TK
Riceviamo e pubblichiamo
(in archivio dal 21 aprile 2001)
Ti rispondo per punti:
1) Il nazionalismo. Quando dici che il nazionalismo un tempo era di sinistra, immagino tu stia parlando dei movimenti di liberazione nazionale di questo secolo e non del nazionalismo in generale. Il nazionalismo come ideologia mi sembra sia indiscutibilmente di destra, poiché si fonda su un'identità di sangue, di lingua o di etnia, tutte categorie preesistenti al concetto di patria e di cittadinanza introdotto dalla Rivoluzione francese. È nazionalismo sia quello dell'ETA che quello dell'UCK, per fare un esempio, ma l'UCK è schifato dalla sinistra mentre l'ETA è guardata con simpatia se non proprio amata: eppure l'UCK qualche ragione in più dell'ETA ce l'aveva, visto che l'oppressione da parte dei serbi era ben reale (a scanso di equivoci: dell'UCK penso tutto il male possibile).
2) La democrazia spagnola è una parvenza e in realtà la Spagna è ancora franchista. Questa affermazione è, oltre che assolutamente mistificatoria, ridicolmente estremista. È come dire che l'Italia repubblicana è uguale all'Italia fascista. Spero non sia ciò che pensi.
3) Le lotte di liberazione nazionale vanno giudicate caso per caso. D'accordissimo. È quello che dico anch'io. Bisogna vedere se la lotta è giustificata o se è pretestuosa e idealista, aggiornando il giudizio se variano le condizioni.
4) Le violazioni della legalità da parte del governo spagnolo nella lotta dell'ETA. Esistono, sono gravissime, ed è sacrosanto combatterle, come era ed è sacrosanto combattere le leggi speciali antiterrorismo in Italia, perché è inaccettabile che i diritti siano sospesi per chiunque, anche per i peggiori criminali, questa è l'essenza della democrazia. Ma con ciò? Questo non giustifica in alcun modo l'ETA, non più di quanto le leggi speciali giustificassero le BR. Se ritieni che questo la giustifichi, vuoi dire che l'ETA non si sta battendo altro che per vendicare i torti subiti in guerra e che continua a uccidere e morire solo perché gli altri gli fanno una guerra sporca, il che non mi sembra una grande motivazione e soprattutto mi sembra drammaticamente autoreferenziale. D'altronde, a carogna carogna e mezzo: se due gang criminali a Los Angeles si combattono ferocemente per il controllo del territorio, io non sento la necessità di schierarmi da una parte o dall'altra, semmai mi interesserà fargli firmare una pace.
5) In Spagna è in atto una guerra civile. Questa è un po' grossa e sminuisce il valore di questa parola che di valore ne ha tanto, specialmente in Spagna, che attraverso una guerra civile, e quanto tragica, ci è passata davvero.
6) L'ETA è appoggiata da molte più persone di quel che si creda. Potresti darmi una stima, anche approssimativa, di quante sarebbero queste persone? Eventualmente facci anche sapere su cosa ti basi, se solo su un'intuizione personale o anche su qualche dato.
7) Gli scopi dell'ETA. Tu affermi che l'ETA si batte per instaurare il socialismo e che perciò l'indipendenza non sarebbe un fine ma meramente un mezzo per arrivare a ciò perché nella situazione attuale è necessaria una separazione dal resto della Spagna, ecc. ecc. Questa cos'è, la riedizione del "socialismo in un solo paese"? Almeno Stalin lo voleva fare in un paese sterminato e con un paio di centinaia di milioni di abitanti, questi lo vogliono fare (almeno secondo te) in un fazzoletto di terra con 2-3 milioni di abitanti. Che peraltro tanto compagni non sono, visto che il partito di maggioranza là è il PNV, nazionalisti moderati, molto moderati e molto cattolici.
8) Le metodologie di lotta dell'ETA. "Possono essere discutibili" dice benevolmente Julia. E discutiamone allora, ma tenendo ben presente che non si tratta di una questione di forma, accidentaccio, non si tratta di un dettaglio. Per scegliere la lotta armata, per essere cioè pronti a UCCIDERE altre persone e a MORIRE, ci vuole, me lo concederai, una buona ragione: sull'assenza di ragioni valide, di ragioni, diciamo così, di sinistra, ho già detto nel precedente articolo e non ci ritornerò adesso. Ma supponiamo che sia come tu affermi, e cioè che l'ETA si sta battendo per l'instaurazione del socialismo: esistono le condizioni per scegliere la lotta armata? Lo sfruttamento, l'oppressione, le ingiustizie sono tali da giustificare questa scelta estrema, da fare quando non ne rimangono altre? Per me no, come non lo erano negli anni '70 in Italia, quando le BR presero le armi. Quella che conduce l'ETA è una guerra in tempo di pace. Se tu invece pensi che le condizioni vigenti siano sufficienti a giustificare questa scelta, qui entriamo nel campo della moralità personale, come tale insindacabile: per la mia moralità, ciò è inaccettabile.
