12 parole chiave su cui abbiamo lavorato e lavoriamo
|
Ascolto |
È la capacità di aprire almeno una porticina
della nostra mente per farvi entrare il problema e la comunicazione
dell’altro. È la capacità di andare in esplorazione dell’alterità per
condividere e per comprendere prima di giudicare. Presuppone il silenzio e
l’ignoranza di cosa l’altro ha da dire ed anche la frustrazione, perché
l’altro, essendo altro da noi, raramente comunica ciò che ci aspetteremmo. È
fatto di disponibilità mentale, di tempo e di vicinanza emotiva.
|
Bambino |
È una persona che oggi più di ieri che tende ad
essere valorizzata dalla pubblicità, dalle case produttrici di giocattoli e
dalle dichiarazioni di principio, ma che rischia ancora sempre di essere
oggetto di violenza e strumentalizzazione e di pagare così la propria
bisognosità e dipendenza, la propria impotenza e la propria inferiorità di
parola e di potere rispetto all’adulto. |
Prevenzione |
È la
scelta di investire per tempo nella formazione dei genitori, degli educatori
e dei professionisti dell’infanzia e dell’adolescenza, piuttosto che
investire in ritardo, con costi aumentati e scarsi risultati, in interventi
per reprimere gravi violenze, per curare devianze e tossicodipendenze, per
riempire carceri e reparti psichiatrici, per tentare di impedire che i
bambini non protetti di ieri, se la prendano, diventati adulti, con i
bambini di domani. |
Trauma Psichico |
Il termine “trauma” proviene dal greco e vuol
dire ferita. Il trauma designa in medicina una ferita con lacerazione
derivante da una violenza esterna. Il trauma psichico è un’esperienza
radicale di impotenza nell’impatto con la violenza della natura o dell’uomo.
L’esistenza umana è normalmente costituita di micro-traumi. Ma il trauma
psichico è guardare la morte negli occhi. È un’improvvisa perdita del
controllo e della capacità di previsione sulla realtà. Viene lacerata
l’immagine di sé e lacerati i legami di fiducia e di sicurezza con gli
altri. È una ferita dell’anima, che può diventare una morte dell’anima se
non interviene una cura e una capacità dell’ambiente di dare ascolto,
vicinanza, solidarietà alla vittima. La violenza ai danni di un bambino può
diventare un assassinio dell’anima se la verità viene uccisa e se il bambino
viene lasciato solo con i suoi sentimenti di dolore, rabbia, colpa,
vergogna, confusione senza ascolto e senza condivisione. |
Debriefing |
È il
Pronto Soccorso dell’anima, dell’anima ferita e sconvolta di chi ha subito o
di chi ha assistito, in qualche maniera, a un incidente, una disgrazia, una
catastrofe. È una tecnica d’intervento che può essere appresa, non solo da
psicologi e medici, ma anche da infermieri, operatori sociali, forze di
polizia e vigili del fuoco, per l’aiuto a coloro che hanno subito o in
qualche modo hanno avuto un impatto con l’incidente o con la violenza. Si
tratta di aiutarli a riportare/scaricare ciò che hanno visto, ciò che hanno
pensato, ciò che hanno sentito per evitare loro gli effetti del trauma
psicologico (ipereccitazione, incubi, ricordi intrusivi, fenomeni di
dissociazione, apatia emozionale…).
Debriefing in inglese è un termine militare. È il rapporto successivo ad
un’operazione. Debriefing è riportare, scaricare informazioni. Il
debriefing può essere offerto alle vittime, ai parenti, ai testimoni degli
incidenti o delle violenze, per prevenire disturbi post-traumatici, ma anche
ai soccorritori per prevenire la sindrome di burn-out. |
Abuso sessuale |
È ogni
situazione in cui il bambino è spinto ad espressioni sessuali alle quali non
può liberamente consentire con piena consapevolezza e padronanza in ragione
della sua età e che pertanto produce nella vittima effetti confusivi e
destrutturanti. È un fenomeno vecchio come il mondo rilanciato dalla società
contemporanea. Ha dimensioni epidemiche, ma non si vuole riconoscerlo.
Continua a risultare per molti aspetti sommerso, impensabile ed indicibile.
