Il castagno:
Etimologia
del nome e descrizione della pianta
Le
origini della pianta e la sua diffusione
I
boschi nel nostro territorio
Come si moltiplica il castagno e le sue qualità
L'importanza
economica del castagno
Mal dell'inchiostro
Cancro
della corteccia
La castagna:
Combinazione alimentare
Conservazione
Proprietà
Etimologia
del nome e descrizione della pianta
Castagno dal latino
"castanea"; latino scientifico: Castanea sativa.
Albero della famiglia delle Fagacee alto
sino a 30 m., col tronco di 2 m. e oltre di diametro, dal portamento maestoso, dalla
chioma ampia, dal fogliame di un colore verde lucido, un po' coriaceo. Le foglie sono
grandi, oblungo - lanceolate, acuminate, regolarmente e acutamente
seghettate, da adulte glabre o quasi, lunghe 15-25 cm, caduche. I fiori sono
unisessuali: maschili sono disposti in filamenti lunghi 10-20 cm, i femminili, meno
numerosi, solitari o riuniti a 2-3, stanno alla base delle infiorescenze maschili, avvolti
da un involucro verde. Questo, quando dopo la fecondazione si formeranno i frutti, darà
luogo alla "cupola" chiamata volgarmente riccio , verde
spinescente.
Il frutto (castagna) è un achenio con
pericarpo coriaceo, sottile, lucido e di colore bruno, che ricopre un seme bianco,
farinoso e commestibile.
Le castagne sono contenute (da 1 a 4 ) entro un involucro spinoso (riccio) che si apre a
maturità in quattro valve. La pianta fiorisce in giugno e matura i frutti da settembre a
novembre dello stesso anno. Il castagno non vive in genere isolato, ma forma estese
associazioni (castagneti), in consorzio con le querce del gruppo rovere, sempre in
settori e suoli silicei o anche calcarei, ma profondamente decalcificati sin dove arrivano
le radici della pianta, che si comporta come silicicola e
calcifuga, e in ogni caso mostra
preferire i terreni freschi.
Le origini della pianta
e la sua diffusione
La zona di provenienza del castagno non
è nota, perché la coltivazione, che ha origini molto antiche, ne ha fatto una pianta
molto diffusa, soprattutto nella fascia mediterranea dell'Europa (in Italia vive
soprattutto nelle Alpi e sugli Appennini, dove costituisce una delle essenze principali
dei grandi boschi submontani di latifoglie, pini o misti).
Sull'indigenato della pianta nei paesi alpini, un tempo ammesso senza riserva, sono stati
sollevati dubbi che sembrano fondati; nella stessa regione appenninica i consorzi di
castagno si addensano non lungi da paesi e città, cosi da lasciar supporre che l'uomo
abbia avuto una parte notevole nella diffusione di questa utile pianta. Ciò rende più
complesso il problema delle sue origini, poiché il castagno che forma bosco e non fu
toccato da epoca remota dall'uomo e ben diverso da quello che procede dall'innesto, che fu
addomesticato e ingentilito e del quale si mangia il frutto (marrone). L'introduzione e
l'acclimazione del castagno debbono dunque risalire a un'epoca remotissima.
L'area distributiva del castagno
comprende la Spagna, la Francia, parte della Svizzera (Vallese, margine meridionale del
Giura, zona del Föhn, Svizzera insubrica).
In Italia e nelle isole il castagno riveste le pendici montuose della cosiddetta regione o
zona submontana dai 300 ai 1000 metri, ma in qualche punto scende fino al mare, e può
salire anche nella parte inferiore della zona montana, come in settori favorevoli della
Alpi , e più ancora nelle isole (Sardegna, sino a 1300 metri, Sicilia, sino a 1500
metri). Il castagno non vive al di là di questi limiti climatici: temperatura media
annua +8°C, temperatura media del mese più freddo -1 o 2°C, temperatura media minima
-15°C; la piovosità deve essere almeno pari a 600-800 ml all'anno.
Tuttavia, il diboscamento cui andò soggetta la zona appenninica negli ultimi 100 anni non
ha risparmiato i castagneti, che un tempo occupavano estensioni più considerevoli di
oggi, come dimostrano nomi di località o di paesi che traggono origine dal nome della
pianta, ora scomparsa o diradata.
I boschi nel nostro
territorio
Una caratteristica peculiare e molto
importante dell'intera valle Staffora e anche della nostra provincia è la contemporanea
presenza di più specie botaniche di interesse fitogeografico: questa provincia è il
crocevia di specie vegetali che trovano qui il loro abita ideale di diffusione e di
prosperità. Ciò dipende dalla fortuna del luogo di poter trovare in un'area ristretta
una notevole varietà di ambienti geografici, con condizioni climatiche sostanzialmente
differenti.
La tormentata orografia della nostra provincia si manifesta in rilievi appenninici che la
percorrono da Nord - sud, che frammentano il territorio in tante piccole aree differenti
per clima, precipitazioni, esposizione solare. Questi rilievi si innalzano dal livello del
mare fino a quote superiori a millequattrocento metri: il monte Lesina supera i 1600
metri.
Sorvolando la Valle Padana, si possono riconoscere nel paesaggio sottostante gli orizzonti
di vegetazione collinare, submontana e montana, ai quali corrispondono differenti tipi di
bosco.
Si tratta in prevalenza di bosco misto, formato cioè di diverse specie arboree e
arbustive (roverella, carpino nero,nocciolo) che si associano in modo differente da zona a
zona in considerazione delle variazione climatiche
microambientali.