(5 aprile 2001)
Riceviamo e pubblichiamo
(in archivio dal 26 marzo 2001)
Da molto tempo a sinistra esiste una grande simpatia verso i movimenti di liberazione nazionale, simpatia ricambiata da molti di essi che si sono dichiarati marxisti, socialisti, progressisti: una scelta di campo spesso dettata dalla natura del nemico che combattevano (una potenza coloniale, una potenza imperialista, un regime autoritario di destra), dalle tendenze ideologiche predominanti nel dopoguerra, dall'onda lunga delle rivoluzioni trionfanti o, molto più prosaicamente, da un'opportunistica scelta di campo all'interno degli schieramenti della Guerra Fredda: dichiararsi progressisti e antimperialisti era un modo per garantirsi, una volta giunti al potere, un protettore potente come l'Unione sovietica, che poteva fornire aiuti militari ed economici indispensabili. Con la fine della Guerra Fredda e lo scioglimento dell'Unione Sovietica e l'arretramento del movimento anticapitalista a livello mondiale, le carte, in molti casi, sono state rimescolate e alcuni gruppi sono disinvoltamente saltati nell'altro campo; altri, meno clamorosamente, hanno semplicemente messo da parte le rivendicazioni sociali, limitandosi alle rivendicazioni etnico-nazionali.
Ma anche la destra (intendo la destra estrema, neofascista e antimondialista, non la destra economica) ha sempre mostrato una grande simpatia per questi movimenti. In effetti i movimenti di liberazione nazionali si muovono sul confine ideologico tra destra e sinistra: difendono un popolo oppresso e discriminato, e questo li rende simpatici alla sinistra, e incarnano un ideale etnico-separatista, e questo li rende simpatici alla destra. Il rischio di confusione ideologica è elevatissimo e non si può, a mio parere, decidere di sostenere la battaglia di uno di questi gruppi senza tener conto delle condizioni reali e di come esse sono mutate. Mi spiego: un movimento di liberazione nazionale è, prima di tutto e per sua stessa natura, un movimento nazionalista, e quindi di destra. Ma se questo movimento si batte in difesa di un popolo oppresso da un altro popolo, la sua può legittimamente essere definita una battaglia di sinistra. Il punto è: questa oppressione esiste realmente? E se questa oppressione prima esisteva, oggi esiste ancora?
L'oppressione che un popolo esercita su un altro popolo può essere essenzialmente di tre tipi:
1) giuridica, quando vengono negati dalla legge una serie di diritti che sono invece garantiti alla maggioranza della popolazione o alla minoranza che detiene il potere (esempi di questo tipo erano le varie colonie o il Sudafrica dell'apartheid);
2) culturale, quando si impedisce o si ostacola l'uso della propria lingua, o di professare la propria religione, o di coltivare le proprie tradizioni e tutto quello che in generale costituisce l'identità di un popolo (ad esempio i curdi in Turchia);
3) economica, quando quel gruppo etnico, religioso o culturale vive in condizioni economiche disagiate rispetto al resto del paese (ad esempio i cattolici nell' Irlanda del Nord o ancora i curdi in Turchia).
Di quale di questi tre tipi di oppressione sono vittime i baschi in Spagna? Sicuramente non di un'oppressione legislativa, anzi. Sicuramente non di un'oppressione culturale: la lingua basca è garantita a tutti i livelli. Sicuramente non di un'oppressione economica: i Paesi Baschi sono più ricchi del resto della Spagna e godono inoltre di un'ampia autonomia fiscale.
È anche assolutamente esagerato dire che la democrazia spagnola non ha cambiato niente rispetto al franchismo: dopo la morte di Franco, la transizione alla democrazia è stata negoziata e pilotata, il che, se ha permesso di evitare il ripetersi di un altro massacro come quello della Guerra Civile, ha inevitabilmente comportato la mancata punizione e in molti casi perfino la mancata rimozione di molti responsabili e funzionari maggiori e minori della dittatura.
Ma lo stato spagnolo è cambiato molto, non solo dal punto di vista dell'introduzione dei diritti civili e della libertà d'espressione, è anche cambiata radicalmente la struttura istituzionale: dopo secoli di centralismo spinto, la Spagna è diventata una sorta di stato federale, dove le regioni hanno differenti gradi di autonomia. Questa autonomia si è ancora ulteriormente allargata negli ultimi anni grazie a una serie di governi di minoranza che hanno dovuto cercare il sostegno parlamentare dei partiti nazionalisti moderati di Catalogna ed Euskadi, che in cambio hanno ottenuto ulteriori concessioni autonomiste.