Rischia di diventare un delitto perfetto: anche se viene rivelato e
denunciato, l’abuso resta spesso impunito, soprattutto se l’imputato dispone
di un potere sociale ed economico. |
Giustizia |
È
un’aspirazione fondamentale dell’essere umano, la cui realizzazione è
affidata dalla comunità sociale ad un’istituzione di grande importanza e che
è fatta di regole, procedure, prassi ed uomini. Istituzione giudiziaria che
è importante conoscere e con cui dobbiamo imparare ad interagire
dall’interno e collaborare dall’esterno per diminuire la sua inevitabile
tendenza a non garantire ciò per cui è costituita, con una conseguente
penalizzazione dei soggetti politicamente, socialmente ed economicamente
meno garantiti, tra cui i bambini. |
Pedofilia e perversione |
La
pedofilia nasce dall’impotenza e tende a strumentalizzare l’impotenza. I
pedofili usano i bambini perché si sentono impotenti con partner adulti. I
pedofili sono più di quanto pensiamo. Ma c’è un’area ancora più vasta di
persone perbene che diventano parenti incestuosi o che non esitano ad avere
rapporti con minorenni prostitute o che diventano turisti sessuali. Si parla
talvolta del Pedofilo come individuo lontano ed abnorme, per non parlare
della normalità della perversione che ci circonda, di una tendenza
sociale, ad usare il bambino per il proprio piacere, di un bisogno perverso
che appartiene alla comunità adulta di appropriarsi a fini erotici del corpo
più attraente degli individui più giovani. Il Pedofilo diventa
l’incarnazione di un Male che è più vicino e più presente di quanto
vorremmo, di un problema che ci passa accanto e dentro la mente di tutti gli
adulti, di una tendenza alla perversione che esiste nella mente
umana. La perversione è una posizione mentale e relazionale, in base a cui
il soggetto umano nega la propria debolezza e la propria bisognosità, usando
a questo scopo il dominio su un’altra persona. La sessualizzazione perversa
ai danni del bambino è una tendenza a trasformare la persona in cosa,
inseguendo l’eccitazione e il godimento sessuale per riempire la solitudine
e la sofferenza mentale, senza tener assolutamente in considerazione la
persona che abita il corpo del bambino. |
Formazione |
È un
processo che deve puntare a far crescere globalmente il suo destinatario
come persona e come professionista. Deve svilupparne sia le competenze
cognitive che quelle emotive e relazionali. Deve aumentare la capacità di
tenere in mente e di rappresentare i bisogni del bambino in relazione al
ruolo professionale ed istituzionale specifico che si svolge. Se così non è,
ci si allontana dall’obiettivo costitutivo della crescita e della
formazione: si produce allora una de-formazione. Spesso si tende a far
diventare la formazione un’operazione burocratica riducendola a punteggio,
un’operazione intellettualistica riducendola a nozionismo, un’operazione di
potere, passivizzando l’interlocutore. |
Gruppo |
Il
gruppo viene prima dell’individuo, che senza il gruppo non si sviluppa, né
sopravvive. Il Sé individuale ha il suo valore insopprimibile, ma la sua
dipendenza dagli altri esseri umani, dalle matrici che l’hanno costituito e
lo costituiscono è tale che, in un certo senso, possiamo dire che
l’individuo non esiste. Non esiste sicuramente l’individuo come entità
astratta ed isolata dal gruppo che lo ha formato e lo sostiene materialmente
e mentalmente. La mente dell’individuo ha una dimensione gruppale, porta in
sé tante voci e tante istanze. La crescita dell’individuo transita, si
comprime o si alimenta attraverso i gruppi: la famiglia, il gruppo
scolastico, il gruppo dei pari. L’organizzazione del lavoro è fatta di
gruppi. Occorre imparare a comprendere il gruppo, a vivere nel gruppo, a
condurre il gruppo. Per esprimere la propria creatività individuale al
servizio del gruppo e per arricchirsi attraverso la creatività del gruppo.
Solo in un gruppo si può imparare a condurre un gruppo: per meglio insegnare
(contesto didattico), per meglio imparare (contesto formativo), per meglio
curare (contesto d’aiuto), per meglio operare (contesto organizzativo). |
Intelligenza emotiva |
È la
strategia vincente per elaborare i problemi nella famiglia, nella coppia,
nell’educazione, nella formazione, nell’organizzazione del lavoro. È
l’intelligenza che si unisce al cuore, il linguaggio adulto che si avvicina
a quello infantile. È la capacità di distinguere, mettere in parola,
valorizzare i sentimenti che scorrono fluidi, veloci, spesso accantonati o
svalutati. È la capacità di dialogare con le emozioni per controllarle senza
reprimerle e senza far finta che non esistano. È la capacità di utilizzare
le emozioni per motivarsi alla realizzazione degli obiettivi personali e
lavorativi e per meglio affrontare le difficoltà relazionali. È la capacità
di imparare a riconoscere e rispettare le proprie emozioni per aumentare
l’empatia, cioè la capacità di riconoscere e rispettare le emozioni
dell’altro. |
Consapevolezza |
La
verità è dolore, diceva Socrate. Ma la mente, dice Bion, ha bisogno di
verità, come il corpo ha bisogno di nutrimento. La consapevolezza è la
capacità della mente di sopportare, di comprendere, di elaborare, di
metabolizzare la verità: la verità del mondo interno, che è costituita da
limiti e da potenzialità, da sentimenti piacevoli e spiacevoli, da
sentimenti positivi e sentimenti nocivi; la verità del mondo esterno che è
fatta di amore e di violenza, di vita e di morte, di sanità e di follia. La
consapevolezza consente di accettare la realtà riducendo la depressione e
incrementando la gioia. Consente di elaborare la memoria e il lutto della
propria infanzia rimossa. Consente al soggetto traumatizzato di
riattraversare l’esperienza del trauma liberandosi dai costi delle
scissioni. Consente al genitore di farsi rispettare e di mettersi in
discussione, al soggetto impegnato nella relazione di aiuto di comprendere
le proprie risorse e le proprie debolezze. La consapevolezza dà lucidità ed
energia psichica. Esistono diverse tecniche per lo sviluppo della
consapevolezza, tecniche che appartengono a diverse tradizioni della
psicologia occidentale e di quella orientale e che vale la pena studiare,
sperimentare e far dialogare tra loro. |
|