
emu o mau e
lo venerarono in varie forme.Pare che esso fosse sacro alla dea B'asteje
(raffigurata dapprima come leonessa,più tardi in sembianze umane
con testa di gatto), e che convenissero a Bubasti, per l’ annuale festa
della dea, vere folle di pellegrini, recanti oltre a statuette di pietra
o di metallo prezioso, i corpi imbalsamati dei loro gatti.
Nel "Libro dei Morti"
si ricorda come Rie, il dio solare, sostenesse in sembianze di gatto
una lotta contro il serpente tifonico .
Erodoto narra che in caso d'incendio
la prima preoccupazione degli egiziani era di salvare i gatti, e che quando
un gatto moriva di morte naturale, gli abitanti della casa si radevano
le sopracciglia in segno di lutto.
Noto l'episodio narrato da Diodoro
Siculo, secondo cui il re Tolomeo, pur tenendo all'amicizia dei romani,
non avrebbe potuto sottrarre alla morte un cittadino romano che aveva ucciso
un gatto. Molte statue, statuette e mummie di gatti sono pervenute dall'antico
Egitto sino a noi.
Testo tratto dalla "Guida
illustrata dei gatti"diD.Alderton
ed.Vallardi