Cosa rimane, allora, dell'ETA? Rimane un gruppo terrorista che si batte per ottenere l'indipendenza di un popolo non minacciato sotto nessun aspetto. Rimane un gruppo terrorista che uccide consiglieri comunali, giornalisti, ex ministri di sinistra in nome di un obiettivo di destra, se non addirittura fascista. Rimane un gruppo terrorista che continua una guerra che almeno i 4/5 della popolazione basca non vogliono. Rimane un gruppo settario che odia tutti e da tutti è odiato, che non riesce a uscire dalla logica della vendetta, che trova ormai la sua unica giustificazione nei torti subiti dall'avversario. Rimane un gruppo terrorista che conserva ancora tutta la simbologia marxista di quando combatteva Franco e difendeva un popolo minacciato nella sua identità culturale. E questo è l'equivoco che fa sì che ancora oggi una parte della sinistra consideri l'ETA un modello.
(5 marzo 2001)
E' facile a volte giudicare situazioni che non si conoscono. E' facile, molto facile, credere quasi incondizionatamente a cio' che i "media" scelgono di raccontarci, sollevando la nostra coscienza dal gravoso onere del doversi interrogare troppo a lungo e troppo in profondita'. Difficile e' ammettere a noi stessi e di fronte a tutto il mondo l'esistenza di quel famoso dubbio che e' parte fondante della nostra crescita.
Credo fermamente nel fatto che nessuno di noi possa davvero comprendere cosa accada in Spagna. Non noi che siamo fondamentalmente osservatori passivi cullati da un paese in cui il massimo del dissenso viene espresso da striscioni colorati e slogans urlati in coro. Tuttavia possiamo o meglio dobbiamo farci una nostra idea delle cose che accadono. Questo e' non solo inevitabile, ma giusto e importante.
Se il nostro amico TK avesse portato avanti un discorso basato su fondamenta solide o su un ragionamento lucido, per quanto giustamente molto personale, o, ancora, fatti e testimonianze, avrei magari potuto accettare o discutere rispettosamente il suo punto di vista.
Ma non e' stato cosi' e per quanto io mi sia sforzata, no, non ce la faccio. Non posso in nessun modo accettare di vedere l'odioso appellativo di fascista avvicinato ad un movimento come l'ETA. Io stessa, lo ammetto, non conosco benissimo la storia dei Paesi Baschi e dell'ETA. Io stessa, aggiungo, ho avuto in passato qualche pregiudizio nei confronti di questo movimento che effettivamente non riuscivo a capire. Ho avuto la fortuna di potermi confrontare con qualcuno che, al contrario di me e oso dire di TK, la situazione l'ha effettivamente vissuta.
Sinceramente non e' una difesa dell'ETA che voglio fare in questo momento, anche perche', ripeto, non ne ho le basi necessarie. Quel che realmente contesto e' il ragionamento di fondo del nostro TK. Vediamo: nel suo articolo egli parte dal presupposto che un movimento nazionalista e', per forza di cose, un movimento di destra. Ricordando il fatto che un tempo i movimenti nazionalisti erano tutt'altro che movimenti legati alla destra e ammettendo che oggi, in molti casi, il nazionalismo e', al contrario, spesso giustamente considerato un movimento "reazionario", vorrei far notare che in ogni cosa esistono delle differenze. Parlo di quelle sfumature, che poi sfumature non sono, che non dovrebbero permettere a nessuno di ritenere il mondo diviso in due. Questo e' di destra, questo e' di sinistra? No. Un movimento nazionalista (se di movimento si puo' parlare) come la Lega in Italia e' decisamente un movimento, oltre che di buffoni, di destra.
Ripeto: in Italia, dove le cose sono totalmente differenti dalla Spagna. Vogliamo, per favore, chiederci qual e' la differenza tra il nazionalismo leghista e quello basco? Vogliamo, gentilmente, informarci sui "programmi" politici esistenti dietro queste due identita'? Non si riesce davvero a capire che un movimento anticapitalista e comunista come quello dell'ETA e' un "tantino" differente?
Possiamo, se volete, discutere le metodologie di lotta adottate dall'ETA. Ma non possiamo ignorare che il programma politico dell'ETA prevede una serie di riforme socialiste e di trasformazioni sociali in senso comunista che richiedono, in quella situazione, una netta, decisa, forte separazione dal resto della Spagna, di una Spagna che, nascondendosi dietro una parvenza di democrazia moderna, ha conservato nel suo intimo metodi repressivi decisamente franchisti.
