Origini
e sviluppo dellEremo di S. Alberto
Nel 1020 un monaco eremita di nome Alberto,
che
adotterà poi la regola di S.
Benedetto, vagando nelle terre comprese tra la Valle Staffora e la Val di Nizza giunse
sullaltura di Butrio (oggi frazione del Comune di Ponte Nizza). Evidentemente
colpito dalle bellezze dello scenario naturale decise di fermarsi, trovando riparo in una
grotta naturale.
In questo luogo sorgerà il primo nucleo della futura abbazia fatto costruire a
sue spese da Obizzone Malaspina che poi donerà a frate Alberto la contea di
Pizzocorno.
Labbazia, con la presenza monastica benedettina, si sviluppò sempre più nei secoli
successivi, richiamando folle di pellegrini e fedeli nel convento, nelloratorio di
S. Maria e poi nella chiesa dedicata a S. Alberto, quando il frate eremita morì in
santità e vi fu sepolto.
Leremo raggiunse il suo massimo splendore nei secoli XIII e
XIV, abbellito da
affreschi e da pregiati quadri. Labbazia è costituita da tre piccole chiese
intercomunicanti tra loro: Santa Maria
(XI secolo), S. Alberto e S. Antonio.
La tradizione vuole che lo stesso Federico Barbarossa nel 1167 avesse soggiornato
per alcuni giorni a S. Alberto, dimorando nella piccola torretta trapezoidale, dalla quale
si dominava tutto il paesaggio sottostante, torretta della quale rimangono ora solo pochi
resti.
Dal 10 gennaio 1921, dopo un periodo di relativa decadenza delleremo, la parrocchia
di S. Alberto fu assegnata alla Congregazione di don Orione, che porterà a una completa
rinascita e a nuovo sviluppo labbazia,disponendo anche restauri alle strutture e
alle opere darte custodite.
Il precedente rettore, don Arcangelo Campagna,e lattuale che gli è
succeduto, don Francesco Maragno, hanno intrapreso con impegno e lungimiranza una totale
riorganizzazione di questo storico complesso.
Interessante
questo articolo sul ritrovamento della "martinella"
da "La
Martinella" n° 4 - autore: Giorgio D'Ilario
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