Ma accanto al bosco misto, la secolare e tenace laboriosità dell'uomo è intervenuta
attivamente nella selezione di particolari formazioni boschive: Il castagno
(Castanea
Sativa), probabilmente indigeno, si estende invece dai 100 ai 600 metri. Nel corso dei
secoli, ha conteso spazio con ritmo crescente al bosco spontaneo. A lungo è stato fonte
di sostentamento per la popolazione locale, in quanto albero da frutto, elogiato da
Pascoli come "l'italico albero del pane".
Come si
moltiplica il castagno e le sue qualità
Le pianticelle ottenute per seme si
trapiantano a dimora quando hanno raggiunto m. 1-1,50 di altezza, ma nei
rimboscamenti bisogna tenere presenti le esigenze della specie, che desidera suoli silicei
e freschi, mai umidi, per innesto si migliorano la qualità.
I frutti del castagno, del peso da 10 a 22 gr. l'uno, si possono distinguere in
marroni: qualità grossa a facce convesse; castagne domestiche:
più piccole dolci a pellicola facilmente staccabile. Si mangiano allo stato fresco o
secco, crude, bollite, arrostite, e si riducono in farina, con la quale si preparano
pietanze e dolciumi. Il castagno da frutto, la cui produzione inizia verso il trentesimo
anno può dare 30-50 Kg per anno; per ettaro in media una tonnellata . La massima
produzione si ottiene a 80-100 anni di età.
La castagna è frutto di alto potere nutritivo: le castagne fresche sbucciate contengono
all'incirca 56% d'acqua, 37% di sostanza amilacee e zuccherine, 4% di sostanze azotate, 1%
di grassi, 1% di cellulosa.
Hanno un elevato contenuto di amidi e un discreto valore calorico, ma il loro consumo,
globale pro capite, ha segnato negli ultimi anni una continua diminuzione. La coltivazione
del castagno si va infatti riducendo sia per l'elevata moria di piante provocata dal
cosiddetto "mal dell'inchiostro" (il fungo "Phytophtora cambivora"),
sia per il progressivo abbandono delle zone di montagna e il costo della raccolta dei
frutti.
E' pianta longeva, che può oltrepassare anche i 1000 anni, fino a pochi anni or sono alle
falde dell'Etna c'era un castagno chiamato "dei cento cavalli", poiché sotto le
sue fronde trovavano comodamente posto cento persone a cavallo o un intero gregge di
pecore, che si diceva avesse quattromila anni o, più modestamente, un migliaio. E la
stessa età aveva un albero citato da Bosc al principio dell'ottocento e chiamato il
"castagno di Sancerre". Gli inglesi ricordano un castagno denominato "il
grande albero di Tortworth" che secondo le leggende era assai più antico del loro re
Giovanni (quale non è dato sapere), oltre ad una pianta del parco di Greenwich che si
diceva piantata all'epoca del poeta Ecelyn, e un altro ancora nel parco di
Kensington, tutti dichiarati
millenari.
L'importanza economica
del castagno
Il legno di castagno, semiduro e di lunga
durata, è molto usato come materiale da costruzione (travi, tavole) e per la
fabbricazione di mobili, essendo poco sensibile alle variazioni di umidità e di
temperatura, mentre ha scarso valore come combustibile.
Il castagno selvatico è invece adoperato, per il suo legname compatto e resistente, fare
doghe per botti,pali di sostegno per le vigne, porte e imposte, ma è anche adatto come
legna da ardere.
combinazione alimentare
Per quel che riguarda le combinazioni
alimentari, la castagna non rientra nei gruppi in cui vengono normalmente suddivisi gli
altri frutti. Infatti, per la prevalenza degli amidi, viene raggruppata insieme agli altri
alimenti amidacei, come i cereali e derivati e le patate. Così, per fare un buon pasto
senza problemi di digestione si abbineranno le castagne con altri alimenti amidacei e con
le verdure , mentre è decisamente sconsigliata la combinazione con la frutta, il latte,
lo yogurt ed i formaggi magri. Infine, è possibile mangiare le castagne con i legumi, le
sostanze proteiche, la frutta oleosa e i grassi.
conservazione
Questo frutto non si conserva a lungo se
non si adottano alcuni accorgimenti.
La surgelazione è forse Il metodo di conservazione più semplice e consente di consumare
le castagne fino al successivo raccolto. Come per tutti gli alimenti, la surgelazione deve
essere effettuata anche in questo caso solo su frutti freschi e perfettamente sani.
Se tenute in frigorifero a +2 o +3 gradi C in ambiente molto umido, le castagne si
conservano un mese e mezzo circa.
Un altro metodo di conservazione è la cosiddetta "novena", che consente di
prolungare il periodo di consumo del frutto per due-tre mesi. E' un metodo un po'
laborioso, ma si consiglia a chi ha la fortuna e il piacere di farsi una bella castagnata.
Raccolti i frutti freschi, si mettono in un recipiente e li si ricopre interamente
d'acqua. I frutti che vengono a galla vanno eliminati perché malati. Ogni 24 ore bisogna
sostituire una metà dell'acqua di conservazione, tranne che nel quinto e nell'ottavo
giorno, quando l'acqua va sostituita interamente. Il nono giorno si tolgono le castagne
dall'acqua, si fanno asciugare e poi le si mantiene in cassette o in contenitori non
troppo alti (15-20 cm) in un ambiente arieggiato, rivoltandole spesso perché non
ammuffiscano.
Un altro metodo di conservazione, è quello della "ricciaia", che richiede un
discreto spazio di terreno ed è utile per grandi quantitativi di prodotto.
Nei manuali di fitoterapia non
resulta alcun riferimento a proprietà terapeutiche di questo frutto. Nelle persone
anziane vi è l'abitudine di preparare tazze di castagne secche bollite con acqua e
zucchero in caso di tosse e mal di gola.
La buccia delle castagne viene usata per dare riflessi caldi ai capelli castani.
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