Allora, prima di giudicare, rileggiamoci i punti del programma politico dell'ETA. Allora, prima di parlare, smettiamo di dare per scontato che cio' che apprendiamo dai media e' l'assoluta verita'. Ma soprattutto, prima di decidere da che parte stare, rendiamoci conto che in Spagna e' in atto una vera e propria guerra civile: da una parte un movimento appoggiato da molte piu' persone di quel che si creda, con una sua ideologia ben precisa e con metodi che possono anche essere discutibili, dall'altra un governo che si permette di arrestare con l'inganno membri dell'ETA violando qualsiasi trattato inernazionale, che si arroga il diritto di agire in una situazione di totale mancanza di democrazia, tenendo segregati e torturando con violenza persone in un clima che puzza tanto di fascismo.
Dopodiche' chiediamoci: chi sono i veri terroristi?
Personalmente ho avuto sempre dei grossi dubbi su quelle organizzazioni paramilitari che sparano nel mucchio.
Vi ricordate gli attentati fascisti che insanguinarono l'Italia negli anni 70-80 ?
Lo so è un'altra situazione, ma quando le vittime è gente comune passanti, operai ecc…. la cosa mi crea quantomeno delle grosse perplessità.
Io penso che la composizione dei gruppi separatisti o di liberazione abbiano al loro interno delle formazioni, come in uno stato in miniatura, cioè tendenze politiche di sinistra e di destra; la domanda è: quale prevale in questo momento nell' ETA ?
La lotta contro l'oppressione in Spagna ha conosciuto momenti anche cruenti, ma chi preparava queste azioni si poneva quantomeno il problema di non coinvolgere ignari passanti.
E poi spiegatemi come sia compatibile "tifare" per qualche attentato, e nello stesso tempo essere contrari alla guerra.
Mi sento sollecitato anche a dire di più per quanto riguarda l'ETA
e nella nota precedente non so se sono stato chiaro.
La storia della sinistra
Italiana ha percorso, in diversi momenti storici, diverse fasi che si
adattavano alla situazione. Quando l'internazionalismo
vedeva da una parte i carnefici e dall'altra le vittime, si facevano
manifestazioni di solidarietà, e iniziative varie a favore di queste ultime;
la sinistra era sempre dalla parte dei deboli.
Negli ultimi anni, da quando i DS governano con il centrosinistra, questa tensione
è venuta meno. Nel periodo in cui Rifondazione appoggiava Prodi, quando
Bertinotti prese l'iniziativa di portare la propria solidarietà al subcomandante
Marcos nel Chiapas del Messico, questo suscitò addirittura l'ira dei DS di Veltroni,
che ritenevano "inopportuna" quella iniziativa, perchè spostava a
sinistra gli equilibri ottenuti con tanta fatica con il centro dello
schieramento di governo. Rinnegando così una parte della propria storia di
internazionalismo, dall'Africa al Vietnam, dalla Palestina al Centro
America. (Si veda l'episodio dei curdi, la consegna di Ocalan ai Turchi
con la partecipazione dei servizi israeliani, presidente del consiglio
D'Alema)
Attenzione però a non confondere la lotta di liberazione di interi popoli
per il riconoscimento della propria identità e del proprio territorio,
con l'azione di gruppi separatisti all'interno di Stati che storicamente
hanno unificato il territorio sotto un unica bandiera, consolidando
di fatto un unità che all'inizio metteva d'accordo tutti.
E' come se Bossi facesse degli attentati per la liberazione della "Padania".
Queste istanze non sono di sinistra, perchè rivendicano non diritti ma interessi
egoistici di una parte della nazione che prima si arricchisce con la forza
lavoro di tutta la nazione stessa e con i contributi dello stato alle imprese (per
esempio, come alla Fiat del periodo Valletta), con le infrastrutture ecc.... poi
si vuole staccare dal resto del Paese proprio nel momento in qui sono
possibili riforme sul federalismo regionale. Mi sembra un gioco abbastanza
scoperto, no?
Comunque negli Stati le istanze vanno presentate rispettando le regole
democratiche, chiaramente quando lo stato è democratico.
Se non lo fosse, non sarebbe uno stato di diritto ma una dittatura e solo in quel caso sarebbe legittimo usare tutti gli strumenti, compreso quello della lotta armata. Ma, per
quanto essa possa essere disumana, vanno comunque rispettati i principi
etici, senza i quali ogni rivendicazione anche se per una causa giusta,
naufragherebbe miseramente in una sconfitta, come la storia insegna.
(8 marzo 2001)